La professoressa Isabella Milani è online

La professoressa Isabella Milani è online
"ISABELLA MILANI" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy dei miei alunni, dei loro genitori e dei miei colleghi. In questo modo ciò che descrivo nel blog e nel libro non può essere ricondotto a nessuno.

visite al blog di Isabella Milani dal 1 giugno 2010. Grazie a chi si ferma a leggere!

SCRIVIMI

all'indirizzo

professoressamilani@alice.it

ed esponi il tuo problema. Scrivi tranquillamente, e metti sempre un nome perché il tuo nome vero non comparirà assolutamente. Comparirà un nome fittizio e, se occorre, modificherò tutti i dati che possono renderti riconoscibile. Per questo motivo, mandandomi una lettera, accetti che io la pubblichi. Se i particolari cambiano, la sostanza no e quello che ti sembra che si verifichi solo a te capita a molti e perciò mi sembra giusto condividere sul blog la risposta. IMPORTANTE: se scrivi un commento sul BLOG, NON FIRMARE CON IL TUO NOME E COGNOME VERI se non vuoi essere riconosciuto, perché io non posso modificare i commenti.

Non mi scrivere sulla chat di Facebook, perché non posso rispondere da lì.

Ricevo molte mail e perciò capirai che purtroppo non posso più assicurare a tutti una risposta. Comunque, cerco di rispondere a tutti, e se vedi che non lo faccio, dopo un po' scrivimi di nuovo, perché può capitare che mi sfugga qualche messaggio.

Proprio perché ricevo molte lettere, ti prego, prima di chiedermi un parere, di leggere i post arretrati (ce ne sono moltissimi sulla scuola), usando la stringa di ricerca; capisco che è più lungo, ma devi capire anche che se ho già spiegato più volte un concetto mi sembra inutile farlo di nuovo, per fare risparmiare tempo a te :-)).

INFORMAZIONI PERSONALI

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La professoressa Milani, toscana, è un’insegnante, una scrittrice e una blogger. Ha un’esperienza di insegnamento alle medie inferiori e superiori più che trentennale. Oggi si dedica a studiare, a scrivere e a dare consigli a insegnanti e genitori. "Isabella Milani" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy degli alunni, dei loro genitori e dei colleghi. È l'autrice di "L'ARTE DI INSEGNARE. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi", e di "Maleducati o educati male. Consigli pratici di un'insegnante per una nuova intesa fra scuola e famiglia", entrambi per Vallardi.

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venerdì 16 ottobre 2015

"Perché non dobbiamo riempire di giocattoli i bambini" Su ILLIBRAIO. 538° post



"Non siete genitori migliori, nonni migliori, zii migliori se li riempite di giocattoli. Anzi...". Su ilLibraio.it la presa di posizione di Isabella Milani (pseudonimo di un’insegnante e blogger che ha trascorso la vita nella scuola, in libreria con "L’arte di insegnare")



