Gentilissima professoressa Milani,
mi chiamo Elena e finalmente, con mia grande
contentezza ed emozione, il mese scorso sono stata chiamata per la mia prima
supplenza alle scuole medie!!!
Sono laureata in Lettere ma non ho la
specializzazione. Ho 28 anni ma ne dimostro molti meno...tanto che ai colloqui
una mamma mi ha detto (in modo gentile, non come critica) che sembro una
ragazzina e che mi aveva scambiata per un'alunna!
E' da un mese che insegno italiano, storia e geografia
in due prime medie.
Durante i primi giorni di scuola i bambini di entrambe
le classi (che sapevano che ero una supplente per qualche mese perché gli altri
professori lo avevano detto loro) non seguivano moltissimo e facevano domande
come 'Ma i voti che mette lei fanno media? Ma lei parla con la nostra
professoressa?'
Poi però la situazione è cambiata. Ho iniziato ad
interrogare e a continuare il programma (fortunatamente ho avuto modo di
parlare con la professoressa di ruolo che mi presentato un quadro generale
della classe e che mi ha indirizzata sugli argomenti da spiegare).
In una classe tutto sta andando benissimo. Dopo il
'disorientamento' iniziale i bambini hanno iniziato a seguirmi, a studiare, a
farmi domande durante le spiegazioni. Mi sto affezionando a loro e sento che
anche la classe si sta trovando bene.
C'è anche da precisare che questa classe è molto
diligente. Ci sono molti bambini studiosi e pochissimi casi difficili (me lo
hanno confermato anche gli altri professori).
Invece nell'altra prima che ho non va per nulla bene.
I bambini studiano poco ed alcuni rispondono anche in
faccia. La lezione va avanti con fatica, con continue interruzioni (perché devo
rimproverare i bambini che fan chiasso o disturbano i compagni). Durante alcune
ore i bambini seguono di più ma altre volte la situazione degenera parecchio.
Ne ho parlato con i mie colleghi che sono stati tutti
gentilissimi e disponibili con me. Mi hanno detto che è una classe difficile
(abbiamo contato dieci casi tra bes e problemi familiari vari) e che devo
essere molto severa, mettere note individuali sul registro e dare punizioni.
Sto seguendo i loro consigli: sto dando compiti di
punizione, note sul registro, annotazioni sul diario per chi non fa i compiti o
per chi non rispetta le regole, lanciando per esempio carte tra i banchi.
Utilizzo anche altri espedienti come non entrare in classe se non c'è silenzio,
non proseguire la spiegazione se non c'è silenzio, dare compiti in classe a chi
parla e qualche volta anche gridare (questo ogni tanto mantiene il silenzio).
Preciso che quando parlo di silenzio non pretendo che siano muti ma che non si
distraggano in continuazione e che non parlino tutti insieme senza alzare la
mano. In classe i bambini litigano spesso tra di loro. In particolare c'è un
bambino che insulta sempre i compagni ma niente riesce a placarlo. Ho anche
parlato con i genitori ai colloqui ma non sembrano seguirlo molto. Molti
bambini polemizzano per tutto, non accettano le annotazioni sul diario, le
trovano ingiuste e a volte scoppiano in lacrime dicendo che sono severa (cosa
che per natura e carattere in realtà non sono proprio). So che è una classe
difficile ma sono convinta che con me sono 'più terribili' che con gli altri
insegnanti. Infatti già quando in classe c'è il professore di sostegno va molto
meglio. In classe non c'è un clima sereno.
Ho poca esperienza, e mi sento un po' demoralizzata,
mi spiace che si sia creata questa situazione e vorrei tanto migliorarla. Temo
che la mia 'inesperienza' sia passata inosservata nella classe con poche
problematiche e sia emersa pienamente nella seconda.
Ho letto molti dei suoi consigli sul suo sito, ho
letto quello che lei pensa sulle note (ho utilizzato anche altri espedienti non
solo note) ma non riesco a trovare una soluzione per creare un clima sereno in
questa classe e vorrei tanto diventare anch'io brava come i mie colleghi.
