La professoressa Isabella Milani è online

La professoressa Isabella Milani è online
"ISABELLA MILANI" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy dei miei alunni, dei loro genitori e dei miei colleghi. In questo modo ciò che descrivo nel blog e nel libro non può essere ricondotto a nessuno.

visite al blog di Isabella Milani dal 1 giugno 2010. Grazie a chi si ferma a leggere!

SCRIVIMI

all'indirizzo

professoressamilani@alice.it

ed esponi il tuo problema. Scrivi tranquillamente, e metti sempre un nome perché il tuo nome vero non comparirà assolutamente. Comparirà un nome fittizio e, se occorre, modificherò tutti i dati che possono renderti riconoscibile. Per questo motivo, mandandomi una lettera, accetti che io la pubblichi. Se i particolari cambiano, la sostanza no e quello che ti sembra che si verifichi solo a te capita a molti e perciò mi sembra giusto condividere sul blog la risposta. IMPORTANTE: se scrivi un commento sul BLOG, NON FIRMARE CON IL TUO NOME E COGNOME VERI se non vuoi essere riconosciuto, perché io non posso modificare i commenti.

Non mi scrivere sulla chat di Facebook, perché non posso rispondere da lì.

Ricevo molte mail e perciò capirai che purtroppo non posso più assicurare a tutti una risposta. Comunque, cerco di rispondere a tutti, e se vedi che non lo faccio, dopo un po' scrivimi di nuovo, perché può capitare che mi sfugga qualche messaggio.

Proprio perché ricevo molte lettere, ti prego, prima di chiedermi un parere, di leggere i post arretrati (ce ne sono moltissimi sulla scuola), usando la stringa di ricerca; capisco che è più lungo, ma devi capire anche che se ho già spiegato più volte un concetto mi sembra inutile farlo di nuovo, per fare risparmiare tempo a te :-)).

INFORMAZIONI PERSONALI

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La professoressa Milani, toscana, è un’insegnante, una scrittrice e una blogger. Ha un’esperienza di insegnamento alle medie inferiori e superiori più che trentennale. Oggi si dedica a studiare, a scrivere e a dare consigli a insegnanti e genitori. "Isabella Milani" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy degli alunni, dei loro genitori e dei colleghi. È l'autrice di "L'ARTE DI INSEGNARE. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi", e di "Maleducati o educati male. Consigli pratici di un'insegnante per una nuova intesa fra scuola e famiglia", entrambi per Vallardi.

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giovedì 26 febbraio 2015

“Chi difende i diritti degli altri bambini se in classe c’è un bambino violento?” 508° post


Elisabetta mi scrive:

“Gentile Professoressa Milani,
sono la mamma di un bambino di seconda elementare nella cui classe c'è un bambino con comportamenti quotidiani violenti ed incontrollabili: ad un certo punto della mattina decide che si è stufato di lavorare e disturba gli altri e le maestre, strappa via i quaderni, toglie le sedie da sotto, lancia gli oggetti che ha a portata di mano, urla continuamente. Se contraddetto o ripreso reagisce con crisi di rabbia molto violente, si scaglia contro gli altri ed in due occasioni ha picchiato anche la maestra.
Le relazioni delle maestre alla Dirigente sono ormai quotidiane, tutti i genitori hanno scritto alla Dirigente chiedendo il suo intervento che si è tradotto nel predisporre una compresenza per sole 9 ore la settimana che tra l'altro ancora non è stata attivata.
I genitori del bambino in questione, dopo che questi episodi hanno raggiunto un limite intollerabile e sono stati ripresi anche abbastanza veementemente dagli altri genitori, hanno acconsentito a far vedere il bambino da uno specialista ma i tempi per un'eventuale certificazione (se ci sarà) saranno lunghissimi e continuano a sostenere che il bambino è solo esuberante, viene provocato dagli altri bambini e non sa essere gestito dalle maestre. 
Gli altri bambini tornano a casa lamentando malesseri di varia natura, dal mal di testa alla stanchezza, al mal di orecchie, a dolori vari perché presi di mira dal bambino con calci, pugni o cose, mostrano timore per questi comportamenti, alcuni la mattina all'ingresso hanno il mal di pancia, inventano malesseri per non entrare nella classe, mostrano un grave disamoramento per la scuola.
Aggiungo che la maestra principale si è prodigata in ogni modo per trovare una soluzione, ma anche lei è fisicamente ed emotivamente provata ed è allo stremo delle forze.
Fermo restando il diritto di questo bambino di essere incluso nella classe, aiutato e non allontanato, dov'è il diritto degli altri bambini ad un clima sereno e ad un ambiente di apprendimento consono alla loro età? Cosa si può fare per non ledere il diritto di nessuno? 
Grazie e complimenti per il suo interessante blog, Elisabetta.”