Care mamme, care nonne, care zie (mi rivolgo alle donne, perché comprano più giocattoli), se vi piace che il vostro bambino abbia tanti giocattoli, questo articolo è per voi.
Giocare è molto importante. I giocattoli sono solo il mezzo – non l’unico – che il bambino ha per giocare. Quello che serve a far crescere in modo sano il bambino, non è il giocattolo ma il gioco. Il bambino deve giocare molto e avere pochi giocattoli, e adatti alla sua età.
Il bambino non sa nulla della vita e impara principalmente attraverso il gioco. Prima di tutto impara a usare i cinque sensi: la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, il gusto. Impara a spostarsi in tutte le direzioni, usando mani, ginocchia; impara a stare in piedi, a stare in equilibrio, a spingere, a tirare, a lanciare, a osservare. Il bambino non gioca perché si annoia. Il bambino gioca per scoprire, per sperimentare, per imparare a vivere.
Il bambino non sa nulla del mondo. Sono i genitori che devono insegnargli a muoversi nel mondo.
Cari genitori, avete un compito importantissimo e meraviglioso: state costruendo un uomo o una donna. Non lasciate che questo ruolo lo svolga la televisione o l’industria del giocattolo. Se volete che i vostri bambini diventino bravi alunni e poi bravi studenti dovete pensarci adesso. Molti dei problemi di comportamento e di apprendimento che emergono nei primi anni di scuola nascono quando i vostri bambini sono piccolissimi. Pensateci per tempo, per non trovarvi con bambini che girano per la classe, lanciano gli oggetti, si annoiano, non vogliono fare i compiti, hanno difficoltà di concentrazione, sono “troppo vivaci” o – al contrario – “dormono”. In quel momento non capirete come possa essere accaduto che il vostro bambino sia diventato così svogliato o indisciplinato. Ecco, sto per dirvelo oggi, prima che accada.
Quello che scriverò in questo articolo potrà esservi molto utile. E quello che dico dei bambini di due anni vale per i tre, i quattro, i sette, i dieci, i dodici. Cambiano i particolari ma il concetto è lo stesso.
Care mamme care nonne, care zie, guardate il vostro stupendo bambino. Diciamo – come esempio – che è una bambina e che ha un anno e mezzo. Guardate quanti giocattoli ha a disposizione. Contateli. Quanti sono? Una cucina corredata di pentole, piatti, posate e bicchieri? Non una, ma due palle, una di stoffa e una di plastica? Sette pupazzi? Una bambolina? Giochi a incastro? Un pianoforte con le voci degli animali? Un carrello della spesa con frutta e verdura colorata? Un cavallino a dondolo? Un cane a pile che cammina e abbaia? Una tenda? Una trottola sonora? Quattro libretti cartonati? Non uno ma due tricicli, anche se il triciclo è consigliato per un bambino di tre o quattro anni? Una papera di legno da trainare? Tutto fuori, a sua disposizione. E tante altre cose nella sua cameretta, e altre in bagno, nella camera della mamma e del babbo, e altre a casa della nonnina.  Dalla zia no, ma ogni volta che va a casa sua trova un giocattolo nuovo.
Il giocattolo non è lo strumento per eccellenza per far divertire un bambino. Si può divertire – e anche di più – senza giocattoli.
Se un bambino prende in mano una pallina, la gira, la rigira e la lascia andare, imparerà piano piano che un oggetto con quella forma rotola. Se prende in mano un cubo di plastica e lo gira, lo rigira e lo lascia andare, imparerà piano piano che un oggetto con quella forma non rotola. Studia, sperimenta, capisce. Lentamente, concentrandosi. Impara la lentezza e la concentrazione che gli saranno indispensabili quando andrà a scuola. Se lo riempite di giocattoli sempre più numerosi e sempre diversi, imparerà che nella vita si ha tutto in abbondanza, che ha diritto di avere subito quello che desidera, e che è normale che ogni giocattolo venga sostituto subito da un altro. Il vostro bambino crescerà incapace di soffermarsi su una cosa per volta. Ci sarà da stupirsi se non vorrà stare fermo nel banco? Se non gli piacerà leggere e se – a casa e a scuola –  pretenderà di cambiare attività ogni cinque minuti?
Care mamme, care nonne e care zie – lo so – è così bello e così gratificante comprare quella bella bambolina, quel mini servizio di piatti, quella Ferrari rossa fiammante. Lo so perché l’ho provato e lo provo anch’io, con mio figlio e con la mia nipotina.
Com’è bello tornare a casa con la sorpresina. “Guarda che cosa ti ha portato la mamma!”. Nonne e zie, diciamocelo! È bello anche fare a gara a chi compera il regalo più bello. A chi raccoglie più bollini del supermercato per prendere tanti bei pupazzi. Tutti quei pupazzi faranno sicuramente felice il supermercato, che in un colpo solo vi fa spendere e crea le basi del futuro consumatore compulsivo.
Imparate a trattenervi, quando state per comperare regali, perché questa indigestione di giocattoli li farà stare male dopo. Diventeranno bambini che desiderano compulsivamente giocattoli nuovi, ma che sono incapaci di provare interesse per un gioco o una attività per più di mezza giornata. Immaginateveli quando andranno a scuola.
Non siete genitori migliori, nonni migliori, zii migliori se li riempite di giocattoli. Anzi.

