Faccio spesso riferimento al fatto che la società educa male e poi si stupisce se i ragazzi si comportano male.
Qualcuno può dire che è un discorso molto generico, che si dà la colpa alla “società” tanto per dare la colpa a qualcuno e assolvere i ragazzi maleducati ( a parte che, già la parola “maleducati” significa qualcosa di preciso). Allora rispondo: la “società” che educa malissimo ha identità ben precise, dei nomi e dei cognomi che è bene cominciare a fare. Nomi propri di persona e nomi comuni di categoria. Intanto dico tre nomi propri: Terry De Nicolò, escort di professione (se essere escort è un lavoro e non un divertimento come sembra), Gianluigi Paragone, conduttore di “L’ultima parola”, su Rai2, e Pasquale D’alessandro, il direttore di Rai2 che ha permesso l’intervista.
C’è stato un tempo in cui una intervista come questa non sarebbe stata mai mandata in onda e, se, in diretta, qualcuno avesse fatto affermazioni anche lontanamente simili a queste, avrebbero interrotto bruscamente il programma, inorriditi. Invece adesso una escort può tranquillamente (ed è pagata per farle) fare affermazioni che giustificano come ovvie e giuste la scorrettezza, la disonestà, e la prostituzione. I ragazzi vedono l’intervista, constatano che l’intervistatore non disapprova minimamente e impara che se quella tizia viene intervistata in televisione significa che dice delle cose giuste. Ecco quello che i ragazzi hanno sentito in televisione o in rete:
- Chi disapprova i comportamenti illeciti, disonesti lo fa sicuramente per invidia, perché non potrà mai vivere neppure un giorno “da leone”. Messaggio: chi segue l’idea di onestà è solo invidioso del successo altrui; chi lavora e fa sacrifici è una pecora, con tutto il carico di negatività che comporta la parola “pecora”.
- Tutte le donne sarebbero pronte a correre da chi le paga per la loro bellezza. Messaggio: quindi è giusto prostituirsi.
- Se tu sei una bella donna e ti vuoi vendere tu devi poterlo fare, perché la bellezza– come dice Sgarbi – ha un valore. Sottinteso: la prostituzione è un diritto. E – in fondo - lo dice anche Sgarbi. (Anche se forse – lo spero – Sgarbi si riferiva ad altri concetti di bellezza).
- Se tu sei racchia e fai schifo, te ne devi stare a casa, perché la bellezza è un valore che non tutti hanno e viene pagato. Duplice messaggio: è giusto, quindi, emarginare una donna che non è bella , cioè è “racchia”, e “la bellezza è uno dei valori importanti della vita”.
- La bellezza è un valore… come la bravura di un medico. Sottinteso: La bellezza vale quanto la laurea. Anzi, di più.
- Pensi che il ruolo della donna viene minimizzato? “E vabbè, allora stai a casa, ma non mi rompere i coglioni”. Finissima, non c’è dubbio. Bella e finissima. E il messaggio che invia è : sostenere che la donna abbia un ruolo che deve essere rispettato è soltanto un “rompere i coglioni”.
- E riguardo alla donna, usata un po’ come una tangente – la “donna tangente”, insomma- dice che la definizione è sbagliata perché questo sistema esiste da che mondo è mondo, da tantissimi anni, “addirittura dalla Prima Repubblica” (io credevo che esistesse da molto più tempo!). Messaggi: la prostituzione è giusta perché c’è “da che mondo è mondo”, e questa è una garanzia del fatto che è giusta; è normalissimo usare la donna come tangente, invece delle mazzette. Una donna è un oggetto che si può regalare.
- L’imprenditore onesto esiste solo se accetta di rimanere nel piccolo, perché “quando sei onesto non fai un gran bel business, rimani nel piccolo”. Ovviamente ne consegue il messaggio che è più furbo chi decide di ingrandirsi disonestamente. Ed anche questo: solo chi è disonesto può arricchirsi. Sottintesa conseguenza: chi è ricchissimo è anche sicuramente disonesto, ma è giusto così.
- È la legge del mercato. “Se vuoi aumentare i numeri devi rischiare” e precisa che cosa devi rischiare. “devi rischiare il tuo culo”. “Più in alto vuoi andare e più devi passare sui cadaveri. È così, ed è giusto che sia così. Ma qui non viene capito”. La signorina escort appare agli occhi dei ragazzi quasi come una economista - economista molto fine - alla quale chiedono un parere professionale autorevole.
E c’è la spiegazione etica e sociale del perché non viene capito il parere appena espresso: “perché c’è un’idea cattolica, c’è un’idea morale. Ed è quello che mi fa incazzare: l’idea moralista della sinistra, che tutti devono guadagnare duemila euro al mese, che tutti devono avere diritto…No, no, no! Qui è la legge di chi è più forte, di chi è leone. Se tu sei pecora rimani a casa con duemila euro al mese. Se tu invece vuoi ventimila euro al mese ti devi mettere sul campo e devi vendere tua madre.” I messaggi per i ragazzi sono molti: la moralità non esiste. Esiste il moralismo. Ci si deve “incazzare” perché esistono queste assurde idee – e in particolare queste idee sono di sinistra - secondo le quali tutti devono lavorare, avere uno stipendio e avere dei diritti. È sbagliato. Non esistono diritti e, se esistono, devono essere concessi solo ai più forti, ai “leoni”, perché l’unica vera legge, l’unica idea giusta è quella secondo la quale “vale la legge del più forte”. E se davvero vuoi ottenere qualcosa nella vita tutto è lecito, anche vendere tua madre o passare sui cadaveri. È ovvio che il rispetto per i genitori è secondario al tuo desiderio di successo. E la concorrenza sleale è giusta.
- “La sinistra ha rotto i coglioni con la storia che lui paga. Lui non paga un cazzo, è la gente che si fionda da tutte le parti.” Messaggi conseguenti: la sinistra rompe i coglioni perché pretende di criticare ingiustamente il “lui” di cui si parla, persona correttissima; non esiste la colpa dell’uomo che usa e paga le donne. La colpa, se esiste colpa, è delle donne che si fiondano nel suo letto.
- E sul fatto che ricevessero un rimborso spese, precisa che è ovvio, perché “mica si può andare con la pezza da cento euro…Minimo un abito di Prada, abiti da due, cinquemila euro” vai lì davanti all’imperatore….che cazzo fai? Vai con il filettino di Dodo?…Vai con delle cose importanti e lui apprezza perché è un esteta….”. Messaggio 1: questo “lui” di cui si parla non è un vecchio vizioso e libidinoso, come dicono, ma un imperatore, un esteta: potente e amante del bello. Un mito da ammirare e da prendere come modello di successo, non una persona da disapprovare e da condannare. Messaggio 2: un abito da cento euro è una “pezza” di cui vergognarsi. Messaggio 3: è giusto che un uomo giudichi e apprezzi della donna anche gli abiti, che devono essere adeguati come “importanza”, all’importanza dell’uomo. Minimo un abito di Prada, abiti da due, cinquemila euro. Quindi: è giusto indossare un abito che costa quanto due, tre, quattro dei nostri stipendi mensili.
Ecco: dal punto di vista educativo, sui ragazzi ha più impatto una intervista come questa, che trenta ore di spiegazioni dell’insegnante a scuola.
Per favore, non diciamo più che la Scuola non funziona, e nemmeno che i ragazzi sono scansafatiche, scorretti e bamboccioni. Diciamo che la Scuola è immersa in una società malata, e che i ragazzi sono maleducati. Ma nel senso proprio di “male educati”.