Cara Elisabetta, la capisco benissimo. Se ha letto il mio blog sa già che scrivo sempre che i bambini difficili devono essere aiutati. Molti genitori non lo capiscono e vorrebbero soltanto liberarsi del bambino problematico una volta per tutte. Ma vedo che lei lo sa. Lo so io, lo sa lei, lo sa la maestra e lo sa la Dirigente. Ma non lo sa lo Stato. Chi è fuori dalla Scuola non si rende conto di che cosa vuol dire avere un bambino violento in classe. Di solito quelli che lo capiscono di meno sono proprio i genitori del bambino violento, che pensano che in fondo “il bambino è solo esuberante, viene provocato dagli altri bambini e non sa essere gestito dalle maestre”. Mi creda, ricevo molte lettere anche da questo tipo di genitore.
Che cosa fare? Come tutelare i bambini dalla furia di un bambino violento e prepotente? Lasciare fare e aspettare che una penna volante arrivi nell’occhio di un bambino e glielo faccia perdere? Direi di no.
È evidente in questo caso che gli insegnanti non possono impedire al bambino di lanciare oggetti, di dare calci, di urlare. Possono rimproverarlo, ma non possono né schiaffeggiarlo, né legarlo, né buttarlo fuori dall’aula, né trattenerlo con la forza, come vorrebbero certi genitori. L’insegnante può solo cercare di convincere il bambino. Ma in certi casi non basta. Quindi l’insegnante non può essere accusato di “culpa in vigilando”, cioè di non essere stato abbastanza attento. Esiste però una culpa in educando di cui ho già parlato (clicchi sul link in fondo al post). È l’articolo 2048 del Codice Civile, e stabilisce che il padre e la madre sono responsabili del fatto illecito dei figli minori.
Quindi: il bambino non ha colpa di essere così violento. O soffre di qualche disturbo del comportamento o è stato abituato male.
Nel primo caso i genitori hanno il dovere di sottoporlo a visita specialistica. Nel secondo caso i genitori hanno la colpa di averlo educato male.
La maestra che è stata picchiata avrebbe dovuto prendere provvedimenti in quel momento, anche da sola, se la Dirigente o i colleghi tentennavano. Non si può accettare di essere picchiati nel posto di lavoro, neanche da un bambino. Quali provvedimenti poteva prendere? Poteva scrivere una lettera alla dirigente chiedendo di intervenire perché non accadesse più.
Il genitore che si è visto arrivare a casa il bambino che era stato picchiato avrebbe dovuto fare la stessa cosa.
Il dirigente è responsabile di quello che avviene nella Scuola e deve trovare delle soluzioni. In questo caso, per esempio, dovrebbe fare una segnalazione ai servizi sociali perché si facciano carico della situazione di quella famiglia e cerchino di capire se la violenza del bambino nasce da problemi in casa. Dovrebbe poi, insieme a genitori e a insegnanti, scrivere a tutti quelli che possono essere coinvolti, per responsabilizzarli affinché trovino una soluzione. Prima cosa fra tutte, una corsia preferenziale lampo per la visita specialista richiesta dalla famiglia, perché se succede qualcosa a un bambino, qualcuno deve pagare per non aver fatto nulla per evitarlo. E non deve essere la maestra quel “qualcuno”. Bisogna protestare finché non si ottiene la visita. Bisogna protestare a gran voce finché non viene attivata la compresenza.
Non si può una intera classe essere ostaggio di un bambino che “strappa via i quaderni, toglie le sedie da sotto, lancia gli oggetti che ha a portata di mano, urla continuamente”. Non si può vivere nel terrore che scoppi da un momento all’altro la furia del bambino, e capiti qualcosa. La scuola deve essere un luogo dove si va volentieri. Il bambino va aiutato immediatamente, perché non ha colpe. Che colpe può avere un bambino piccolo per come si comporta? Ma non dobbiamo dimenticare che neanche gli altri bambini hanno delle colpe.
Dobbiamo proteggerli subito.




venerdì 20 febbraio 2015

Nuova recensione a L'ARTE DI INSEGNARE!

