La professoressa Isabella Milani è online

La professoressa Isabella Milani è online
"ISABELLA MILANI" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy dei miei alunni, dei loro genitori e dei miei colleghi. In questo modo ciò che descrivo nel blog e nel libro non può essere ricondotto a nessuno.

visite al blog di Isabella Milani dal 1 giugno 2010. Grazie a chi si ferma a leggere!

SCRIVIMI

all'indirizzo

professoressamilani@alice.it

ed esponi il tuo problema. Scrivi tranquillamente, e metti sempre un nome perché il tuo nome vero non comparirà assolutamente. Comparirà un nome fittizio e, se occorre, modificherò tutti i dati che possono renderti riconoscibile. Per questo motivo, mandandomi una lettera, accetti che io la pubblichi. Se i particolari cambiano, la sostanza no e quello che ti sembra che si verifichi solo a te capita a molti e perciò mi sembra giusto condividere sul blog la risposta. IMPORTANTE: se scrivi un commento sul BLOG, NON FIRMARE CON IL TUO NOME E COGNOME VERI se non vuoi essere riconosciuto, perché io non posso modificare i commenti.

Non mi scrivere sulla chat di Facebook, perché non posso rispondere da lì.

Ricevo molte mail e perciò capirai che purtroppo non posso più assicurare a tutti una risposta. Comunque, cerco di rispondere a tutti, e se vedi che non lo faccio, dopo un po' scrivimi di nuovo, perché può capitare che mi sfugga qualche messaggio.

Proprio perché ricevo molte lettere, ti prego, prima di chiedermi un parere, di leggere i post arretrati (ce ne sono moltissimi sulla scuola), usando la stringa di ricerca; capisco che è più lungo, ma devi capire anche che se ho già spiegato più volte un concetto mi sembra inutile farlo di nuovo, per fare risparmiare tempo a te :-)).

INFORMAZIONI PERSONALI

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La professoressa Milani, toscana, è un’insegnante, una scrittrice e una blogger. Ha un’esperienza di insegnamento alle medie inferiori e superiori più che trentennale. Oggi si dedica a studiare, a scrivere e a dare consigli a insegnanti e genitori. "Isabella Milani" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy degli alunni, dei loro genitori e dei colleghi. È l'autrice di "L'ARTE DI INSEGNARE. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi", e di "Maleducati o educati male. Consigli pratici di un'insegnante per una nuova intesa fra scuola e famiglia", entrambi per Vallardi.

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giovedì 25 dicembre 2014

BUON NATALE E BUON 2015!!!!!!!!!!!!!


Carissimi lettori,

vi auguro un bellissimo Natale con le persone che amate:
Vi auguro bei giorni di festa pieni di abbracci, baci, risate, sorrisi, regali, addobbi, sorprese, brindisi, incontri, noccioline americane, torroni, cioccolato, panettone, vino buono, musica, un po’ di riposo e tanta serenità.

Grazie per l’entusiasmo con cui mi seguite nel blog; grazie per le lettere che mi scrivete, per i complimenti che mi fate, per la pubblicità che fate al mio libro.
Grazie per le soddisfazione che mi date quando mi raccontate di come il mio libro vi ha aiutato.




E vi auguro uno straordinario 2015: che sia proprio l’anno che aspettate, quello in cui si avvererà il vostro sogno, l'anno in cui vi accadrà qualcosa di veramente bello e speciale.

martedì 23 dicembre 2014

"Un aiuto, un parere, una parola di conforto..." Seconda Parte. 497° post

Sabrina mi scrive:

"Gentile professoressa Milani, 
le scrivo per raccontarle la mia storia in una grigia giornata decembrina e avere un suo parere, se vorrà dedicarmi una risposta.
[…]
Cosa dovrei fare secondo lei e come valutarmi oggettivamente come insegnante, per capire se sono un'insegnante degna di questo nome? Se vale la pena continuare o è meglio che inizi a cercare qualcos'altro?”

