Stefania mi scrive:
“Salve, mi chiamo Stefania e faccio l'insegnante presso la scuola primaria. Vorrei precisare che ho 27 anni e lavoro da circa 7 anni, nel frattempo mi sono laureata in lettere e specializzata.
Fin da piccola ho sempre amato il mio lavoro, la mia è una famiglia di professori.
Ma già da ora sono stufa, non dei bimbi...ma dei GENITORI!!!!
Ti stancano, ti stressano, ti offendono. Insegno in due prime di una scuola molto "IN" e i genitori (dei professionisti) si credono di poter interferire nel nostro lavoro, anche se non sono dell'ambito, ledendo non solo la mia dignità e professionalità ma facendomi perdere la passione per il mio lavoro!!! Chiarisco che le offese sono rivolte anche a colleghe che hanno alle spalle anni e anni di lavoro.
NESSUNO CI AIUTA!!il Dirigente è una persona troppo buona e tanti di loro, pur di non far diminuire gli iscritti sono incapaci di difenderci nel modo adeguato.
Che faccio???io sono stata criticata da un papà solo perchè ho messo la nota sul quaderno al figlio che picchia tutti i giorni i compagni, il bimbo presenta difficoltà nelle relazioni, chissà perché???!!!lo stesso babbo che in passato ha denunciato altre insegnanti per altri figli.
Ho minacciato di andar via e non sono l'unica dal momento che i bimbi da settembre a ora hanno avuto diverse insegnanti.
Vorrei capire...CHI MI TUTELA???? CHI MI DIFENDE DALLE OFFESE DEI GENITORI??? Non parliamo di denunce per ingiuria...sono un’ umile precaria....non avrei il denaro.
Che fare??? Il Dirigente e le colleghe mi consigliano di subire e stare in silenzio, ma l'omertà non mi appartiene, anche se sono siciliana.
Mi scuso se le ho rubato molto tempo, ma sono distrutta. La ringrazio. Cordiali saluti”.
Cara Stefania, per carità! Assolutamente non ingoiare nulla! Tu, come docente, hai il dovere di gestire al meglio il rapporto con i genitori. Ma questo non significa che devi subire e tacere. Ci mancherebbe altro! E poi? Quanto potresti reggere? Aggiungo che il dirigente ha il dovere di intervenire, quando un genitore passa i limiti; se non lo fa, non lo chiamerei “brava persona”, ma “Ponzio Pilato”.
Desidero spiegarti che cosa penso dei genitori invadenti. Penso che possa aiutarti a sentirti forte quando ti attaccano. Se li capisci vedrai che saprai come rispondere.
Il genitore perfetto, dal punto di vista di un insegnante, è quello che fa il genitore.
Molto spesso, soprattutto gli insegnanti di italiano, ascoltano i genitori e danno loro consigli su come affrontare le difficoltà educative e li aiutano, magari parlando con l’alunno. A volte i genitori, comunicando all’insegnante le difficoltà del figlio, lo aiutano a migliorare il suo insegnamento. In questo modo il rapporto scuola famiglia è un rapporto positivo e proficuo.
Ma molto spesso i genitori, oggi, pretendono di insegnare ai docenti a fare i docenti. E in questo caso il rapporto scuola famiglia è negativo. Quei genitori sono invadenti e danneggiano la scuola.
Una grande quantità di genitori, quando viene a parlare con l’insegnante, si comporta come se in classe ci fosse solo suo figlio. E, anche se non lo dice, si secca se ha la sensazione che l’insegnante non lo apprezzi abbastanza o dedichi troppo tempo agli altri. Questo capita soprattutto con i genitori per i quali la Scuola è importante. E noi, davvero, cerchiamo di seguirli tutti, ma a volte siamo costretti a dedicare un po’ più di tempo a chi a casa non ha nessuno, perché recuperando quelli in difficoltà, in realtà aiutiamo tutta la classe e tutta la società. Spesso ci troviamo di fronte a genitori che non hanno la minima fiducia in noi, come categoria. Ci danno consigli e a volte pretendono di intervenire sulla disposizione degli alunni nei banchi, sugli argomenti, sui metodi e soprattutto sulla quantità di compiti a casa.
