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ed esponi il tuo problema. Scrivi tranquillamente, e metti sempre un nome perché il tuo nome vero non comparirà assolutamente. Comparirà un nome fittizio e, se occorre, modificherò tutti i dati che possono renderti riconoscibile. Per questo motivo, mandandomi una lettera, accetti che io la pubblichi. Se i particolari cambiano, la sostanza no e quello che ti sembra che si verifichi solo a te capita a molti e perciò mi sembra giusto condividere sul blog la risposta. IMPORTANTE: se scrivi un commento sul BLOG, NON FIRMARE CON IL TUO NOME E COGNOME VERI se non vuoi essere riconosciuto, perché io non posso modificare i commenti.
Non mi scrivere sulla chat di Facebook, perché non posso rispondere da lì.
Ricevo molte mail e perciò capirai che purtroppo non posso più assicurare a tutti una risposta. Comunque, cerco di rispondere a tutti, e se vedi che non lo faccio, dopo un po' scrivimi di nuovo, perché può capitare che mi sfugga qualche messaggio.
Proprio perché ricevo molte lettere, ti prego, prima di chiedermi un parere, di leggere i post arretrati (ce ne sono moltissimi sulla scuola), usando la stringa di ricerca; capisco che è più lungo, ma devi capire anche che se ho già spiegato più volte un concetto mi sembra inutile farlo di nuovo, per fare risparmiare tempo a te :-)).
INFORMAZIONI PERSONALI
- ISABELLA MILANI
- La professoressa Milani, toscana, è un’insegnante, una scrittrice e una blogger. Ha un’esperienza di insegnamento alle medie inferiori e superiori più che trentennale. Oggi si dedica a studiare, a scrivere e a dare consigli a insegnanti e genitori. "Isabella Milani" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy degli alunni, dei loro genitori e dei colleghi. È l'autrice di "L'ARTE DI INSEGNARE. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi", e di "Maleducati o educati male. Consigli pratici di un'insegnante per una nuova intesa fra scuola e famiglia", entrambi per Vallardi.
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domenica 29 gennaio 2012
“Non voglio avere ragazzi in presidenza. Le classi dovete saperle gestire voi!” . 278°
venerdì 27 gennaio 2012
Giornata della memoria: perché dobbiamo ricordare. 277°
Le parole che seguono non sono mie. Sono parole di chi ha vissuto la Shoah, direttamente o indirettamente. Leggetele ai ragazzi, perché non dimentichino. Leggetele oggi, che è la giornata della memoria. Ma anche in un giorno qualsiasi dell’anno. E ricordiamo loro che tutti i genocidi, di tutti i colori – fascisti, nazisti, comunisti, o di altra origine – sono una barbarie da non dimenticare.
"Sorgono allora delle domande: perché dobbiamo ricordare? E che cosa bisogna ricordare?
Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, e' un Nemico si pongono le premesse di una catena al cui termine, scrive Levi, c'e' il Lager, il campo di sterminio." Vittorio Foa
°°°°
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare."
Rev. Martin Niemoller
°°°°
Liana Millu Il fumo di Birkenau , Firenze, Giuntina, 1995
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Elie Wiesel, La notte
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Venerdì 24 dicembre 1943
"È molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perché sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perché credo tuttora alla bontà dell'uomo. Anne Frank". Dal “Diario di Anna Frank”.
°°°°
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L'arrivo al campo.
“Sono stato arrestato a Roma con la mia famiglia. La notte del 17 maggio del ’44 ci misero in 64 in un vagone. Fu un viaggio allucinante, tutti piangevano, i lamenti dei bambini si sentivano da fuori, ma nelle stazioni nessuno poteva intervenire, sarebbe bastato uno sguardo di pietà. Le SS sorvegliavano il convoglio. Viaggiavamo nei nostri escrementi: Fossoli, Monaco di Baviera, Birkenau-Auschwitz I. arrivammo dentro il campo di concentramento, dalle fessure vedevamo le SS con i bastoni e i cani. Scendemmo, ci picchiarono, ci divisero. Formammo due file, andai alla ricerca dei miei fratellini, di mia madre, noi non capivamo, lei sì: mi benedì ala maniera ebraica, mi abbracciò e disse “andate”. Non l’ho più rivista. Mio padre, intanto, andava verso la camera a gas con mio nonno. Si girava, mi guardava, salutava, alzava il braccio. Noi arrivammo alla “sauna”, ci spogliarono, ci tagliarono anche i capelli. E ci diedero un numero di matricola. “Dove sono i miei genitori?”, chiesi a un altro sventurato. E lui rispose: “Vedi quel fumo del camino? Sono già usciti da lì”.