Cara Sabrina, ognuno di noi porta con sé, anche in classe, la sua vita. E a volte la nostra vita è carica di dolore. Vivere con una persona con problemi psichiatrici – soprattutto se si tratta della madre – è un carico di dolore come ce ne sono pochi. La madre dovrebbe essere la tua guida, il tuo faro, e invece in quel caso non lo è più. Tu non sei più figlia. Diventi tu la madre di tua madre e deve fare tu per lei quello che sarebbe naturale che lei facesse per te. È molto doloroso, e facilmente può far nascere un senso di rabbia, di frustrazione, di astio, verso la vita stessa che ti ha riservato una condizione così difficile, e spesso anche verso tua madre, che ti costringe con la sua malattia a impostare la vita in una direzione che non vorresti. Ma sai che non è colpa sua, e, quando ti rendi conto di quello che provi, senti anche un senso di colpa. Ma non è nemmeno colpa tua, Sabrina. E di questo devi renderti conto, e puoi farlo solo con l’aiuto di uno psicologo o di uno psichiatra. Solo quando riuscirai a perdonare te stessa, tua madre e la vita stessa potrai diventare forte e serena.
Come molte volte ho scritto – nel blog e nel libro – insegnare è davvero difficile. Ma lo è di più quando lo affronti senza le forze necessarie. Dici “fisicamente e psicologicamente non lo reggo più...”. Per forza! L’insegnamento è usurante perché è un lavoro che consiste nell'aiutare gli altri. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di noi, soprattutto quando sono bambini e ragazzi difficili, problematici, che ci rovesciano addosso il loro disagio e si aspettano che li aiutiamo. Ci risucchiano le energie, e ci fanno star male quando stanno male. È normale, Sabrina, che tu fatichi tanto, che ti senta svuotata! Non possiamo aiutare qualcuno se abbiamo noi per primi bisogno di aiuto.
E ti senti inadeguata. Ma non devi chiedere troppo a te stessa. Scrivi “mi è arduo ricordare le cose, fare lezioni interessanti, ma come si fa? per farmi venire un'idea in una materia e metterla in pratica, ci metto un pomeriggio, e poi le altre materie?”
Nel mio libro trovi parecchie pagine su come si insegna. Rileggilo lentamente, durante le vacanze di Natale. Adotta il metodo che suggerisco e imparerai a trovare molte idee. Dormi! Non ti sentire in colpa se non hai abbastanza competenze informatiche, o se non hai viaggiato. Ripromettiti di farlo quando starai meglio. E renditi conto del fatto che nemmeno gli altri sono perfetti: molti insegnanti non hanno buone competenze informatiche e hanno viaggiato pochissimo. E allora? Imparerai! Pensa a quello che sai fare e non a quello che non sai fare.
Sì, direi che sei depressa. E ne hai motivo: non hai avuto il tempo di divertirti, di ridere con le amiche, di essere spensierata, di diventare ottimista, di imparare ad affrontare le cose senza lasciarti travolgere. Chi deve affrontare prove molto dure poi si abitua a sentirsi bastonato e ad aspettarsi altri colpi dalla vita. Devi farti seguire e curare, Sabrina. Poi vedrai tutto in un altro modo, compresa la Scuola.
Dici: “Mi piacerebbe realizzare laboratori, fare qualcosa di costruttivo, di interessante, ma quest'anno sono davvero a corto...”. Pazienza, lo farai. Adesso segui un metodo diverso, più semplice. Decidi adesso tutto quello che farai e riduci al minimo il programma: fai solo quello che serve davvero. Riduci al minimo le verifiche scritte: servono a poco. La Scuola non è questione di quantità, ma di qualità. Non devi cambiare lavoro. Traspare dalle tue parole che sei una brava insegnante. Hai soltanto bisogno di ritrovare te stessa.
Se per te “è frustrante leggere gli occhi annoiati dei tuoi alunni” sappi che lo è per tutti. Ma nel mio libro devi aver trovato molti suggerimenti: mettili in pratica!
Hai scritto: “Ho letto il suo libro velocemente e ricordo che in un passaggio diceva che è importante per un insegnante essere curiosi di tutto, leggere e interessarsi a tutto; ma quante ore dovrebbe durare una giornata?” Semplicemente le ore che hai a disposizione!  E ti sei già risposta: “ma lì fuori c'è un mondo che a mala pena riesco a scorgere per tutto il brillìo delle sue luci diverse e stimolanti...”
Ecco dove devi trovare il materiale interessante per le tue lezioni.
“Mentre le scrivevo, ho pianto anche un po'. E' stato uno sfogo in tutti i sensi.”: hai fatto bene, Sabrina. A volte, nella vita, serve piangere un po'.
Ti auguro un anno meraviglioso, completamente nuovo. Fammi sapere.