L’AUTRICE – Isabella Milani è lo pseudonimo di un’insegnante e blogger che ha trascorso la vita nella Scuola. Per Vallardi ha pubblicato L’arte di insegnare – Consigli pratici per gli insegnanti di oggi. Qui il suo blog.






mercoledì 14 ottobre 2015

Cari lettori, che cosa ne direste se... 537° post

Carissimi lettori, dopo quattro anni e mezzo di post, di commenti, di lettere e messaggi, mi stupisco ancora di come sia possibile che il mio piccolo blog stia avvicinandosi a grandi passi al MILIONE DI VISITE! 
Ricordo ancora i miei primissimi lettori e le pochissime visite al blog dei primi mesi. Grazie!

Ricordo l'entusiasmo con cui avete saputo che 

 mi aveva pubblicato L'ARTE DI INSEGNARE.
E il vedere adesso che il mio primo articolo su ha avuto 10.000 condivisioni (e un mare di visualizzazioni) e il secondo articolo 19.000 condivisioni (e un'esagerazione di visualizzazioni) mi emoziona e mi sprona a impegnarmi sempre di più. 

Mi piacerebbe conoscervi tutti! Non sarà possibile, ovviamente, ma che cosa ne direste se a primavera organizzassi un seminario, un corso di aggiornamento? Potremmo conoscerci, potrei darvi di persona dei consigli su come insegnare, su come educare, e poi potreste farmi le domande che vi stanno a cuore. 

Fatemi sapere!

sabato 10 ottobre 2015

Messaggio per chi mi scrive: non avete idea di quante lettere ricevo ogni giorno! 536° post


Cari amici che mi seguite e mi ponete delle domande, non avete idea di quante lettere ricevo ogni giorno!

Sul blog ho chiesto chiaramente di chiedermi dei consigli SOLTANTO VIA MAIL. Invece, oltre alle persone che mi scrivono via mail (la cosa che preferisco), ce ne sono molte altre che mi chiedono consigli sul blog usando lo spazio per i commenti, altri che usano lo spazio per i commenti di facebook e molte altre che mi pongono quesiti addirittura in chat. Capirete che sono un po' circondata dalle domande :-) E tutte, ma proprio tutte, sono urgenti, perché si tratta di persone - genitori e insegnanti - che si trovano in difficoltà. 

Mi piacerebbe molto aiutarle, ma come faccio a rispondere a tutti in tempi brevi? Non mi piace rispondere frettolosamente con poche frasette sempre uguali. Mi piace pensarci bene. E mi ci vuole almeno un’ora per scrivere una lettera e non parliamo di quanto ci vuole a scrivere un post.
Prima di scrivermi, cercate di trovare la risposta alle vostre domande facendo una ricerca all'interno del blog (c'è una stringa apposta in alto a destra).
Dunque: scrivetemi solo via mail a professoressamilani@alice.it,  e abbiate pazienza!

Ci sono poi persone che mi scrivono più di una volta sullo stesso problema: la prima volta per chiedere il consiglio, la seconda volta (e a volte anche la terza volta) per chiedere altri consigli dopo la mia prima risposta. Cari amici, se ho difficoltà ad accontentare tutti almeno una volta, come faccio a scrivere alla stessa persona più volte?

Infine: c'è chi passa dal mio blog o c'è chi mi scrive via mail o via facebook e pone una domanda. Poi, quando io rispondo, non dà neanche un minimo segno di esistenza in vita. Ve lo dico chiaramente: gradisco avere un grazie, tanto per sapere che la mia risposta è stata letta. Soprattutto, non accetto "rimproveri" perché non ho risposto subito. Ribadisco, per quelle persone, quanto ho già scritto sul blog: non sono alle dipendenze di nessuno, nessuno mi paga e, di conseguenza, non sono obbligata a rispondere. Sono un'insegnante, non una macchinetta che dà risposte.