Testimonianza di Piero Terracina, deportato ad Auschwitz. Liberato il 27 gennaio 1945.
°°°
"…Viene quindi requisito uno spazzolino da denti, un servizio di posate comprendente 38 posate , n° 15 bicchieri di cristallo, una radio, una bambola con testa ed arti in porcellana, un cavallo a dondolo in legno, un trenino di ferro (una locomotiva, 4 vagoncini e relativi binari) una bandiera con stemma sabaudo…" Da un documento.
martedì 24 gennaio 2012
Eccoci arrivati di nuovo al giorno della Memoria. 276°
27 gennaio. “Giorno della Memoria”. Abbiamo dovuto istituire un giorno apposta, per ricordarci di non dimenticare.
Noi insegnanti di Storia lo spieghiamo ogni anno, che cosa è stata la Shoah. I ragazzi devono sapere, perché il ricordo collettivo svanisce, se non lo si richiama alla mente. È nostro dovere, farlo.
E per me, ogni volta, è come la prima volta. Ogni volta provo lo stesso dolore, la stessa rabbia, la stessa incredulità, e non so spiegarmi come sia potuto accadere. Ho urgenza di raccontare tutto ai miei alunni perché provo anche paura, perché so che quello che è accaduto una volta, anche soltanto una volta, può accadere di nuovo. È questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli e ai nostri alunni. Ad aver paura dell'odio.
Devono sapere che quello che è accaduto durante la seconda guerra mondiale nei campi di sterminio accade ancora in certe parti del mondo. Anche in questo momento, mentre mangiamo un cioccolatino, mentre leggiamo o scriviamo queste parole. E non lo sappiamo. O, se lo sappiamo, non facciamo nulla. Almeno, quindi, cerchiamo di fare in modo che si sappia che l’Essere umano è capace di queste atrocità, se gli si permette di dare sfogo al suo egoismo e alla sua pazzia.
Per capire che cosa è davvero accaduto e che cosa accade ogni volta che qualcuno picchia, o stupra, o umilia, o affama o toglie la libertà a un suo simile, pensiamoci bene. Dedichiamo un momento ad immedesimarci nella situazione.
C’è un uomo che guarda con disprezzo e odio un altro uomo perché è ebreo. O nero. O arabo. O gay. O comunista. Non gli ha fatto nulla. Non lo conosce. Qualcuno ha deciso che lo deve odiare e lui lo odia, con tutto se stesso. Desidera fargli del male, allontanarlo, picchiarlo, umiliarlo, deriderlo, annientarlo, ucciderlo. Senza un vero “perché”. E lo fa.
Gli ebrei sono stati strappati alle loro case. Ditelo ad ogni ragazzo, uno per uno.
Immagina che un giorno arrivi qualcuno che dice che tu e la tua famiglia dovete andarvene dalla vostra casa. Così, come siete. Vi portano via, brutalmente e senza nessuna giustificazione se non quella assurda di un odio fine a se stesso.
L’intolleranza porta all’odio, e l’odio può portare alla violenza e allo sterminio.
Il ricordo delle sofferenze dei campi di concentramento e di sterminio, del freddo, della fame, delle umiliazioni, della morte, sono per me meno dolorose dell’immaginare anche solo per un attimo il dolore atroce del momento in cui con un secco ordine ti urlavano “Gli uomini di qua e le donne di là!” e ti strappavano dall'abbraccio le persone che amavi, il marito, il fratello, la madre, il figlio, la figlia, indifferenti alle tue urla e alla tua disperazione. E ancora più terribile è immaginare la disperazione del vederti portare via i tuoi bambini piccoli, e sapere che li avrebbero condotti a morire.
La pietà è un sentimento indispensabile per un Uomo civile. Altrimenti l'Essere umano è ancora allo stato ferino.
Allora, mi raccomando, non dimenticate che è indispensabile ricordare.