giovedì 18 dicembre 2014

"I professori non dovrebbero comprendere il disagio di mio figlio?". 496° post



Flavia mi scrive:
“Gentilissima professoressa avrei bisogno di un suo consiglio... sono mamma di un ragazzino di 12 anni che a breve si dovrà operare alla colonna vertebrale per via di una brutta scoliosi degenerativa. Mio figlio porta il busto da 2 anni ma senza alcun miglioramento anzi... per motivi di salute e familiari ci siamo trasferiti di regione. L'anno scolastico è iniziato male, alcuni compagni con cui voleva legare sono stati ostili, non ha più voluto mettere il busto a scuola, è diventato scontroso e poco collaborativo, insomma non è per niente felice di questo trasferimento. I professori hanno reagito al suo comportamento (non portava il materiale, indisponente, spesso impreparato) con continue note e segnalazioni nel diario che indicano il suo comportamento. Tutto questo accadeva il primo mese di scuola... io sono stata convocata e in seguito andavo quasi giornalmente a parlare con gli insegnanti, ho preso un aiuto per far studiare mio figlio (3 volte a settimana) e la situazione sembrerebbe migliorata ma ogni tanto mio figlio fa qualche passo indietro e si comporta in modo indisponente prendendo altre note... arrivo al punto: con il passare dei giorni ho capito che mio figlio vorrebbe sentirsi accolto dai compagni e dai professori, ha bisogno di calore e di sentirsi capito e accettato. In passato non ha mai avuto né note né altro, è sempre stato un bravo ragazzino ma al momento sta attraversando un grosso disagio per i motivi già elencati... mi chiedo se i professori non dovrebbero comprendere questo suo stato e comportarsi di conseguenza per evitare di esasperare la situazione già parecchio delicata. Sono preoccupata, quando torna da scuola dopo qualche nota che lui vive malissimo non mangia e mi dice che vuole andare via da questa città che sente ostile nei suoi confronti. Ho parlato di questa situazione alla pediatra e con la psicologa ed entrambi mi hanno detto che è normale e che ci vuole tanta pazienza e tolleranza. Domani avrò i colloqui generali con i prof che sono al corrente di tutto, come posso fare a fargli comprendere che questo loro metodo sta peggiorando la situazione? Le ho provate tutte e adesso vorrei documentare il tutto e presentarlo in presidenza. Avrei bisogno di un suo suggerimento. Grazie, buona giornata. Flavia."