Per concludere: sto scrivendo un altro libro e vi assicuro che sono molto impegnata a scriverlo. Volete che lo trascuri? Non siete curiosi di leggerlo presto?

Grazie! Grazie a chi mi scrive e grazie a chi ha pazienza!

lunedì 5 ottobre 2015

Imparate a essere felici. Terza Parte. 535° post


Il segreto della felicità consiste nel saper trovare l’armonia fra noi e il resto del mondo.
Dobbiamo imparare – perciò - a cercare e a riconoscere l’armonia che c’è nella vita e fra le cose.
Dedicatevi, da oggi in poi sempre di più, a stare un po’ sole con voi stesse. È indispensabile. Allenatevi a volervi bene. Rendetevi conto del fatto che avete il dovere di pensare anche, e prima di tutto, a voi stesse.
Non siete egoiste, se lo fate. L’essere umano è egoista per natura, perché deve sopravvivere. L’altruismo è una bellissima conquista della società civile, perché se ognuno pensasse soltanto a se stesso, la società sarebbe il regno della prevaricazione. Se l’uomo decide di sacrificare la sua vita per un altro è perché decide di farlo. Ma la società, con la donna, è andata oltre. Alla donna – molto più che all’uomo – è stato richiesto di sacrificarsi. Per il marito e per i figli. È stata educata a sentirsi in colpa se non si dedicava tutta alla famiglia. Alla donna si è imposto per moltissimo tempo di non lavorare fuori casa, di dimenticare le sue ambizioni, i suoi sogni, per fare spazio a quelli del marito. E anche adesso che ha conquistato il diritto alla parità (non sempre raggiunta) ci sono donne che si sentono in dovere di pensare a tutti gli altri prima che a se stesse.
Allora: trovate un momento per stare all’aria aperta, da sole, il più possibile vicine alla natura e lontani dalla confusione. Per stare sole con voi stesse ci vuole un po’ di silenzio, almeno all’inizio. Osservate tutto quello che vi circonda e pensate che ogni cosa fa parte di un tutto di cui fate parte anche voi. Le persone, gli oggetti, gli elementi della natura, ciò che l’uomo ha costruito, i colori, i suoni, i rumori, i profumi, possono essere collegati fra di loro. I collegamenti fra le cose, quei fili invisibili che creano certe cose e certe persone sono quelli che, se sapete coglierli, vi fanno sentire in armonia.
Dovete imparare a osservare tutto, nei dettagli. Imparate a guardare le cose nell’insieme, ma anche nei particolari. Un cavallo che corre, per esempio, e poi il suo manto nero, lucido, la sua criniera e i movimenti della coda. Non lo guardate distrattamente. Cogliete l’armonia dei movimenti e dei colori. Cercate, in pratica, la bellezza delle cose. Collegate tutto come se fosse un film, o un quadro, come se ogni cosa fosse stata messa lì da voi: due ragazzi per mano, un uomo anziano che corre a porgere la mano alla moglie che sta scendendo dall’auto, e l’amore che si percepisce in queste due coppie così diverse; poi notate un cappello rosso a sinistra, una signora anziana con i capelli fucsia; sentite che c’è un’armonia in queste cose: collegate il fucsia con dei fiori laggiù e accorgetevi del fatto che quest’insieme risulta bello da vedere; sentitevi soddisfatti perché riuscite a cogliere questi legami.
