L’espressione "è carnevale" mi suona assurda, di questi tempi.
“È carnevale": in che senso?
Già presso gli antichi greci e romani c’erano feste che avevano il significato di "lasciamoci andare per una volta! buttiamo all'aria le regole, dedichiamoci alla confusione, allo scherzo e perfino ai bagordi".
Nel mondo cattolico, dopo il carnevale si entrava in quaresima e si toglieva la carne.
Ma la carne oggi si mangia sempre, quaresima o non quaresima.
C'è anche chi ama la "carne fresca", e non mi pare che ci sia un momento dell'anno in cui se ne astiene.
"A carnevale ogni scherzo vale", si dice: anche questo mi pare che si faccia tutto l'anno. Ogni giorno ci svegliamo, leggiamo il quotidiano e ci sono sempre quattro o cinque notizie che ci fanno urlare "Ma è uno scherzo!". Rimaniamo spesso a bocca aperta (e non ne siamo affatto divertiti) per queste azioni che ci sembrano scherzi, ma purtroppo non lo sono.
“Semel in anno licet insanire”, diceva Seneca. Ma “una volta all'anno è lecito impazzire”, può andar bene in una società in cui durante l'anno si è seri.
Ma - siamo seri - l’ Italia di oggi sembra l’interno di un manicomio.
Credo, quindi, che sia giunto il momento di modificare l'idea del carnevale. Faremo così: ogni giorno dell'anno ognuno girerà in maschera (le maschere da persona onesta, da persona che pensa al bene degli altri, da persona che ha una moralità, saranno le più indossate); ogni giorno farà pazzie, farà feste e si presenterà, per scherzo, nudo agli ospiti, cantando canzoni sconce e regalando collanine; dirà cose assurde - probabilmente per scherzare - e poi dirà che è stato frainteso. Ogni giorno fregherà, imbroglierà, andrà a puttane, farà “bunga bunga”, inventerà leggi che scherzosamente arricchiranno i ricchi e impoveriranno i poveri, dichiarerà che farà una certa cosa e invece ne farà un’altra; le persone oneste saranno considerate fesse, gli imbroglioni verranno premiati; le persone superficiali saranno mandate in alto e quelle profonde verranno buttate a fondo, gli incapaci verranno osannati e gli intelligenti verranno allontanati ed emarginati; gli ignoranti troveranno lavoro, e i cervelloni andranno a distribuire volantini perché saranno disoccupati. I funerali saranno trasformati in spettacoli dove si urla e si applaude, e gli spettacoli saranno trasformati i piazze dove le persone più sfortunate verranno invitate a piangere a parlare delle loro disgrazie.
Ogni giorno tutti rideranno del tragico e piangeranno del ridicolo.
Cose, del resto, che in Italia si fanno già da troppi anni.
E in un giorno dell'anno, che chiameremo sempre “carnevale” (intendendo che si leva la carne, fresca o stagionata, che sia), finalmente, sarà lecito essere seri.