Gentile Flavia, lei attribuisce alla Scuola un disagio che forse con la Scuola non c’entra, se non di riflesso. Avete cambiato regione: evidentemente non ha gradito il cambiamento e non si sa adattare alla nuova situazione. Credo che in qualsiasi classe e con qualsiasi professore sarebbe stato lo stesso. Se “in passato non ha mai avuto né note né altro, è sempre stato un bravo ragazzino” probabilmente stava bene nella sua città, nella sua regione.
“Quando torna da scuola dopo qualche nota che lui vive malissimo non mangia e mi dice che vuole andare via da questa città che sente ostile nei suoi confronti.” Le chiedo: come può una città essere ostile nei suoi confronti? Lei lo ascolta perché forse si sente un po’ in colpa per averlo dovuto portare via dalla sua città. E forse – aggiungo - lui lo ha colto e tenta di farvi andare via da lì. Non ci caschi. Non è colpa sua, se vi siete trasferiti.
Lui vive malissimo le note. Perché? Vorrebbe continuare a essere indisponente, a non portare il materiale, a non studiare, pretendendo che i compagni e i professori siano comprensivi e tolleranti? Quando un alunno è indisponente, non porta il materiale e non studia bisogna rimproverarlo, prestargli il materiale, spiegargli che lo deve portare, che non deve interrompere la lezione e che non deve essere indisponente; bisogna scrivere la nota, dirgli che deve studiare, ecc.  Questo, Flavia, porta via tempo a tutti. È giusto? Sì, gli insegnanti devono comprendere il disagio di suo figlio, ma devono anche insegnargli come ci si comporta nella vita. In classe gli insegnanti hanno anche dei doveri verso gli altri, non solo verso suo figlio. E non solo lui ha dei problemi, mi creda. Noi, nelle scuole, abbiamo molti bambini e ragazzi che hanno problemi, anche gravi. Abbiamo bambini con tumori, o che vivono con un genitore che sta morendo. Dobbiamo tenere conto di tutti.
Suo figlio deve capire che non è giusto che faccia pagare agli altri il suo disagio. E questo concetto vale per tutti e per tutta la vita. In altre parole: lui ha dei problemi causati dalla sua scoliosi e si aspetta che tutti perdonino i suoi comportamenti scorretti. Voi, a casa, vi aspettate la stessa cosa. I professori possono comprendere ma non possono tollerare. La tolleranza si può avere quando siamo a casa o nello studio del pediatra e dello psicologo. Ma a scuola ci sono tanti altri bambini e ragazzi e, come ho già detto, sono pochi quelli non hanno problemi.
Lei mi scrive: “Le ho provate tutte e adesso vorrei documentare il tutto e presentarlo in presidenza.”
Le chiedo: che cosa vuole documentare? Non lo faccia. È meglio, prima di tutto per suo figlio. E soprattutto, rimproveri suo figlio e gli insegni a non piangersi addosso, a non fare ricatti morali a lei, che infatti sta già male, e al resto della sua famiglia. Gli spieghi che la vita è difficile, con o senza scoliosi , e che le difficoltà vanno affrontate, senza creare disagio negli altri. Gli insegni che se i compagni non lo hanno accettato forse è colpa sua, che, arrivando da fuori, aveva il dovere di entrare in punta di piedi e non a gamba tesa. Gli insegni, infine, che se una persona è indisponente riceve atteggiamenti indisponenti. Ed è giusto che sia così. “Si balla come si sente suonare, insomma”. Vale per tutti.
Gentile Flavia, probabilmente non è quello che avrebbe voluto sentirsi rispondere, ma è quello che può aiutarla davvero.
Mi faccia sapere.

mercoledì 17 dicembre 2014

"Un aiuto, un parere, una parola di conforto..." Prima Parte. 495° post


Sabrina mi scrive:

"Gentile professoressa Milani, 
le scrivo per raccontarle la mia storia in una grigia giornata decembrina e avere un suo parere, se vorrà dedicarmi una risposta.

Ho 37  anni, due anni fa sono entrata di ruolo e insegno da sette anni alle medie. Questo in corso è l'ottavo. Ho studiato Lettere, con molta difficoltà. Non per la materia, ma per una situazione familiare che mi ha sempre condizionato, ovvero la malattia di mia madre (affetta da gravi problemi psichiatrici), e per l'essere, io, la sola che potesse occuparsi di lei. Sono cresciuta e ho quindi iniziato il mio percorso di studi finalizzato al mondo del lavoro con questo clima e questo forte condizionamento, che non mi ha lasciato mai abbastanza tempo e serenità per pensare a quello che volevo io, a ciò che mi sentivo  di fare. Scelsi Lettere, perché mi sembrava la facoltà più fattibile in una situazione così precaria e quando mi laureai (a luglio), non ebbi il tempo  nemmeno di guardarmi intorno, perché uscì il bando per la SSIS...Pensavo, anche lasciandomi consigliare da parenti nel settore, che poteva essere una scelta naturale, normale, ma non credevo che l'insegnamento sarebbe stato così, come l'ho vissuto appena entrata nel mondo della scuola e ora da docente di ruolo...