Se vi trovate al mare, mettetevi delle cuffiette e ascoltate la vostra musica preferita; notate una donna che scuote l’asciugamano e accorgetevi del fatto che per caso va a tempo con la musica che state ascoltando. Rallegratevi perché vi siete accorte che quella persona sta andando - per caso-  a tempo con la musica che state ascoltando, e percepite che c’è qualcosa di straordinario in tutto questo. Vedere la vita degli altri, notare i sorrisi, notare la tristezza, e provare empatia può - se si impara a farlo - dare momenti di gioia.
Dovete allenarvi. Da oggi in poi trovate – anche fra le mille preoccupazioni della giornata – un momento per voi. Anche breve, ma soltanto per voi. Dedicatevi a capire quello che provate. Imparate ad amarvi. Non si può essere felici se non ci si ama. E non ci si ama se si permette agli altri, e alla vita, di calpestarvi.
Ognuno di noi deve imparare a capire se stesso e quello che prova. Se state bene attente a voi stesse e alle vostre emozioni e sensazioni (e potete farlo solo se vi amate, ricordatevelo!) imparerete ad accorgervi di quali sono i momenti e le situazioni nelle quali vi sentite veramente bene. Se quando state bene ve ne rendete conto, potete imparare a cercare quel tipo di situazione. Poi, con l’esercizio, imparerete a sentire sempre più spesso questi momenti di felicità.
Credo che siano utili degli esempi.
Chi ama gli animali, chi ama la natura si sente felice quando può, per esempio, andare con il suo cane a camminare per il bosco. In quel momento sta bene perché fa due cose che gli piacciono contemporaneamente e non deve preoccuparsi degli altri.
Chi ama il mare si sente felice quando può stare un po’ di tempo a respirare l’aria salmastra, a guardare i colori che cambiano al cambiare del vento e delle onde.
Ma possiamo fare le cose che ci piacciono in maniera diversa da come di solito le facciamo: si può leggere un libro in tranquillità, o si può leggerlo godendo appieno di quello che si sta facendo; si più camminare distrattamente, pensando ad altro, o si può camminare guardandosi intorno, osservando, godendo del piacere di camminare; si può ascoltare la musica piacevolmente, o si può ascoltare assaporando il fatto che abbiamo il tempo di dedicarci alla musica.
Imparate a pensare a quello che fate. Per farlo dovete concentrarvi su quello che amate fare, rallentare il ritmo della vostra vita. Per esempio se mangiate una pesca sentitene appieno il sapore, gustatela, notate che è dolce, succosa; se mangiate un cioccolatino al latte con le nocciole, fatevelo durare, accorgetevi con piacere che si scioglie in bocca ed emana un aroma e un profumo che vi piace, notate le nocciole; se fate una doccia prendetevi del tempo, sentite l’acqua calda che scorre sulla vostra testa, sul vostro corpo; apprezzate il profumo di vaniglia del bagnoschiuma. Imparate a fare una cosa per volta. Non sempre si può, lo so, ma provate. La differenza fra fare una cosa frettolosamente, pensando ad altro, e farla con calma, assaporando ogni particolare, è di pochi minuti.

