Elisabetta mi scrive:
“Gentile Professoressa
Milani,
sono la mamma di un
bambino di seconda elementare nella cui classe c'è un bambino con comportamenti
quotidiani violenti ed incontrollabili: ad un certo punto della mattina decide
che si è stufato di lavorare e disturba gli altri e le maestre, strappa via i
quaderni, toglie le sedie da sotto, lancia gli oggetti che ha a portata di
mano, urla continuamente. Se contraddetto o ripreso reagisce con crisi di
rabbia molto violente, si scaglia contro gli altri ed in due occasioni ha
picchiato anche la maestra.
Le relazioni delle
maestre alla Dirigente sono ormai quotidiane, tutti i genitori hanno scritto
alla Dirigente chiedendo il suo intervento che si è tradotto nel predisporre
una compresenza per sole 9 ore la settimana che tra l'altro ancora non è stata
attivata.
I genitori del bambino
in questione, dopo che questi episodi hanno raggiunto un limite intollerabile e
sono stati ripresi anche abbastanza veementemente dagli altri genitori, hanno
acconsentito a far vedere il bambino da uno specialista ma i tempi per
un'eventuale certificazione (se ci sarà) saranno lunghissimi e continuano a
sostenere che il bambino è solo esuberante, viene provocato dagli altri bambini
e non sa essere gestito dalle maestre.
Gli altri bambini tornano
a casa lamentando malesseri di varia natura, dal mal di testa alla stanchezza,
al mal di orecchie, a dolori vari perché presi di mira dal bambino con calci,
pugni o cose, mostrano timore per questi comportamenti, alcuni la mattina
all'ingresso hanno il mal di pancia, inventano malesseri per non entrare nella
classe, mostrano un grave disamoramento per la scuola.
Aggiungo che la maestra
principale si è prodigata in ogni modo per trovare una soluzione, ma anche lei
è fisicamente ed emotivamente provata ed è allo stremo delle forze.
Fermo restando il
diritto di questo bambino di essere incluso nella classe, aiutato e non
allontanato, dov'è il diritto degli altri bambini ad un clima sereno e ad un
ambiente di apprendimento consono alla loro età? Cosa si può fare per non
ledere il diritto di nessuno?
Grazie e complimenti per
il suo interessante blog, Elisabetta.”
Cara Elisabetta, la
capisco benissimo. Se ha letto il mio blog sa già che scrivo sempre che i
bambini difficili devono essere aiutati. Molti genitori non lo capiscono e
vorrebbero soltanto liberarsi del bambino problematico una volta per tutte. Ma
vedo che lei lo sa. Lo so io, lo sa lei, lo sa la maestra e lo sa la Dirigente.
Ma non lo sa lo Stato. Chi è fuori dalla Scuola non si rende conto di che cosa
vuol dire avere un bambino violento in classe. Di solito quelli che lo
capiscono di meno sono proprio i genitori del bambino violento, che pensano che
in fondo “il bambino è solo esuberante, viene provocato dagli altri bambini e
non sa essere gestito dalle maestre”. Mi creda, ricevo molte lettere anche da
questo tipo di genitore.
Che cosa fare? Come
tutelare i bambini dalla furia di un bambino violento e prepotente? Lasciare fare
e aspettare che una penna volante arrivi nell’occhio di un bambino e glielo
faccia perdere? Direi di no.
È evidente in questo
caso che gli insegnanti non possono impedire al bambino di lanciare oggetti, di
dare calci, di urlare. Possono rimproverarlo, ma non possono né
schiaffeggiarlo, né legarlo, né buttarlo fuori dall’aula, né trattenerlo con la
forza, come vorrebbero certi genitori. L’insegnante può solo cercare di
convincere il bambino. Ma in certi casi non basta. Quindi l’insegnante non può
essere accusato di “culpa in vigilando”, cioè di non essere stato abbastanza attento.
Esiste però una culpa in educando di
cui ho già parlato (clicchi sul link in fondo al post). È l’articolo 2048 del Codice
Civile, e stabilisce che il padre e la madre sono responsabili del fatto
illecito dei figli minori.
Quindi: il bambino non
ha colpa di essere così violento. O soffre di qualche disturbo del
comportamento o è stato abituato male.
Nel primo caso i
genitori hanno il dovere di sottoporlo a visita specialistica. Nel secondo caso
i genitori hanno la colpa di averlo educato male.
La maestra che è stata
picchiata avrebbe dovuto prendere provvedimenti in quel momento, anche da sola,
se la Dirigente o i colleghi tentennavano. Non si può accettare di essere
picchiati nel posto di lavoro, neanche da un bambino. Quali provvedimenti
poteva prendere? Poteva scrivere una lettera alla dirigente chiedendo di
intervenire perché non accadesse più.
Il genitore che si è
visto arrivare a casa il bambino che era stato picchiato avrebbe dovuto fare la
stessa cosa.
Il dirigente è
responsabile di quello che avviene nella Scuola e deve trovare delle soluzioni.
In questo caso, per esempio, dovrebbe fare una segnalazione ai servizi sociali
perché si facciano carico della situazione di quella famiglia e cerchino di
capire se la violenza del bambino nasce da problemi in casa. Dovrebbe poi,
insieme a genitori e a insegnanti, scrivere a tutti quelli che possono essere
coinvolti, per responsabilizzarli affinché trovino una soluzione. Prima cosa
fra tutte, una corsia preferenziale lampo per la visita specialista richiesta
dalla famiglia, perché se succede qualcosa a un bambino, qualcuno deve pagare
per non aver fatto nulla per evitarlo. E non deve essere la maestra quel “qualcuno”.
Bisogna protestare finché non si ottiene la visita. Bisogna protestare a gran
voce finché non viene attivata la compresenza.
Non si può una intera
classe essere ostaggio di un bambino che “strappa via i quaderni, toglie le
sedie da sotto, lancia gli oggetti che ha a portata di mano, urla continuamente”.
Non si può vivere nel terrore che scoppi da un momento all’altro la furia del
bambino, e capiti qualcosa. La scuola deve essere un luogo dove si va
volentieri. Il bambino va aiutato immediatamente, perché non ha colpe. Che
colpe può avere un bambino piccolo per come si comporta? Ma non dobbiamo
dimenticare che neanche gli altri bambini hanno delle colpe.
Dobbiamo proteggerli
subito.