Fisicamente e psicologicamente non lo reggo più...
Ora mia madre, da quasi un anno, è ricoverata in una struttura specializzata, ed io ne ho sentito il contraccolpo emotivo...
Soprattutto, non riesco a sostenere i ritmi fisici di dover preparare le lezioni o correggere le verifiche o le esercitazioni...eccetera. Dormo, se va bene, cinque ore per notte e il giorno dopo sono uno straccio. Preparo lezioni (anche su power point), ma non sarò mai abbastanza, perché mi mancano molte competenze (digitali ad esempio o di altro tipo...Che senso ha insegnare la geografia se non si è mai stati all'estero?Purtroppo non ne ho avuto la facoltà con una madre malata o forse sono io semplicemente inetta?)...Ho difficoltà a studiare, ci metto molto tempo per concentrarmi, mi è arduo ricordare le cose, fare lezioni interessanti, ma come si fa?per farmi venire un'idea in una materia e metterla in pratica, ci metto un pomeriggio, e poi le altre materie? E per fortuna che quest'anno ho chiesto 12 ore! Sapevo di essere in difficoltà, in una sorta di esaurimento...ma oramai, gentile professoressa, sono in ballo e il guaio è che non riesco a prendere il ritmo...Vorrei cambiare lavoro!Ma dove vado? In ogni caso dovrei fare studi per specializzami: il mio sogno sarebbe quello di aprire una libreria per ragazzi...
Mi chiedo se è normale sentirsi così, se è accettabile buttare, come è successo negli ultimi dieci giorni, tre ore di geografia (che sono 'oro'!) perché non sono riuscita a preparare la lezione (per storia, letteratura, grammatica, eccetera), perché arrivo all'una e ho troppo sonno. Odio improvvisare e quando spiego devo sapere esattamente dove voglio andare...quindi ho faticato a esprimere concetti e non sono riuscita ad andare avanti con i successivi paragrafi...Non si può essere perfetti, ma io non sono adeguata. Mi piacerebbe realizzare laboratori, fare qualcosa di costruttivo, di interessante, ma quest'anno sono davvero a corto...Mi sto anche chiedendo se non valga la pena chiedere un'aspettativa, ma sarebbe un danno per gli alunni, che devono affrontare l'esame, si ritroverebbero con un supplente. Già hanno avuto la docente di tedesco in malattia per molti mesi...In più quest'anno hanno cambiato due professori, di matematica e di Lettere. Inoltre l'insegnante di Lettere è coordinatore ed è una figura importante...
Non vorrei tediarla a lungo. Ho già approfittato della sua pazienza, se ha letto fin qui. Desidererei un consiglio da chi ha molta esperienza, lavorativa e umana. Cosa dovrei fare secondo lei e come valutarmi oggettivamente come insegnante, per capire se sono un'insegnante degna di questo nome? Se vale la pena continuare o è meglio che inizi a cercare qualcos'altro?
Gentile professoressa, è frustrante leggere gli occhi annoiati dei miei alunni, quando spiego. Sì, è vero questo succede di rado con storia o italiano, meno con geografia, ma purtroppo non ho tempo (e in questo periodo nemmeno lo spirito e le energie) per leggere altro dal libro di testo e farmi venire idee nuove sulla didattica...
Ho letto il suo libro velocemente e ricordo che in un passaggio diceva che è importante per un insegnante essere curiosi di tutto, leggere e interessarsi a tutto, ma quante ore dovrebbe durare una giornata? Mi piace leggere, quest'anno mi sono iscritta ad un corso di teatro, mi incuriosisce la scrittura creativa, ma lì fuori c'è un mondo che a mala pena riesco a scorgere per tutto il brillìo delle sue luci diverse e stimolanti...
Mentre le scrivevo, ho pianto anche un po'. E' stato uno sfogo in tutti i sensi. Grazie in ogni caso. Cordialmente. Sabrina"

Continua...

martedì 16 dicembre 2014

ULTIME RECENSIONI A "L'ARTE DI INSEGNARE". 494° post


5.0 su 5 stelle ULTIME RECENSIONI A L'ARTE DI INSEGNARE. CONSIGLI PRATICI PER GLI INSEGNANTI DI OGGI


5 su 5 stelle Ottimo libro guida per gli insegnanti, 16 dicembre 2014
Di Marco Voi (Verona, Italy) - su L'arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi (Copertina flessibile)

Ottimo libro guida con indicazioni pratiche. Utile per genitori e studenti per capire la scuola è il difficile lavoro degli insegnanti e un libro immancabile dalle librerie dei professori che spesso si trovano impreparati davanti a situazioni difficili.


