Giuseppina mi scrive:
“Gentilissima Isabella ho
assoluto e urgente bisogno del tuo aiuto.
insegno Educazione
Fisica nella scuola media; quest’anno ho iniziato l’anno seguendo il più
possibile le tue indicazioni. Al momento tutto procede bene, anche se con il
passare del tempo si tende a lasciar correre alcune cose.
Ho una classe, però, una
seconda media di 16 elementi (13 maschi e 3 femmine) che mi crea molti
problemi. Classe irrequieta, chiacchierona, molti elementi vengono a scuola
solo per divertirsi, si fanno scherzi di continuo usano molti epiteti fra di
loro tipo: scemo, cretino …,se possibile inseriscono qualche bestemmia o simil tale. Insoddisfatti della mia presenza e del mio modo di fare lezione o di
voler fare lezione.
Insomma credo che tu
abbia capito di che tipo di classe si tratta. L’anno scorso era bella la
lezione, l’anno scorso giocavano, le lezioni di quest’anno non piacciono (non
sono riuscita a farne nemmeno una)…
Quando mi imbatto in una
classe così demotivata e scoraggiante crollo. Mi succede sempre, anche con
tutti i miei anni d’insegnamento. Mi butto giù, non riesco a recuperare
autorevolezza e autorità e passo gran parte dell’anno a cercare di far
rispettare un minimo di regole. Come intervenire? Ho provato tutto l’approccio
di prassi, il primo giorno mi hanno ascoltato, la seconda lezione hanno già
cominciato a lamentarsi. Oggi è stato il massimo, siamo usciti nel giardino al
di fuori della scuola, non hanno seguito gli esercizi, hanno cominciato a
imbrogliare sulle posizioni, a inventarsi malanni vari.
Prof sono in un mare di
guai, già da lunedì li ho due ore consecutive che fare? Con loro l’approccio
costruttivo di tipo verbale non funziona (… perché parlate usando termini non
adeguati, perché giocate e ridete di ogni cosa …), e che succederà in palestra?
Dovrò farli giocare per poi piano piano portarli alla lezione completa? Mi
seguiranno? Oppure? Se non trovo subito una soluzione so che perderò il
controllo e il tempo con loro si trasformerà in mera sopravvivenza. Non voglio
che succeda, ma non so come intervenire, come pormi, come recuperare! Intanto
ho già annunciato che lunedì ci saranno verifiche pratiche. In questi casi vado
in tilt, è una mia carenza, non ho ancora acquisito, nonostante l’esperienza un
giusto modo di rapportarmi con le classi prevalentemente maschili.
Grazie prof per avermi
seguito fin qui, in attesa ansiosa di un conforto ti invio cari saluti
Giuseppina
p.s.: ad un ragazzino che "scherzando", come ha poi sottolineato ha
detto: " professore' io dico ai miei genitori che lei dice le
parolacce" mentre durante una lezione pratica, per l'esecuzione di un esercizio
ho chiesto, in forma bonaria e scherzosa, di alzare il culetto. Ma come si deve
reagire a queste "minacce". Grazie ancora. Giuseppina”
Cara Giuseppina, ho evidenziato la frase secondo me più importante: "il primo giorno mi hanno ascoltato, la seconda lezione hanno già cominciato a lamentarsi. "
Ecco l'errore. Tu dici che hai seguito il più possibile le mie indicazioni. Ma nel libro non c'è forse scritto (a pag. 190) "vi consiglio di non fare lezione finché non avete gestito la classe e ottenuto il silenzio."? Quello che tu hai fatto è un errore: hai cercato e cerchi di fare lezione anche se non vogliono. Loro devono fare lezione, e sei tu a decidere che cosa devono fare. Appena hanno cominciato la lezione avresti dovuto smettere. Scrivi: "non hanno seguito gli esercizi, hanno cominciato a imbrogliare sulle posizioni, a inventarsi malanni vari".
E tu? Guarda la scena dal di fuori: loro che scherzano, inventano malanni, fanno i furbetti, e tu, lì, a implorarli di fare lezione, come se la lezione fosse un favore che loro fanno a te.
Lo so, non li hai implorati esplicitamente, ma se rileggi la frase vedrai che dal di fuori (e a loro) appare così. Ti chiedi "Mi seguiranno?" Avrai fatto trasparire il fatto che dubiti che ti sentiranno, invece di far pensare che sicuramente ti seguiranno.
Allora: ripensaci. Rifletti bene e metti a fuoco la situazione: tu stai lavorando, stai aiutandoli ad imparare, e loro stanno studiando e sono lì per imparare, non per giocare o prendere in giro. Renditene conto, e poi entra in classe con lo sguardo che dice tutto questo: "Adesso basta! la lezione è questa e se non c'è silenzio io non ve la faccio più e invece di fare esercizi passiamo il tempo a capire perché vi comportate così. Visto che non siete in grado di fare lezione pratica, passerò a quella teorica finché non mi chiederete di fare lezioni in palestra. Mi dispiace per chi voleva fare lezione: vedete bene che non si può e non intendo combattere per fare lezione. Vorrà dire che vi valuterò sulla parte teorica e alla fine farò fare delle prove pratiche. Se non saprete farle perché non avete fatto esercizio, pazienza, la valutazione sarà insufficiente." Naturalmente, dopo lo sguardo usa le parole.
L'efficacia della lezione parte da prima di entrare in classe. Metà del successo della lezione dipende dal momento che precede la lezione,
Ricomincia tutto da capo, Giuseppina.
Fammi sapere!
p. s. Evita di parlare di "culetto": anche se non è un'offesa o una parolaccia, contribuisce alla tua insicurezza perché, anche solo per un secondo, avrai fatto uno sguardo spaventato, e questo non ti aiuta. Avresti dovuto riderci sopra e dire: "buona questa!".