Alba mi scrive:
“Cara professoressa Milani, ho
appena ordinato il suo libro e ho dato un'occhiata al suo blog: molto bello e
ovviamente utile; fare scuola oggi è difficile, ma se hai modo di confrontarti
con i colleghi alla fine le soluzioni si trovano, anche per i problemi più
spinosi.
Sono un'insegnante per passione e
per scelta, a giugno stanchissima ma a settembre felice di ricominciare.
Insegno Lettere alle scuole medie
e quest'anno ho una seconda e una terza, che conosco da quando hanno iniziato
la secondaria di primo grado.
Il mio problema principale è
questo: ho notato in me che in certi casi, di fronte a qualche comportamento
dei ragazzi non corretto, perdo la pazienza, e mi dispiace. Mi ritengo una
persona in genere paziente, ma a volte certi atteggiamenti dei ragazzi mi
"toccano" nel profondo e devo assolutamente farmi una forza terribile
per non rimproverare e non alzare la voce.
I miei ragazzi sono abbastanza
educati, sono fortunata: ho un bel rapporto con loro e mi metto sempre nei loro panni quando affronto magari
un argomento un po' noioso o difficile : per cui o col sorriso o con un
atteggiamento di sfida alla materia riesco ad attrarli dalla mia parte per
magari alla fine sentirmi dire : "Prof. , non era poi così
difficile!". Piccole soddisfazioni incomprensibili ai a più...ma che mi
rendono così felice...
I problemi che trovo più
difficile risolvere però riguardano sempre il comportamento. Ho un alunno che
ha un modo di fare irritante (non è cattivo, né violento) ma sa essere così
irritante verso i compagni che veramente
a volte faccio fatica a non sgridarlo.
Come fa? Così: fa agli altri ciò
che non vuole sia fatto a lui. E' pronto con una battuta cattiva quando
qualcuno fa una gaffe, ma se la fa lui e viene ricambiato con la stessa moneta,
apriti cielo! E' molto permaloso, ma non ammette che lo possano essere anche
gli altri!
Sempre pronto a dire la sua su
tutto e tutti, se qualcuno gli fa un'osservazione è un reato di lesa maestà, la
sua.
In prima media erano pianti! in
seconda si lamentava (ha pure una voce così squillante!) e metteva il muso. Ora
è in terza e si lamenta un po' meno, ma reagisce sempre con veemenza quando i
compagni o le compagne lo ripagano con la stessa scortesia che usa lui nei
confronti degli altri. Mi piacerebbe poterlo aiutare, è difficile avere amici
quando si è così petulanti e "cattivi". Sembra non comprendere che si
mette tutti contro. Inoltre mi è sempre molto difficile cercare di sbrogliare
le diatribe che sorgono in classe a causa sua: vorrei fargli comprendere che
sbaglia, ma non riesco a farlo ragionare. Si dimentica che le battutacce di cui
è oggetto sono esattamente le stesse che ha già fatto lui. Sa, cara prof.
Milani, che cosa penso a volte? Che gli sta bene! Ma ovviamente io devo fargli
capire che deve comportarsi in modo diverso, che non è giusto trattare male gli
altri e pretendere poi che ti siano amici. Non credo sia viziato, forse un po'
solo e bisognoso d'affetto.
Tema dato per le vacanze:
raccontare un episodio della vita che ti ha fatto riflettere, che ti ha
segnato... So che da piccolo col fratellino è scappato di casa: era inverno, i
genitori hanno chiamato la polizia...insomma, sono stati via tre giorni 'sti
bambini. Avevo pensato che forse nel tema poteva raccontare quell'episodio.
Sa che ha scritto? Che non si può
chiedere di raccontare un episodio del genere a ragazzini così giovani, non
hanno mica vissuto così tanto da poter raccontare un fatto significativo, nel
bene o nel male! Eppure tutti hanno parlato di un'esperienza che ha fatto un
po' cambiare le cose nella loro vita: mi hanno scritto di un trasloco, della
nascita di un fratellino, del matrimonio della zia più giovane, del cambiamento
della squadra di calcio in cui giocavano, della perdita di un nonno, della
perdita di un animale molto amato, della laurea di un cugino, del primo viaggio
all'estero, ecc.. tutti hanno potuto raccontare qualcosa in linea con
l'argomento dato.
E lui che fa? Dice che non si
può, non può essere successo niente ad un ragazzino che ha solo 13 anni. Nessun
ragazzino di 13 anni ha qualcosa da raccontare.
Ecco, io mi sono arrabbiata.