5 su 5 stelle Un libro davvero utile per gli insegnanti (e non solo), 13 ottobre 2014
Di Marco Cerase - su  L'arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi (Copertina flessibile)


Un libro molto utile per gli insegnanti nuovi e vecchi (e che forse farebbe bene anche a qualche genitore).
E' scritto in linguaggio semplice e chiaro, tenendosi lontano dall'orrido "didattichese", e affronta in maniera pratica le problematiche relative alla gestione e alla motivazione del gruppo classe, con un taglio che rivela una lunga esperienza sul campo.
E' un libro che fornisce ottimi spunti di riflessione da tradurre nella pratica quotidiana dell'insegnamento, ma che non disdegna il suggerimento o il trucchetto pratico.
E' un libro che fornisce ottimi spunti di riflessione da tradurre nella pratica quotidiana dell'insegnamento, ma che non disdegna il suggerimento o il trucchetto pratico.

GRAZIE AI DUE MARCO per il tempo che mi hanno dedicato !!!

domenica 14 dicembre 2014

BUON NATALE E BUON 2015!!!!!!!!!!!!!


Carissimi lettori,

vi auguro un bellissimo Natale con le persone che amate:
Vi auguro bei giorni di festa pieni di abbracci, baci, risate, sorrisi, regali, addobbi, sorprese, brindisi, incontri, noccioline americane, torroni, cioccolato, panettone, vino buono, musica, un po’ di riposo e tanta serenità.

Grazie per l’entusiasmo con cui mi seguite nel blog; grazie per le lettere che mi scrivete, per i complimenti che mi fate, per la pubblicità che fate al mio libro.
Grazie per le soddisfazione che mi date quando mi raccontate di come il mio libro vi ha aiutato.


E vi auguro uno straordinario 2015: che sia proprio l’anno che aspettate, quello in cui si avvererà il vostro sogno, l'anno in cui vi accadrà qualcosa di veramente bello e speciale.

venerdì 12 dicembre 2014

"Per me fare l'insegnante è un orrendo ripiego" 493° post


Una lettrice anonima ha scritto questo commento:

"Ciao, ho 45 anni suonati, avevo già insegnato 12 anni fa alle elementari poi avevo smesso per fare tutt'altro lavoro; poi altro round ad una scuola professionale dal 2005 al 2008, anche lì fuggita non appena ho trovato un posto come impiegata... quest'estate, dato che ero ferma ormai da 3 anni, mi sono messa nelle graduatorie di istituto, ma per me è sempre lo stesso orrendo RIPIEGO, per me fare l'insegnante non è una sconfitta, ma LA SCONFITTA, ovviamente il lavoro che ti fa schifo lo trovi subito, è chiaro!!!
Odio la loro maleducazione e l'arroganza di molti dei loro genitori che, spesso, completa il delirio che già creano loro... meno male tra poco è Natale e non li vedrò per circa 3 settimane... un abbraccio a tutti quelli/quelle che sono messi come me... non mi capacito come possa piacere una simile professione..”