Infine, abituatevi ad accorgervi di quello che vi succede di bello e non a concentrarvi solo sulle seccature, su quello che manca, su quello che si rompe.  Notate quello che c’è, quello che avete. Ogni piccola cosa positiva deve essere apprezzata: se avete freddo e vi mettete una bella maglia calda, assaporate il tepore e sentitevi fortunate perché avete la maglia; se non ricordate dove avete messo gli occhiali e li trovate subito, siatene contente; se scoprite che nell’armadio avete una sciarpa proprio del viola chiaro che vi serviva, rallegratevene. E così via. Cogliete ogni occasione per sentirvi fortunate. Smettete di dare per scontate le cose belle, dando importanza solo agli aspetti negativi, che vi mettono di malumore. Imparate a godere anche di ciò che è apparentemente negativo. Per esempio guardo le mie mani, la mia pelle, e mi trovo invecchiata. Penso che questo fatto fa parte della vita e devo accettarlo. Guardo il braccio di una persona più vecchia di me di dieci anni; poi guardo di nuovo la mia mano e la mia pelle e mi rendo conto del fatto che non ho ancora la pelle di una donna di settant’anni; mancano ancora dieci anni prima che la mia pelle diventi così.  Sono contenta della pelle che ho adesso.

Riflettete su quello che vi ho scritto. Forse dovrete leggerlo lentamente e più di una volta, se vi sembra utile. Fatemi sapere se vi sembra che io sia stata abbastanza chiara, per favore.
Leggete anche dei libri sulla felicità, sull’autostima, sui concetti che ho espresso in questi post.


P.S. Due piccole aggiunte
- Mi sono indirizzata alle donne, ma ho anche molti lettori uomini. A loro dico: se siete arrivati a leggere fino a qui, avete avuto la possibilità di capire come fare felice la vostra compagna di vita. Datele del tempo per se stessa. Permettetele di stare sola, o con le amiche, senza richiamarla ai suoi doveri di moglie/compagna e di madre. Frasi come “Vai pure, ci penso io, non ti preoccupare” non hanno prezzo. Sono di più, di un regalo. Il vostro rapporto ci guadagnerà, vedrete.
- Poiché mi aspetto che mi chiediate se posso suggerire qualche libro da leggere, vi consiglio subito un libro:
Steve Chandler, “100 regole per motivare te stesso” Vallardi.
Leggetene qui qualche pagina, per vedere se vi ispira.


Ma ve ne sono molti altri nelle librerie, della Vallardi e anche di altri editori.

domenica 4 ottobre 2015

"Perché non dobbiamo aiutare i figli nei compiti". Su ILLIBRAIO. 534° post



Su ILLIBRAIO di questa settimana


"Cari genitori, lasciate che il vostro bambino se la cavi da solo, che sbagli, e che venga rimproverato...": spesso la paura che nostro figlio soffra ci spinge a errori di cui non calcoliamo le conseguenze... - Su ilLibraio.it i consigli di Isabella Milani (pseudonimo di un'insegnante e blogger, autrice de "L'arte di insegnare")