Ecco una nuova recensione a L'ARTE DI INSEGNARE!

Grazie a Sara Costa per il tempo che mi ha dedicato!

5.0 su 5 stelle Il libro che ogni insegnante deve aver letto e riletto prima di entrare in classe19 febbraio 2015
Di 
Un libro concreto, pieno di consigli pratici, che non trascura di gettare luce sul senso profondo dell'insegnamento e partendo da li' riesce a dare nuovi impulsi alla pratica educativa e didattica. Da consultare, studiare, risfogliare al bisogno, decisamente utile!

mercoledì 18 febbraio 2015

"Chi è responsabile degli alunni difficili che escono dalla classe senza permesso e girano per i corridoi?" Seconda Parte. 507° post


Ho già scritto più volte riguardo alle responsabilità degli insegnanti e alla culpa in vigilando e perciò non mi ripeterò e richiamerò, qui in fondo, i link del blog a riguardo.
La domanda è sostanzialmente questa: "Chi è responsabile degli alunni difficili che escono dalla classe senza permesso e girano per i corridoi?".
Rispondo: l’insegnante che lo ha lasciato uscire (anche se non ha dato il permesso), ma anche quello che passa nel corridoio e constata dei comportamenti scorretti o pericolosi e non fa nulla perché torni in classe.
Credo che molti insegnanti non sappiano che ognuno è responsabile non soltanto dei suoi alunni, ma di tutti quelli che si trovano davanti a lui.
Mi spiego: l’assistenza durante l’intervallo è nostro dovere. Ogni scuola organizza l’assistenza, stabilendo che debba essere fatta a turni o tutti contemporaneamente. Chi è di assistenza ha il dovere si sorvegliare che i bambini o i ragazzi non si facciano male. E questo vale non sono per le elementari e le medie, ma anche per le superiori. E tutti gli insegnanti devono vigilare, mentre si muovono all’interno della scuola, affinché gli alunni non si facciano male. Molto spesso noto che ci sono insegnanti convinti di essere a posto quando controllano la loro classe.
Recentemente il MIUR è stato condannato a pagare 221 mila euro perché una studentessa di diciassette anni si è suicidata, impiccandosi nei bagni della scuola a scuola. Che colpa ne ha il MIUR? Che colpa ne ha il dirigente dell’istituto dove è avvenuto il fatto? E che colpa ne ha l’insegnante? Viene condannato il MIUR perché qualche suo dipendente ha sbagliato. Ma state tranquilli che il MIUR girerà la colpa a qualcuno. La colpa è questa: la ragazza è entrata e ha potuto recarsi in bagno senza che nessuno se ne accorgesse, né l’insegnante né il personale della scuola. Evidentemente si pretende che la scuola preveda che chi entra venga individuato e controllato. Spesso ai ragazzi delle superiori viene lasciata molta libertà. So di scuole che permettono di uscire e di andare al bar dell’angolo. Ma insegnanti e dirigenti di quelle scuole dovrebbero chiedersi che cosa accadrebbe se un ragazzo venisse investito da un’auto. La colpa sarebbe dell’insegnante che lo ha permesso (o non lo ha impedito) e del dirigente che non ha dato direttive affinché il ragazzo non potesse uscire. Se “tutti fanno così” o se “sono grandi! Che cosa vuoi che succeda?” non interessa a nessuno, se accade qualcosa a uno di quei ragazzi. Tutto va bene finché non succede nulla. E supponiamo che il dirigente abbia messo per iscritto che “nessun alunno può uscire dalla Scuola” e poi chiuda un occhio se qualcuno lo fa.  Pensate che se, in caso di incidente, venisse accusato dal MIUR non farebbe valere quello scritto, indicando gli insegnanti come responsabili?