Non dimentichiamo, e insegniamo ai ragazzi che l’intolleranza porta all’odio, e l’odio può portare alla violenza e allo sterminio. Ce lo insegna la Shoah. E non solo.
Rileggete anche questo post, a complemento.
sabato 21 gennaio 2012
Si chiamava Thomas Alberto Costilla Mendoza. 275°
Si chiamava Thomas Alberto Costilla Mendoza. Un nome lungo e importante, come tutti i nomi sudamericani, ma assegnato a un semplice addetto alle pulizie che ha finito la sua vita sulla Costa Concordia, fra gli scogli dell’isola del Giglio, nelle acque del bellissimo mare italiano.
Thomas Alberto, detto Beto. Lo troviamo su facebook.
Era nato e viveva in Perù, a Trujillo. Aveva studiato al Colegio Antonio Raymondi. Il suo libro preferito era “Il Codice Da Vinci”. Amava i film d’azione, le notizie e gli sport, soprattutto il calcio a cinque e la pallacanestro.
Adesso lavorava per Costa Crociere. Sarà stato contento, anche se aveva promesso alla sua amica Carla Paola Naranjo Sandoval di non imbarcarsi più.
Aveva 76 amici.
Nell’era di facebook il libro delle facce a volte diventa un po’ anche il libro dei morti.
I profili di facebook di chi muore rimangono lì per chissà quanto, seppelliti nel web come in una tomba virtuale, conservando foto, battute, commenti, “mi piace”, fermi ad un certo giorno.
Il 27 ottobre 2011 alle 2,25 di notte, forse in una pausa delle pulizie, aveva condiviso la foto della sua amica Sheyla Reyes e le aveva scritto un allegro “Hola Sheyla”. Anche Sheyla, peruviana come lui, era un membro dell'equipaggio del Costa Concordia. Se c'era, lei si è salvata.
Thomas Alberto Costilla Mendoza era un uomo di circa cinquant’anni, un po' tarchiato, basso come un peruviano tipico. Capelli neri, occhiali e occhi da indio.
Nessuno potrà più diventare suo amico.
I suoi amici, Harry, Juan Julio, Edson, Carlos, Eduardo, Victor Roman e Francisco Javier, che sorridono con lui nelle foto, avranno già saputo la notizia.
Altri stanno cominciando ad arrivare sulla sua pagina facebook, dove sono venuti a cercarlo alla notizia della sua morte. E scrivono qualche frase sulla sua bacheca, o a commento delle sue foto, nella speranza che qualcosa ci sia, e che gli arrivi il messaggio, là dove è andato a finire.
“Per noi sei stato, e sarai sempre il migliore dei figli, fratello, zio.” “Per noi sarai sempre nel nostro cuore. Non sei andato via, sei qui con noi, presente nella nostra mente e nel nostro cuore”. “Ora sei vicino al tuo vecchietto, che amavi tanto. Lui sarà contento perché sei già vicino a lui”.
“Riposa in pace, mio caro amico. Ti porterò sempre con me”.
Si chiamava Thomas Alberto Costilla Mendoza. Solo ora so che è vissuto.
Gli ho chiesto l’amicizia, anche se so che non potrà più confermare.
Quando succedono queste tragedie non muoiono dei numeri, dei nomi sulla carta.
Muoiono delle persone, delle vite.
giovedì 19 gennaio 2012
Sbatti il mostro in prima pagina (senza farti troppi problemi). 274°
sabato 14 gennaio 2012
L'eBook va forte!
martedì 10 gennaio 2012
sabato 7 gennaio 2012
Qualche suggerimento di lettura.
Sono solo all'inizio, naturalmente.
Fatemi sapere.
venerdì 6 gennaio 2012
La tragedia di chi non ha un lavoro. Di chi teme di perderlo. Di chi lo perde. 273°
domenica 1 gennaio 2012
Buongiorno 2012! 272°
Buongiorno e auguri, cari amici e lettori del blog.
Sento che il 2012 sarà bello. Nonostante la crisi, nonostante i disfattisti, nonostante i rassegnati, i rinunciatari, i disonesti. Svegliamoci e ribelliamoci. Smettiamola di parlare davanti ai nostri figli e ai nostri alunni di come vanno male le cose. Vanno male – questo è certo -, ma non possiamo presentare loro un futuro così nero, dopo aver fatto loro credere che tutto era facile. Altrimenti togliamo loro la voglia di impegnarsi, di faticare e di lottare per un mondo migliore. Il mondo è ancora in mano nostra e abbiamo il dovere di fare qualcosa per migliorare. Cominiciamo da oggi a fare qualcosa per noi, per ritrovare la fiducia nella vita, per non lasciarci abbattere.