Sento che non sto facendo la cosa giusta; ho parlato anche col papà, che è
molto severo con i figli. Non so proprio che fare perché un atteggiamento del
genere mi fa proprio perdere la pazienza; è vero che è un po' migliorato dal
primo anno, ma un ragazzino così stressante non l'avevo ancora trovato.
E pensare che è il più bravo in
grammatica: fa sempre i compiti perfetti, mai un errore. L'ho anche lodato per
questo.
Allora insuperbisce così tanto
che i compagni gli stanno ancora più lontano. Finché non gli passa.
Mentre scrivo mi viene da
sorridere; sembra proprio il personaggio di un film. Eppure ha delle qualità: è
un intuitivo, se comprende un procedimento lo applica senza problemi anche in
situazioni diverse, insomma: una bella mente. E poi in certe situazioni ha
anche delle premure molto carine, nei confronti delle compagne ad esempio. I
ragazzi lo sopportano molto meno. Forse non devo farmene un problema; forse
deve solo confrontarsi con i suoi simili per capire come ci si comporta
con gli altri, forse deve solo
stare con i coetanei il più possibile e fare esperienza con loro. Scusi lo
sfogo, ma a volte lo rimprovero aspramente e poi mi sento in colpa.
Forse non ho l'atteggiamento
giusto. Qualche consiglio? Grazie. La saluto cordialmente. Alba.”
Cara Alba, si percepisce
benissimo l’interesse che provi per gli alunni. E questo è uno dei segreti del
successo per un insegnante. Mi sembra che tu stia andando bene. È importante che tu ti tolga
dalla mente l’idea che dovresti non arrabbiarti mai, non alzare mai la voce e
non sgridare i ragazzi. Anzi, ti dico che, quando serve, devi arrabbiarti, devi alzare la voce e devi
sgridare chi si comporta male. Un urlo che richiami l'attenzione di colpo è spesso necessario. Quello che non devi fare è arrabbiarti provando astio,
urlare come una gallina spennata, e rimproverare offendendo.
E veniamo all'alunno irritante, permaloso,
che fa battute cattive e pretende che nessuno reagisca.
Quello che “da piccolo col
fratellino è scappato di casa”. Bisogna chiedersi: è normale scappare di casa? Perché è scappato? Quando
“dice che non può essere successo niente ad un ragazzino che ha
solo 13 anni”, forse è arrabbiato perché gli hai chiesto qualcosa che non vuole
raccontare. Forse a casa qualcuno lo offende e lui si vendica dei torti subiti
prendendosela con i compagni. Forse, come dici, è solo “ un po' solo e
bisognoso d'affetto”. Forse fa delle prove per vedere se gli altri gli vogliono
bene. Non sei una psicologa (e non devi esserlo). Ma puoi vedere che sicuramente non è un bambino sereno e va aiutato. L’aiuto che devi
dargli, però, non consiste nel “perdonare” i suoi comportamenti, ma nel
farglieli notare. Parlagli a tu per tu. Chiedigli perché si comporta così. Chiedigli
se desidera proprio rimanere solo o se non si accorge del fatto che comportandosi
così finirà per rimanere solo. Spiegagli che si comporta male e fagli notare
che quello che lui ha detto a Tizio lunedì, è sostanzialmente identico a quello
che Caio ha detto a lui mercoledì. Chiedigli per quale misterioso motivo lui
pensa di avere il diritto di offendere gli altri e si offende se lo fanno a lui.
E, infine, digli che la prossima volta che lui farà una battuta cattiva tu la
farai a lui, perché, anche se è sbagliato, è l’unico modo che hai per fargli
capire che cosa si prova. E digli che lo farai in classe (naturalmente non lo farai, invece). Spiegagli che
quello che ha detto del tema è assurdo, e la prova consiste nel fatto che tutti
gli altri lo hanno fatto. Digli “Se il titolo ti ha causato qualche problema,
parlamene. Posso aiutarti. Ma se non ammetti di aver sbagliato la prossima
volta che contesti quello che faccio prenderò dei provvedimenti. Ma se tu
adesso mi dici che hai capito di aver sbagliato e ti scuserai per il tuo
comportamento passato, considererò chiuso il problema e potrai ricominciare una
nuova vita: tu non dovrai permetterti di offendere nessuno e nessuno dovrà
permettersi di offendere te. Questo è quello che posso fare per aiutarti, senza
passare a prendere dei provvedimenti. Decidi tu.”
Cara Alba, è giusto che tu ti
faccia un problema del comportamento di questo alunno, perché è un alunno
difficile e devi aiutarlo. Stai andando bene: vedrai che troverai la soluzione.
Fammi sapere! E fammi sapere se
ti è piaciuto il libro!