I bambini e i ragazzi sono beni preziosi che vengono affidati alla scuola, tutta. Abbiamo il dovere di fare di tutto perché non accada loro nulla.
Tutti gli alunni della nostra scuola sono nostri alunni. Dobbiamo smettere di pensare solo alle nostre classettine. E dobbiamo smetterla di offenderci se un insegnante rimprovera i nostri alunni o la nostra classe. Il concetto che “ognuno deve pensare agli alunni suoi” è sbagliato. E lo dice la legge. Noi insegnanti dobbiamo educare tutti gli alunni a un comportamento corretto in modo che nessuno si faccia male. E se gli alunni di altre classi urlano, si inseguono o si picchiano è un problema di tutti gli insegnanti presenti. Non dobbiamo sopportarlo e non dobbiamo permetterlo.
Se un alunno “scappa” dalla classe, che cosa deve fare l’insegnante? “Lascia la classe incustodita per inseguire l'alunno, o aspetta di trovare un bidello e lascia incustodito l'alunno?”. E “se un alunno particolarmente problematico dal punto di vista comportamentale esce dall'aula continuamente, senza che l'insegnante abbia dato il permesso, anzi viene aggredita verbalmente e con gesti irripetibili nel momento in cui dice all'alunno che non può uscire senza permesso, come deve comportarsi?”
Secondo me deve comportarsi come se fosse scattata una sirena d’allarme. La prima volta che l’alunno “scappa” l’insegnante deve attivarsi in modo da seguire l’alunno, dopo aver lasciato la classe in custodia a un bidello e, se non lo trova, a un collega che si trova nell'ora libera e che per pochi minuti potrà senz'altro (e dovrebbe senz'altro) aiutarlo. Questo è uno dei casi in cui una nota sul registro si rende necessaria, anche per segnalare la gravità del fatto. Se l’insegnante si limita a scrivere sul registro passa, agli occhi di tutti, che non è poi così grave scappare.
È perciò il caso di arrabbiarsi molto con l’alunno e di spiegargli perché il suo comportamento è irrispettoso e potenzialmente pericoloso.
Bisogna anche scrivere al dirigente per metterlo al corrente del fatto e chiedere direttive – scritte- su come comportarsi: lasciare senza custodia l’alunno o la classe? Ce lo dica lui. Gli insegnanti devono imparare a esigere da parte del dirigente un aiuto: non ci sono soldi, non ci sono sufficienti collaboratori, non ci sono supplenti? E noi come facciamo a gestire certe situazioni? Noi dobbiamo fare al meglio il nostro dovere. Al resto pensi il dirigente.
Cari colleghi che mi scrivete, mettetecela tutta a essere bravi insegnanti, e imparate a ribellarvi alle situazioni ingestibili, perché alla fine, se succede qualcosa ci andate di mezzo voi e, naturalmente, qualche alunno.
Il dirigente non permette che qualcuno venga sospeso, anche se gli dimostrate di aver fatto tutto il possibile per aiutarlo? Scrivetegli e protocollate quello che scrivete, perché siete voi quelli che di giorno in giorno educano i ragazzi e siete sempre voi quelli che devono sapere quando è il momento di prendere dei provvedimenti disciplinari. Non prendere mai provvedimenti significa diffondere un’idea di impunità che favorisce i comportamenti scorretti e potenzialmente pericolosi.