Grazie, buona giornata. Elena”
Cara Elena, sei molto giovane, sei alla tua prima
supplenza e, ovviamente, non hai esperienza. Dalla tua lettera emerge il fatto
che tu pensi, per questo, che sia quasi giustificata una certa mancanza di
attenzione o di rispetto da parte dei ragazzi.
Il primo consiglio che ti do è quello di toglierti
dalla mente quest’idea. Non devi sentirti quasi come se tu dovessi scusarti
perché sei giovane. La mancanza di esperienza può farti fare
degli errori che, quando avrai più anni di insegnamento, imparerai a evitare, ma non
giustifica da parte degli alunni scarsa attenzione o mancanza di rispetto. Come
ho già detto altre volte, non è l’età più matura quella che ti garantisce il
rispetto degli alunni. Quello che hai scritto tu potrebbe benissimo essere
stato scritto da una insegnante cinquantenne.
Alle domande 'Ma i voti che mette lei fanno
media? Ma lei parla con la nostra professoressa?' avresti dovuto
rispondere “Ma si capisce!” e tagliare corto.
Alla mamma che ti ha detto che le sembravi una
ragazzina e che ti aveva scambiata per un'alunna che cosa hai risposto? Se ci
pensi bene, non avrebbe dovuto dirtelo. Non perché ci sia qualcosa di male, ma
perché l’osservazione è inopportuna, come tutte le osservazioni riguardanti l’aspetto
fisico in un ambiente di lavoro. Dato che tu hai ventotto anni, non era - in fondo in fondo- un complimento. Ti
verrebbe in mente di dire a un medico che ti sta visitando che ti sembra un
ragazzino e che lo hai scambiato per uno studente? Io penso di no, perché
avresti pensato che stava facendo il suo lavoro e avrebbe potuto scambiare
quella osservazione per mancanza di fiducia.
Il sistema dei compiti di punizione, delle note sul
registro, e delle annotazioni sul diario non risolve nulla. Chi non fa i
compiti non farà neppure quelli di punizione, chi si comporta male ha spesso
una famiglia che non guarda neanche il diario e se lo fa se la prende con te
perché hai dato la nota. I genitori del bambino che insulta i compagni,
infatti, non ti sono sembrati molto collaborativi, durante i colloqui, vero? Anche
perché probabilmente a casa usano anche loro il sistema degli insulti per farsi
capire.
“Ho poca esperienza, e mi sento un po' demoralizzata,
mi spiace che si sia creata questa situazione e vorrei tanto migliorarla”,
scrivi. Ed è per aiutare chi incontra delle difficoltà e non sa come gestirle
che ho scritto il libro e scrivo il blog. Ma vorrei ribadire il concetto che i
problemi li incontriamo tutti, che tutti abbiamo classi e alunni difficili.
Compresa me. Solo che con impegno e fatica si impara a risolvere i problemi. La capacità di gestire le classi, di creare un clima sereno, di fare in modo che i bambini non litighino, che non piangano per un brutto voto, che imparino a rispettarsi si acquisisce con l’esperienza e
con lo studio. Il mio libro è un corso che aiuta ad affrontare le
difficoltà, a capire quali errori non si devono fare e a trovare strategie
utili ad affrontare le classi. Il resto lo devi fare tu, giorno dopo giorno. Non pensare più al fatto che sei giovane. Diventa
più sicura di te. Impara a comunicare agli altri – alunni e genitori- che sai
quello che fai e che meriti rispetto perché sei una buona insegnante. Come?
Prima di tutto devi esserne convinta tu. Convinciti di essere una brava
insegnante e cerca di migliorare giorno per giorno, e per tutta la carriera. Accetta
i tuoi errori, perché sono il modo naturale per migliorare. Non ti
demoralizzare, quindi, se non riesci subito ad ottenere l’attenzione e il
rispetto di tutti i ragazzi: è normale. Sentiti soddisfatta di ogni tuo piccolo
successo in classe. Ma non dare mai per scontato di sapere già tutto, perché
quello è il sistema migliore per trasformarti in una cattiva insegnante. Anch'io,
che scrivo per dare consigli, studio, rifletto, leggo, cerco sempre di imparare qualcosa di nuovo.
Fammi sapere, Elena!