Chi ha un figlio sa quanto forte è il desidero di aiutarlo. E quanto è dolorosa l’idea che possa soffrire. Che abbia quattro, quattordici o ventiquattro anni, è così.
Ma per non fare errori è necessario riflettere su quali sono i nostri doveri come genitori.
Dal momento in cui è entrato nella nostra vita lo abbiamo accudito e cresciuto, pensando che per lui volevamo il meglio. Ma qual è il meglio? Ecco il punto. Fargli avere tutto? Fare in modo che non pianga mai, che non rimanga mai male, che non sia mai triste, che non fatichi? Purtroppo non è così. Il desiderio di evitargli ogni difficoltà è forte, ma dobbiamo resistere.
Il dovere principale di un genitore è quello di insegnare a vivere.Chiediamoci, allora: la vita è facile? Direi di no. Allora, che senso ha allenarlo a vivere in una vita senza ostacoli? Che cosa farà quando, nella vita reale, cadrà, soffrirà, verrà tradito, subirà ingiustizie, avrà paura di non farcela, non avrà quello che sperava? Saprà affrontare i problemi? Educarlo evitandogli ogni fatica e ogni piccolo dispiacere è come allenarlo per la corsa a ostacoli facendolo correre dopo aver tolto gli ostacoli.
Fin dai primi anni di vita, ricordate: lasciate che il vostro bambino cammini da solo. Non importa se cade. Si rialzerà. Non riempitelo di giochi come se vivesse in una ludoteca. Insegnategli ad apprezzare le cose, una per volta. Non dategli in mano tre giochi contemporaneamente, magari mentre guarda la televisione. Insegnategli che oltre al piacere esiste il dovere: chiedetegli di mettere a posto i giochi insieme a voi. Anche se è piccolino.
Se non lo educherete così, arriverà alla Scuola incapace di affrontarla. La Scuola è piacere, ma è anche fatica.
“Bisogna aiutare i figli nei compiti?”. Credo che sia accettabile un piccolo aiuto. Ma ci sono genitori che pensano che il bambino non sia in grado di fare da solo, e mettono così le basi della sua mancanza di autostima.
“Se non mi metto seduta accanto a lui, non fa i compiti!”. “Non vuole studiare la poesia perché non gli riesce!”. A volte la mamma finisce per fare i compiti del figlio perché non ha tempo e voglia di ascoltare le sue lamentele, e i suoi capricci. Né ha voglia di rischiare che prenda un brutto voto. Glieli fa. Arrabbiata, ma glieli fa, per non arrabbiarsi ancora di più. Oppure lo segue per tutto il pomeriggio: “Dai, fai i compiti. Dopo ti compero il gelato.” Oppure: “Vai a fare i compiti. Te l’ho già detto venti volte! Smettila di alzarti, vieni qui!”. Ci sono bambini e ragazzi che lo fanno apposta. Sentono di avere il potere di mandare in crisi la mamma. La mamma deve avere pazienza, e spiegare al figlio – soprattutto alle medie e figuriamoci alle superiori – che se non fa i compiti è una decisione sua e sue saranno le conseguenze. Bisogna dirglielo con molta calma. E poi deve lasciare che vada a scuola senza compiti. L’insegnante deciderà come fare. E spero che l’insegnante prenda dei provvedimenti costruttivi: non il semplice lasciar perdere e non la semplice punizione.
Ci sono genitori che fanno sistematicamente i compiti ai figli, per non sentirsi in colpa, o perché temono che la maestra rimproveri il loro figlio, o che il professore gli metta un brutto voto. A volte svolgono esercizi applicando regole che l’insegnante non ha ancora spiegato, o dettano il riassunto o addirittura scrivono il tema con la loro grafia, senza neanche preoccuparsi di quello che penserà l’insegnante. Come se il fine della scuola fossero i compiti.
Cari genitori, lasciate che il vostro bambino se la cavi da solo, che sbagli, e che venga rimproverato. Non fate voi i compiti per lui. Lasciate che vostro figlio – soprattutto se adolescente – subisca le conseguenze della sua mancanza di impegno e prenda dei brutti voti: non lo difendete a spada tratta. Se non ha capito l’algebra, è necessario che l’insegnante se ne renda conto. Se vuole andare in cortile, ditegli che prima deve fare il suo dovere di alunno e dopo potrà divertirsi. Se un esercizio non gli riesce e vuole che gli facciate una giustificazione, non lo assecondate. Ha bisogno di rendersi conto che è normale che qualcosa non gli riesca subito, ma che con la costanza e l’impegno può riuscirci. Vostro figlio deve imparare a superare la frustrazione che si prova quando non si ottiene quello che si vuole. Deve – a piccoli passi- costruire la sua autostima e la sua autonomia. Se da piccolo gli avrete evitato ogni fatica, ogni piccolissima delusione; se gli avrete fatto sempre trovare la “pappa pronta”, se lo avrete fatto vivere sotto una campana di vetro, viziato e iperprotetto, e se non gli avrete fatto provare la soddisfazione di raggiungere gli obiettivi da solo, non sarà autonomo e non avrà una buona autostima. Purtroppo nella vita avrà, con tutta probabilità, molte più difficoltà di chi ha imparato a guadagnarsi le cose con le sue forze.
Quando educate vostro figlio ricordatevi che non potrete vivere la sua vita al posto suo. E che non siete genitori migliori se gliele date tutte vinte. Anzi.


L’AUTRICE – Isabella Milani è lo pseudonimo di un’insegnante e blogger che ha trascorso la vita nella scuola. Per Vallardi ha pubblicato L’arte di insegnare – Consigli pratici per gli insegnanti di oggi.