E se durate l’intervallo o in qualunque altro momento un alunno minaccia di picchiare un altro e voi siete lì presente (l’insegnante è in classe o nelle vicinanze della sua classe), e se i due si picchiano e uno dei due cade, batte la testa e muore (voglio esagerare per rendere l’idea) chi pensate che venga chiamato a dimostrare che non ha potuto fare nulla per impedire la morte del ragazzo? Potete voi dire “Ma non era un mio alunno!”? Io credo di no.




domenica 15 febbraio 2015

"Chi è responsabile degli alunni difficili che escono dalla classe senza permesso e girano per i corridoi?" Prima Parte. 506° post

Scelgo due lettere fra le tante che ricevo da parte di insegnanti  che chiedono chi è responsabile degli alunni difficili che escono dalla classe senza permesso e girano per i corridoi?

Clara mi scrive:
"Gentile professoressa Milani,
le scrivo per avere un suo parere in merito alla situazione che si sta verificando nel mio istituto. Insegno alle medie: otto sezioni, per un totale di quasi seicento alunni distribuiti su tre piani. Gestire la sicurezza non è mai stato facile: il momento dell'intervallo, in particolare, ha sempre richiesto un livello di attenzione molto alto da parte dei docenti occupati nella vigilanza. Tuttavia posso dire che nel corso degli anni, pretendendo dai ragazzi il rispetto di alcune semplici regole, abbiamo sempre garantito un discreto ordine. 
Ultimamente le cose sono cambiate.
Con la nuova dirigente è diventato molto più difficile mettere in atto provvedimenti disciplinari e la filosofia che si intende imporre dall'alto è quella di un permissivismo generalizzato, sulla base del principio che "la punizione non ha valore educativo e l'unica strada percorribile è quella del dialogo e della comprensione".
Premesso che negli anni passati i provvedimenti disciplinari venivano presi solo dopo aver tentato la strada del dialogo e che c'è sempre stata attenzione nei confronti del vissuto e della "storia" di ogni singolo alunno, ora la situazione è la seguente. 
E' sempre più frequente imbattersi, soprattutto durante i cambi d'ora, ma non solo, in alunni che girano per i corridoi parlando ad alta voce o addirittura urlando. Se richiamati, non chiedono scusa o non accettano il rimprovero e il più delle volte perseverano provocatoriamente nel loro comportamento scorretto, mostrandosi del tutto indifferenti al fatto che stanno recando disturbo a chi nelle classi cerca silenzio e concentrazione. Alcuni di questi alunni, poi, si trovano fuori dall'aula durante l'ora di lezione, perché sono "scappati". Mi spiego: sono usciti senza il permesso dell'insegnante, il quale, trovandosi solo, cioè senza la compresenza di un collega e non avendo trovato in quel momento un bidello disponibile a sorvegliare gli altri alunni, non può allontanarsi. A questo proposito le pongo subito un primo quesito. Come deve comportarsi un docente che si venga a trovare nella situazione che ho appena descritto? Lascia la classe incustodita per inseguire l'alunno, o aspetta di trovare un bidello e lascia incustodito l'alunno? Inoltre: se io, insegnante di un'altra classe, mi trovo a passare per caso in corridoio e sorprendo un alunno privo di sorveglianza che si sta comportando in modo pericoloso e che, poniamo il caso, proprio in quel momento si fa male (cosa assai probabile, per come stanno andando le cose), posso essere ritenuta responsabile dell'accaduto?
L'intervallo, poi, si sta trasformando ogni giorno di più in un momento ad alto tasso di rischio. A parte alcuni colleghi eccessivamente ottimisti (forse sarebbe meglio dire "incoscienti"), che sembrano non rendersi conto della pericolosità di certe situazioni, gli insegnanti vivono ormai la ricreazione con grande apprensione. A poco o nulla valgono i continui richiami ("non sporgerti dalla ringhiera, non correre, non mettere le mani addosso al compagno"...): i ragazzi ormai hanno capito che nessun serio provvedimento seguirà le nostre parole! Io sono preoccupata. La dirigente fa orecchie da mercante e tende sconsideratamente a minimizzare, ma la situazione peggiora a vista d'occhio e ho paura di trovarmi ad essere presente, e dunque mio malgrado responsabile, nel momento in cui capiterà una disgrazia e qualcuno si farà male sul serio. Le chiedo: devo tollerare questa situazione? E, più in generale, devo accettare che nella scuola, istituzione nella quale lavoro e della quale faccio parte, regnino impunità, permissivismo e maleducazione? 
La saluto, in attesa di una risposta. Clara"

E mi scrive Daniela:

"Gentile Professoressa, in molti Le chiedono se un insegnante può mandare fuori dall'aula un alunno particolarmente fastidioso e, giustamente, lei risponde che non si può, in nessun caso. Io le chiedo: se un alunno particolarmente problematico dal punto di vista comportamentale esce dall'aula continuamente, senza che l'insegnante abbia dato il permesso, anzi viene aggredita verbalmente e con gesti irripetibili nel momento in cui dice all'alunno che non può uscire senza permesso, come deve comportarsi? è sufficiente scrivere sul registro che l'alunno è uscito senza permesso? Di chi è la responsabilità nel caso che l'alunno commetta qualche azione grave ai danni di altri? La ringrazio per la Sua attenzione e Le invio distinti saluti. Daniela"

Continua...

venerdì 13 febbraio 2015

Finalmente la nuova edizione si trova facilmente su Amazon!

Cari lettori, vi informo che dopo mesi di insistenze  da parte mia sono riuscita a fare in modo che Amazon rendesse più facile la ricerca della seconda edizione del mio libro.

Bisogna scrivere il titolo completo 

L'arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi

perché se si scrive soltanto 

L'arte di insegnare  

esce la prima edizione.
Ecco il link!  

