Il mostro sbattuto in prima pagina è il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino.
Ovviamente trovo inqualificabile il suo comportamento. Ma non è su questo che voglio riflettere.
In questo momento, se digito “Francesco Schettino” su Google, mi escono più di 12 milioni di risultati; per “comandante Schettino” sono 80.000, per “vada a bordo, cazzo”, ce ne sono 1 milione e 300.000.
I mezzi di informazione – giornalisti della carta stampata, della televisione e di internet; presentatori di programmi televisivi fatti apposta per sviscerare tutto lo sviscerabile delle malefatte delle persone comuni (ma non dei pezzi grossi) - hanno dato in pasto agli italiani e al mondo il comandante Schettino perché potessero spolparlo vivo.
La società assomiglia sempre di più a una enorme arena dove i potenti offrono al popolino spettacoli cruenti: la gente si eccita e con morbosa curiosità urla e punta il dito per sostenere il gladiatore preferito e per scommettere su chi soccomberà.
Oggi non ci sono gladiatori, tigri, leoni. Ci sono conduttori televisivi e giornalisti che danno in pasto alla folla notizie studiate apposta per far sentire l’odore del sangue, il dolore, la crudeltà. E quando gli spettatori sono eccitati, inferociti, disgustati ben bene, chiedono loro che cosa ne pensano. Che cosa ne pensano? Pensano quello che vogliono i media, è evidente!
Di uno pensano che è un assassino, di un altro che è un eroe. Poi c’è la vittima innocente. La vittima salvata dal bruto, e così via. Tutto già deciso.
Ogni assassinio, ogni sequestro di persona, ogni stupro, ogni terremoto o tsunami è oggi l’occasione per un’inchiesta, per infiniti servizi giornalistici, esercitazioni poliziesche da dilettanti.
Accade qualcosa e immediatamente “infuriano le polemiche” e “si cerca il colpevole”.
Lo spettatore viene sollecitato a dare pareri e giudizi, come se fosse un grande esperto. Si intervista il passante per sapere che idea si è fatto di Cosima, di Michele, di Sabrina, della casa della vittima e della dinamica del fatto; gli si chiede chi è l’assassino, chi ha ucciso Samuele, che cosa ne pensa di Cogne, di Olindo e di Rosa, chi ha rapito e ucciso Tommy.
Ogni spettatore viene illuso di essere il giudice di un enorme processo mediatico. E crede che il suo parere sia importante, e per questo lo dà a tutti e in tutte le sedi: dal parrucchiere, dal panettiere, al bar e soprattutto su internet, su facebook, su twitter.
Invece, del parere di un perfetto sconosciuto, che non sa niente altro che quello che i media gli hanno voluto dire, e far vedere o ascoltare, ma chi se ne importa? Che cosa dovrebbe interessarci sapere quale idea si è fatto del delitto di Sarah Scazzi un macellaio del quartiere di una città qualsiasi? Che valore può avere per l’Italia il parere dato da un operaio di Gallarate o da un commerciante di Jesolo o da un insegnante di Viterbo su chi è l’assassino? E cosa può esserci di più ridicolo di uno che, alla domanda del giornalista “Secondo lei chi ha ucciso il bambino?” risponde con sicurezza, “È stato lo zio!”. Ma che cosa significa?
Allora adesso veniamo al comandante Francesco Schettino.
Guardiamo la sostanza: è successo un disastro. Un naufragio assurdo con morti assurde. Sembra proprio che sia stato causato dal fatto che la nave fosse troppo vicina alla costa. Errore stupido e imperdonabile. Ci sono stati dei morti, dei feriti e dei dispersi. Una tragedia assurda. Ma le cause esatte dovranno essere stabilite dai periti, che potranno farlo dopo aver esaminato tutto, interrogato tutti, preso visone di tutta la documentazione.
Il comandante ha abbandonato la nave. Errore imperdonabile. Un comandante non deve mai abbandonare la nave. Lo sanno tutti. È un errore previsto dalla Legge. E, per questo, quale punizione meriterà dovrà deciderlo un tribunale. È compito della Legge.
I media, invece, hanno deciso che ci si potevano vendere tanti giornali, e trasmissioni, pubblicità trasformando il comandante in un mostro con il quale giocare a “lincia il mostro” e trasmormando il naufragio del “Concordia” in un “Gioca al piccolo detective”.
E hanno deciso che serviva anche un eroe, trasformando in eroe il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno Gregorio De Falco, che invece è solo un bravo comandante che ha fatto semplicemente il suo lavoro. Bene, ma ha fatto il lavoro per cui viene pagato. E hanno trasformato in eroe il batterista della band della nave, Giuseppe, un ragazzo che ha lasciato il suo posto sulla scialuppa ad un bambino, probabilmente rimettendoci la vita. E se non glielo avesse voluto cedere? Non si è sempre detto, proprio sulle navi “prima le donne e i bambini?”. In quest’ottica, Giuseppe è un eroe o è solo un bravo ragazzo che ha seguito l’indicazione antica che prima dovevano essere messi in salvo i bambini?
Bruno Vespa si sarà fregato le mani. E con lui i produttori di modellini di nave. Lo stesso avranno fatto i direttori dei quotidiani e delle riviste. Ci sarà la caccia ai sopravvissuti per invitarli a rilasciare interviste o a vendere le foto del prima e del dopo. Si intervisteranno i vicini di casa di Schettino. Forse si chiederà alla sua professoressa delle medie se già a scuola era un po’ stronzetto. O vigliacco. O bighellone.
Ma non ci saranno servizi ssul presidente di Costa Crociere, che ha piagnucolato in diretta, non per i morti, ma per il "grande gigante venuto a morire qui davanti".
Su internet c’è un vero e proprio linciaggio morale nei confronti di Schettino, che va da magliette stampate in fretta e furia con frasi come “vada a bordo, cazzo”, “Ma c’è buio!” a “Vuole andare a casa, comandante?”; di parodie in musica, di titoli di giornale in cui si definisce vigliacco, codardo, incompetente, negligente, incapace.
Ma se possiamo benissimo pensare che meriti tutto questo, mi sembra che questo accanimento non gli lasci nessuna via d’uscita, non gli permetta di immaginare la possibilità di vivere una vita in qualche modo dignitosa, dopo aver “pagato il suo debito alla Giustizia”, come si suol dire. A me sembra che molti, nella sua situazione, potrebbero suicidarsi.
Spero che Schettino sia una persona insensibile, un menefreghista e che venga condannato alla prigione. Perché altrimenti non so se ce la farà.
Voglio che paghi per i suoi errori, non che muoia. Sono contro la condanna a morte.
Anche l’istigazione al suicidio è un reato.