Precedente articolo su ILLIBRAIO "Gli errori che i genitori con figli a scuola o all'asilo devono evitare"

giovedì 1 ottobre 2015

Imparate a essere felici. Seconda Parte. 533° post

Ho detto che per essere felici dobbiamo prima di tutto essere padroni della nostra vita, liberi dai sensi di colpa e dalle paure, e liberi di fare le nostre scelte, senza costrizioni psicologiche o fisiche. Ma è solo il primo passo. Bisogna anche imparare a vivere cercando i momenti di felicità.
Non so se ci sono persone che ci riescono per natura. Io non ne conosco. Ma conosco persone – non moltissime, per la verità – che sono arrivate a trovare i propri momenti di felicità, attraverso lo yoga, o la meditazione, o, come me, semplicemente sforzandosi di cercarli: studiando, leggendo, riflettendo, osservando, provando. 
Questo post non è facile da scrivere – ve lo assicuro – e neppure da leggere. È faticoso. È come cercare di cogliere l’inafferrabile. Proviamo.
Prima di tutto è molto importante capire che cos’è la felicità. E per farlo, vorrei partire da quello che la felicità non è: vincere una lotteria non è felicità, è contentezza, euforia, allegria; concludere un affare, o vincere un premio non è felicità, è soddisfazione; passare il tempo piacevolmente andando in discoteca o una festa o al cinema non è felicità, è divertimento.
La felicità – secondo me - è la sensazione che provi quando stai veramente bene con te stesso e con il resto del mondo. Sono convinta del fatto che possiamo trovare la felicità vera solo dentro di noi; è qualcosa che proviamo intensamente, anche solo per pochi attimi, nel nostro intimo; anche se nasce da un abbraccio, da un rapporto di amicizia o di amore, anche se la troviamo grazie a qualcuno, proviamo felicità solo se l’abbiamo cercata in noi.
Non è facile, ma vorrei tentare qualche suggerimento che possa esservi utile.
Il concetto base è che la felicità è armonia. Sembra una di quelle frasi che si trovano su internet, il più delle volte senza spiegazione o addirittura senza senso. Ma, se mi date fiducia, vedrete che ha un senso profondo. Partiamo ragionando al contrario: il disordine, la dissonanza, la disarmonia, lo squilibrio creano malessere, sgradevolezza, sensazione di fastidio, dispiacere. L’armonia è un insieme di parti che si combinano perfettamente fra di loro in modo da risultare piacevoli all'orecchio, alla vista, all'animo. L’armonia fa provare sensazioni intense.
In realtà, se ci pensate bene, nella vita la disarmonia è molto più presente dell’armonia. Nella vita di ogni giorno manca sempre qualcosa, o le cose non capitano nel momento opportuno, o le situazioni prendono pieghe impreviste che non riusciamo a gestire. Diciamo pure che la disarmonia è la regola, nel tipo di società nella quale viviamo, piena di confusione, di inquinamento, di traffico, di problemi di lavoro, di discussioni, di litigi, di competitività, di aggressività. E noi ci sentiamo confusi, smarriti, pieni di ansia e di stress. Non siamo certo felici. Non si può essere felici se viviamo nella disarmonia.
Quando tutto si incastra perfettamente, invece, quando tutto combacia come in un ingranaggio ben oliato, quando c’è un momento in cui riusciamo a percepire che ogni cosa è proprio al suo posto, dove vorremmo che fosse, proviamo una sensazione intensa: ci sentiamo felici perché siamo in armonia, con gli altri, con noi stessi, con la natura.
Bisogna imparare a distogliere lo sguardo dal degrado, dal disaccordo, dalla disonestà, dall’immoralità, dalla disarmonia, e concentrare la nostra attenzione soprattutto sulla bellezza, sull’amicizia, sulla solidarietà, sull’accordo, sulla comunanza, sull’armonia.
Il segreto della felicità consiste nel saper trovare l’armonia fra noi e il resto del mondo.
Se volete trovare la bellezza delle cose – e desidero sottolinearlo – possono aiutarvi molto la lettura, lo studio, la riflessione. 
La cultura è ciò che ci allontana dallo stato animale e dall'essere interessati soltanto a soddisfare i bisogni più primitivi. La lettura, lo studio e la riflessione insegnano proprio a capire e a individuare la bellezza della vita.

Continua 

In attesa della Terza Parte, credo che possa rendere l’idea il post




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