Grazie!

giovedì 12 febbraio 2015

“È giusto che un bimbo che ha già delle difficoltà di apprendimento venga penalizzato sui voti?” 505° post

Viviana mi scrive:
“Salve, sono una alquanto disperata per i risultati scolastici di mio figlio. Mattia frequenta la quarta elementare di un piccolo paese. La scuola ha una unica sezione dalla prima elementare fino alla quinta. Ci siamo trasferiti quando Mattia ha iniziato la prima elementare. Aveva un maestro unico e a scuola andava tutto bene. Il secondo anno è subentrata un'altra insegnante perché il maestro era andato in pensione. Da qui sono nati i miei problemi con l'andamento scolastico di mio figlio. I voti erano sempre sul sei e a volte anche cinque. Vedevo il bimbo faticare per fare i compiti e notavo un senso di disagio per la scuola, avendo anche episodi di terrori notturni e parlando di questo con la pediatra mi aveva consigliato di farlo mangiare leggero la sera e non fargli vedere film particolarmente violenti. Sembra che il tutto si sia risolto nel giro di un mese. Ma il suo andamento scolastico non ingranava, l'insegnante mi diceva che era un bambino timido e svogliato e questo si ripercuoteva sui suoi voti. È stato affiancato per brevi periodi (purtroppo le condizioni economiche non sono delle migliori) ad una ragazza per lo studio e così i risultati sono un pò migliorati. Alla fine della terza elementare io ero più disperata di prima e ho deciso da sola di fare una consulenza psicologica per l'apprendimento scolastico. Hanno diagnosticato a Mattia la discalculia così ho fatto presente alle maestre anche questo problema di cui non si erano mai accorte. Mio figlio purtroppo non migliora con i voti anzi all'ultimo compito l'insegnante gli ha anche abbassato il voto come punizione perché preso dalla curiosità di alcuni fogli sulla cattedra lui con altri bimbi ha sbirciato facendosi sorprendere dalla maestra che come punizione gli ha abbassato il voto. Per lui è stato molto umiliante perché per la prima volta era riuscito ad ottenere un qualcosa in più. Adesso stiamo tornando di nuovo nella fase dei terrori notturni. Vedo che non ha proprio più quell'entusiasmo del primo anno. Io di certo non sono una mamma modello e spesso non capivo le sue difficoltà nello studio e mi arrabbiavo con lui e questo non ha giovato sulla sua autostima e timidezza. Ora per l'ennesima volta chiedo alla maestra di avere una sensibilità maggiore nei confronti di mio figlio? È giusto che un bimbo che ha già delle difficoltà di apprendimento venga penalizzato sui voti? Avrei preferito la nota sul diario o una mezz'oretta fuori dalla classe piuttosto che minare ancora di più il suo impegno. 
Scusi ancora per lo sfogo ma ci tengo molto al mio ometto e cerco di aiutarlo con ogni mezzo possibile.”