Ricordo di aver letto un’intervista a una docente, Paola Mastrocola, che stranamente invitava i genitori a “chieder conto” ai professori di quello che facevano o non facevano. Lo ricopio: “Se andiamo da un ortopedico chiediamo che terapie ci prescrive. Perché non chiediamo ad un insegnante come mai non fa mai leggere un libro o non fa mai fare un tema a nostro figlio? Bisogna indagare sui contenuti. Se un insegnante fa solo un canto del Paradiso io devo chiedergli conto. Certo, poi c'è il problema di spostare il ragazzo nella sezione dove li fanno tutti e venti, i canti...”. non condivido assolutamente questa idea.
Rispondo: possiamo semplicemente chiedere ad un insegnante perché non fa anche gli altri canti, e non “chiedergli conto”, partendo dal presupposto che “fare venti canti è meglio che farne uno”. Non mi pare la stessa cosa chiedere a un medico che terapie ci prescrive e “chiedere conto” all’insegnante del perché ci fa leggere solo un canto. La stessa cosa sarebbe se chiedessi all’ortopedico perché non segue la terapia che Luciano Onder ha segnalato durante una puntata di “Medicina Trentatré”. Se lo facciamo l’ortopedico ci butta fuori dallo studio. E lo fa con ragione.
Si deve avere fiducia negli insegnanti, non “chiedere conto”. Altrimenti qualcuno potrebbe anche “chiedere conto” del perché un’insegnante fa solo letteratura e del perché la fa declamando, con rapimento estatico, i versi, anziché insegnando a capirne sfumature formali e contenuti. Mi meraviglia davvero che sia un’insegnante a proporre questo “chiedere conto”. Far circolare quelle idee porta poi i genitori invadenti a sentirsi autorizzati ad invadere il campo dal quale dovrebbero stare fuori.
Tu, come insegnante, devi capire che il genitore invadente è una persona che ha paura. Volendo sintetizzare, dirò che ce ne sono di vari tipi, ma questi sono i principali: il genitore invadente perché è consapevole di non seguire il figlio e perciò cerca di incolpare te perché altrimenti teme di essere accusato di negligenza; il genitore invadente perché è apprensivo e ha paura che se abbassa la guardia e non difende il bambino tu lo schiaccerai; il genitore prevenuto, che è convinto che gli insegnanti sono incompetenti o delinquenti, (grazie a interviste come quella che ho citato, a programmi come quelli in cui insegnanti vengono chiamati a forum televisivi come imputati, e a notizie in cui insegnanti delinquenti vengono sbattuti in prima pagina).
Sapendo questo, quando parli con un genitore cerca di individuare a quale tipo appartiene, e tranquillizzalo appena inizia a parlare. Nel primo caso gli dici che capisci quanto è impegnato, ma che tu stai cercando di aiutare suo figlio; nel secondo caso gli dici che stai cercando di aiutarlo perché ti interessa che faccia meglio che può; nel terzo caso gli spieghi bene come lavori e gli dici che tu ci tieni a lavorare bene perché ti piace fare bene il tuo lavoro, anche se a volte è necessario qualche intervento severo, come una nota. Sempre devi mettere per prima cosa in evidenza i pregi del bambino o del ragazzo. Solo dopo parlerai dei problemi.
Ovviamente deve essere vero, il fatto che tu ti impegni, e il fatto che sai cercare nell’alunno non solo i difetti ma anche i pregi.
Vedrai, Stefania, che quando il genitore percepisce che ti interessi di suo figlio, quando riuscirai a tranquillizzarlo, la situazione migliorerà notevolmente.
Spero di averti aiutato! Fammi sapere.
(continua nel post)