Oggi è il giorno perfetto per cominciare una nuova vita. Vi invito a fare con me questi riti.
1. Fate un giro per la casa e cercate qualcosa di vecchio e inutile. Più cose trovate e meglio è. Prendete tre sacchetti: in uno mettete le cosa da buttare, in un altro le cose da riciclare e nell’altro quelle da regalare.
2. Andate in cucina e guardate lo stato dei vostri canovacci. Se sono in buono stato, bene. Altrimenti prendeteli, metteteli nel sacchetto del riciclabile e cominciate a chiamarli “stracci”. Probabilmente da qualche parte ne avrete uno nuovo per sostituire il vecchio. Altrimenti ne comprerete uno nuovo.
3. Andate in bagno e guardate lo stato dei vostri asciugamani. Se sono in buono stato, bene. Altrimenti prendeteli, metteteli nel sacchetto del riciclabile e cominciate a chiamarli “stracci”. Probabilmente da qualche parte avete quelli nuovi, che non usate perché “se viene qualcuno, ecc.”: decidete che voi siete quelli che devono goderseli.
4. Guardate lo stato dei piatti che usate tutti i giorni. Se sono in buono stato, bene. Altrimenti prendeteli, metteteli nel sacchetto delle cose da regalare e prendete i piatti belli, quelli che avete da parte, che non usate perché “se viene qualcuno, ecc.”: decidete che voi siete quelli che devono goderseli.
5. Appena riuscite ad essere soli, staccate i telefoni. Sedetevi sul divano più comodo e mettetevi a pensare alla vostra vita. Prendete un foglio e scrivete un elenco di tutte le persone, vicine e lontane, con le quali avete a che fare nella vostra vita: moglie, marito, fratelli e sorelle, madre, padre suocera, colleghi, clienti, amici, vicini, ecc. Insomma, tutti. E tutti con i loro nomi. Compresi gli animali, che, anche se non sono persone, sono molto importanti. Accanto al nome di ognuno scrivete la vostra decisione: voglio dedicargli più tempo, voglio telefonargli più spesso, voglio andare a trovarla, perché è anziana e sempre sola, mi ha stufato, non voglio più avere a che fare con lei, ho capito che è un opportunista, non lo chiamerò più, voglio parlargli, lo lascio perdere, lo voglio invitare a cena, ecc.
6. Poi passate a tutte le attività che svolgete: il negozio, l’ufficio, il libro che sto scrivendo, il lavoro a maglia, la pittura, facebook, il blog, il calcio in televisione, la collezione di francobolli, il gioco delle carte, la pesca, le passeggiate, ecc. Scrivete la vostra decisione. Smetto perché mi porta via troppo tempo. Continuo perché mi rilassa. Mi limito. Lo faccio più spesso. Eccetera.
7. Telefonate oggi stesso a quelli ai quali vi siete ripromessi di telefonare, specialmente se sono persone sole.
8. Riflettete sulla vostra salute e su come trattate il vostro corpo. Fumo: continuo o smetto? Mangio molto: vado da un dietista, da un nutrizionista? Non faccio movimento: mi iscrivo a una palestra, o non posso proprio, cercherò di camminare, ecc.
9. Andate in giro e cercate un negozio che abbia biancheria speciale: comperate qualcosa che vi piace tanto e che finora non avete comperato perché “ho già tanta roba”. Poi andate a casa e usatela subito.
10. Appena cominciano i saldi andate in giro e comperate qualcosa che vi piace, perché questo è l’inizio di una vita migliore e bisogna festeggiare. Dovete trattarvi bene, per sentirvi di buon umore.
11. Guardatevi allo specchio e sorridetevi.
12. Fate qualcosa per voi, e decidete che da oggi sarete più sorridenti, anche quando non ne avrete voglia. E decidete che troverete ogni giorno un momento per coccolarvi.
Buongiorno e auguri, cari amici e lettori del blog. Fatemi sapere se vi sentite meglio.
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