Cara Viviana, mi chiedi: “è giusto che un bimbo che ha già delle difficoltà di apprendimento venga penalizzato sui voti?”. 
No, non è giusto. 
Un bambino piccolo, a scuola, deve trovare prima di tutto accoglienza, comprensione, aiuto. I voti dovrebbero essere aboliti almeno fino alla terza elementare, tanto più se numerici. Meglio sarebbe introdurli solo in quinta. E c’è da discutere della loro utilità anche alle medie.
Noi insegnanti dovremmo proprio pensarsi su. Ma che cosa può significare, per un bambino piccolo, un 6, un 5? E non ha molto senso neanche un  o un  !  Tutt’al più si potrebbe dire (proprio a voce) un “bravo!” o un “non va ancora bene, riprova. Vieni che ti aiuto”. Ma un 6! Un 5! Un 4! Sono concetti astratti! Pensandoci bene, che senso ha?
Un bambino di sette anni ha appena imparato a stare a scuola, a scrivere, a leggere. Ha imparato da poco a non fare la pipì addosso, a pulirsi quando fa la cacca. Forse bagna ancora il letto. E noi, quando sbaglia, invece di incoraggiarlo, gli mettiamo 5? E magari pretendiamo che a cinque anni capisca che non è a lui che diamo 5 ma al suo compito? Ma via! Colleghi che ancora fate note e mettete votacci ai bambini, guardatevi intorno! Ci sono tanti maestri e maestre che non mettono insufficienze ai bambini. Fatelo anche voi.
A un bambino – poi – che ha anche difficoltà di apprendimento (delle quali avrebbe dovuto accorgersi l’insegnante) si mette 5 e 6? Ma con quale scopo? Per punirlo perché non riesce? “L’insegnante mi diceva che era un bambino timido e svogliato e questo si ripercuoteva sui suoi voti”, scrive Viviana. Ma che cosa significa? È timido e gli do 5 di aritmetica o di storia? Ma che cosa c’entra? È svogliato e gli do 5 di scienze? Semmai glielo do di comportamento. E se il bambino è timido diventerà meno timido se gli do 5? E se il bambino è svogliato non può darsi che sia io quella che deve insegnargli a non aver paura, ad aver voglia di studiare? Chi deve insegnarglielo? La mamma? Il nonno? Il padre?
E se fossi io – insegnante - che non riesco a essere interessante? 
Quando scrivo che gli insegnanti (noi- tutti) devono essere preparati intendo questo: dobbiamo sapere risolvere i problemi dei bambini; dobbiamo saperli interessare. Ci sono insegnanti di scuola elementare che fanno cose fantastiche (basta guardare fra i tanti blog). Sono sicura che trovano come rendere meno timidi e più volenterosi i loro alunni.
Immagino che la mamma di Mattia abbia parlato alla maestra dei terrori notturni del bambino. La maestra avrebbe dovuto porsi delle domande e cercare di aiutarlo. Ma pare che questo non sia avvenuto.
 Se anche un bambino non sapesse fare nulla, non gli si dà 5: lo si aiuta, lo si incoraggia, si cerca di convincerlo che può farcela. E invece quella maestra – evidentemente - pensa di spronarlo dandogli un 5 di cui sicuramente il bambino non conosce bene neanche il significato e sa solo che è una cosa brutta. O pensa che sia suo alto dovere registrare con un voto questa sua incapacità o svogliatezza.
“All'ultimo compito l'insegnante gli ha anche abbassato il voto come punizione perché preso dalla curiosità di alcuni fogli sulla cattedra lui con altri bimbi ha sbirciato facendosi sorprendere dalla maestra che come punizione gli ha abbassato il voto”: questa è la cosa più grave, secondo me. Ma che cosa c’entra il voto sul compito svolto con il voto sul comportamento? È come se uno preparasse una ottima torta e poi si comportasse male: dico che la sua torta è cattiva? 
Cara Viviana, adesso il bambino è in quarta. Non so che cosa consigliarti. Difficilmente la maestra può cambiare, ma può accadere. Stringi i denti e non ti rattristare. Vedrai che il bambino dimenticherà tutto quando andrà alle medie. Adesso cerca solo di far capire alla maestra che il bambino vive la scuola con disagio. Chiedile di aiutarlo.
Speriamo che legga questo post, e anche il mio libro.
Fammi sapere.

sabato 7 febbraio 2015

Cari lettori, mi serve il vostro aiuto! 504° post



Cari lettori, oggi chiedo io a voi un aiuto.
Vi spiego subito quello che potete fare per me.
Mi hanno detto che ci sono librerie nelle quali non c'è il mio libro. Oggi sono andata a vedere in una libreria e, dopo aver costatato che il libro non era esposto, mi sono rivolta al libraio. Ecco il dialogo:
"Buongiorno! Avete il libro 'L'arte di insegnare', la nuova edizione?".
"Lo avevamo...Un momento che guardo....No, non lo abbiamo. Lo abbiamo sempre avuto, però. Ma non esiste una seconda edizione."
"No no, so che esiste."
"Però è uguale alla prima".
"No, guardi bene...C'è un intero capitolo nuovo"
"Ah...è vero, ha ragione". 

Ecco. Vorrei proprio sapere se è una situazione diffusa o se sono casi isolati. Se la situazione fosse questa, come farebbero le persone (non tutti mi seguono sul blog o su facebook! :-)) a sapere che esiste il libro? Gli editori pubblicano molti libri e non possono continuare a pubblicizzare un libro. Per questo è molto importante che lo pubblicizziate voi, che apprezzate quello che scrivo. 
Allora vi chiedo di darmi una mano a controllare se nelle librerie della vostra città il libro c'è o no. Se non c'è, consigliate al libraio di tenerlo in libreria! So che tanti di voi lo faranno, e perciò: grazie!!
Fatemi sapere!

giovedì 5 febbraio 2015

SUPERATE le 666.666 visite al blog !!!!!!


SUPERATE le
SEICENTOSESSANTASEIMILA
SEICENTOSESSANTASEI
VISITE AL BLOG :-)


Grazie a tutti quelli che mi seguono


 :-)


domenica 1 febbraio 2015

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