Ecco, dedico un post  a questo commento (che non ho pubblicato), perché credo che sia molto significativo. 
Ma come è possibile che possa fare l'insegnante chi ha questa idea dell'insegnamento? Come  può essere brava un'insegnante che odia gli alunni? 
La Scuola va male anche per questo. Una persona che considera l'insegnamento un "lavoro che fa schifo", "un orrendo ripiego",  " una sconfitta" non dovrebbe poter accedere all'insegnamento. 
"Non mi capacito come possa piacere una simile professione..", dice.  
Io non mi capacito di come si possa fare l'insegnante solo perché è un lavoro, anche se fa schifo, perché non si trova altro.
Per fare l'insegnante - o meglio - per essere bravi insegnanti è indispensabile avere un grande interesse per gli alunni; bisogna volerli aiutare; essere fieri di loro. Non sono sacchi di patate.


mercoledì 10 dicembre 2014

“Mio figlio è stato umiliato dalla professoressa”. 492° post

Corrado mi scrive:

“Gentile Professoressa, leggendo le sue risposte, sempre molto dense di umanità, mi sono deciso a sottoporle il mio, anzi nostro, problema con una insegnante di mio figlio che frequenta la prima superiore di un istituto tecnico. Detto questo andrei al punto che è questo: la premessa è che non corra simpatia, presumo reciproca, fra la prof. di matematica e alcuni studenti, ma ritengo eccessivo, umiliante ed atto ad abbassare notevolmente l'autostima di mio figlio, come ad altri, facendo fare esercizi più "facili" come compito e esprimendo il concetto ad alta voce e scandendo il nome dei "fortunati" a tutta la classe.
Lo stesso giorno, mio figlio è tornato a casa abbattuto ed umiliato e non aveva il coraggio o la vergogna di dircelo. Ci siamo sentiti umiliati anche noi come genitori e a caldo volevo scrivere una lettera di fuoco al preside, ma ho lasciato sbollire la rabbia, credo giustamente, ed ora mi rivolgo a Lei per un consiglio sperando ritenga interessante il tutto. Grazie anticipatamente”


Caro Corrado, credo che lei, come spessissimo accade ai genitori, tenda a sentirsi in dovere di difendere suo figlio dagli “attacchi” dei professori. Spesso i genitori scambiano per antipatia il tentativo di far capire ai loro figli che bisogna impegnarsi, che bisogna studiare. In tutte le scuole gli insegnanti possono decidere di dare agli alunni che hanno delle difficoltà degli esercizi più facili per farli recuperare; è l’”insegnamento individualizzato” che tutti dovrebbero applicare. Lo fanno per aiutarli, non per umiliarli.
I genitori dovrebbero imparare a dare per scontato il fatto che l’insegnante non ha antipatie e simpatie; che le scelte didattiche non si devono discutere, che l’insegnante sta facendo il suo lavoro e che non si devono né esprimere giudizi affrettati né dare consigli su come insegnare, perché lo specialista è l’insegnante, non il genitore. Il fatto che possano esserci (e ci sono) cattivi insegnanti, insegnanti frustrati o incapaci non significa che siano tutti così e che si debba dare che scontato che è meglio essere sospettosi. È sbagliato e controproducente. Se i figli percepiscono che i genitori diffidano degli insegnanti (e lo percepiscono di sicuro) finiscono per perdere anche loro la fiducia negli insegnanti.  
Lasci che suo figlio affronti le sue difficoltà. Non si preoccupi se vive un po’ di frustrazione. È capitato a tutti.





martedì 2 dicembre 2014

È il momento di pubblicizzare il mio libro! Grazie!


Cari lettori,
se siete lettori del blog,
se vi piace quello che scrivo,
se avete letto il mio libro
nella prima edizione
o nella seconda,
siete invitati a consigliarlo a tutti!
Sotto le Feste le librerie si riempiono di libri:
non vorrete che il mio piccolo “L’arte di insegnare”
rimanga nascosto, o sia addirittura assente!?

Non può competere con i libri pubblicizzati su TV e giornali! 

Voi che lo conoscete e apprezzate dedicatemi un po’ di tempo per consigliarlo a tutti (e regalarlo ai vostri colleghi!) . Consigliatelo soprattutto al vostro libraio! Condividetelo sulla vostra bacheca di facebook o su Twitter! So che molti di voi lo fanno già: grazie a tutti!

Ohhhhh! Un po’ di pubblicità anche per me! 

P.S. Mi raccomando: quando lo comperate, ricordate che dovete assicurarvi che sia la seconda edizione!



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