"Buongiorno prof., sono una mamma di
un bimbo di 6 anni. Purtroppo sono qui a raccontarle, mio malgrado, di una
situazione di pesante violenza che si perpetua nella classe di mio figlio. In
questa classe c'è un bambino che dall'inizio dell'anno commette atti di violenza,
usa linguaggio e atteggiamenti inappropriati. Se mi permette vorrei essere
molto dettagliata cercando di scrivere in modo " distaccato", per
quanto lo si possa essere, in modo da farle pervenire il quadro quanto più
obiettivo possibile.
Da quando è iniziata la scuola, ogni
santo giorno uno o più bimbi tornano a casa chi con lividi, chi pugni nella
pancia o calci in faccia, chi magari se l'era cavata solo con uno sputo in faccia,
chi con libri o quaderni rotti, chi con morsi, e chi, come a mio figlio ha
pisciato addosso! ecc. Ogni mattina quindi le mamme dei "colpiti" si
fermavano a parlare con la mamma o la nonna dell'accaduto sentendosi dire che
loro non insegnano questi comportamenti al bimbo, che volevano un confronto tra
le parti, bimbi di 6 anni, e che una volta confermata dal loro bimbo l'episodio,
più di chiedere scusa che possono fare? anzi era anche colpa delle maestre che
non controllavano e che per es. mandano due bimbi in bagno nello stesso momento
causando loro l'incidente diciamo dell’aver sbagliato mira. Così abbiamo
rivolto le lamentele alle maestre che prendevano atto della situazione e
promettevano più attenzione.
Dopo due settimane dall'inizio
dell'anno scolastico, abbiamo richiesto una riunione per fare il punto della
situazione, venendo apostrofate con "ecco tutti gli anni ci deve sempre
essere l'additato di turno", ovviamente riunione "negata", nel
senso che fu non mai inoltrata richiesta alla Dirigente.
Gli episodi non solo non sono
diminuiti, ma hanno avuto un ulteriore sviluppo. Questo bimbo, tra l'altro
anche fisicamente imponente, ha iniziato a picchiare le maestre, dare loro
della "puttana", e uscire dalla classe quando ne aveva voglia,
ovviamente senza trascurare le sue attenzioni agli altri bimbi.
Intanto noi mamme ci siamo
informate, chi già lo conosceva ha avuto conferme, anche in paese. Bene, il
bimbo vive con madre e nonna, il padre se ne è andato ed è stato cresciuto tra
botte e parolacce. Ma proprio botte a volte pure vantandosene ad esempio al
parco con altre mamme che di fronte alle marachelle dei loro bimbi non usavano
le mani (ci è stato pure riferito che un bimbo fu ricoverato all'ospedale
perché menato dal suddetto con un bastone).
Questo bambino ha pure un fratello
ora ventenne cresciuto allo stesso modo, ricevendo un carico maggiore di botte
ed insulti degni dei migliori ghetti dopo che si dichiarò gay e la madre gli
disse pure che non doveva andarsene di casa fintanto che a lei servivano i
soldi del suo stipendio.
Ogni giorno avevamo conferme dei
maltrattamenti fisici e verbali al bambino ed ogni giorno i nostri figli
tornavano a casa con qualche problema. Mentre ingenuamente aspettavamo un
incontro con l'istituzione scuola, ci siamo accorte che nel tempo i nostri
figli cambiavano, mostrando segni di forte stress, ad es. chi non vuole andare
più a scuola e piange finché è costretto ad entrare, chi di notte nel sonno
urla, chi ha ricominciato a farsi la pipì addosso, chi alle richieste della
mamma come ed es. di lavarsi le mani, inizia ad urlare e piange, scagliando il
telecomando contro la tv, rompendola.
Noi, chiedendo ai bimbi, abbiamo
saputo che spesso la maestra, esasperata, urla ma urla proprio tanto, lo manda
in altre classi, dove ovviamente lui non si fa scrupoli a picchiare ed
insultare nuove maestre e nuovi bimbi, creando disordine. Il culmine lo si è
raggiunto una mattina in cui lui ha distrutto ogni cosa gli fosse a tiro,
urlando le peggio cose e picchiando la maestra che cercava di fermarlo, così
lei esasperata lo ha messo di forza fuori dalla classe e si è chiusa dentro con
gli altri bimbi spaventati che hanno pure chiesto di chiamare i carabinieri.
Viviamo nell'ansia di ricevere una
telefonata dalla scuola, in cui ci viene comunicato il peggio.
Così dopo rispettosa attesa abbiamo
preteso una riunione, a cui ci siamo sentite rispondere dalla responsabile
della scuola che allora proprio doveva far richiesta, facendoci capire che fino
a quel momento non si era mosso nulla.
La maestra principale ci ha detto di
volere pure lei una riunione perché non ce la fa più e quella di inglese è
terrorizzata perché è la vittima preferita dal bimbo.
Nel contempo a scuola i nostri bimbi
venivano caldamente invitati dalla maestra a non raccontare più a casa quello
che accadeva durante la mattina.
Finalmente la riunione in cui ci
sono tutte le nostre maestre e genitori. Iniziamo ad esprimere in modo molto
civile le nostre preoccupazione in merito e chiedendo con tutta la
disponibilità possibile che ci venissero anche dati suggerimenti su come
parlare ai nostri figli quando subivano violenze.
Non abbiamo fatto riferimento ad
ogni episodio subito da ogni bambino, per non trasformare l'assemblea in un
lungo elenco di episodi accusatori e poi perché le maestre erano già al corrente e perché la mamma di
questo bimbo si era già lamentata che lei non insegna queste cose, che si è
pure sentita offesa quando noi le parlavamo di cosa succedeva perché abbiamo
messo in dubbio il suo modo di educare il bimbo e che dall'asilo non era stato
segnalato nulla; ah questa è una delle
scuse che adducono pure le maestre.
Durante la riunione ci sono stati
confermati i casi di violenza subiti pure da loro e che è vero che dice loro
parolacce, ma insomma, in fondo è solo un po’ più vivace di altri bimbi che non
sono santi. Le maestre agiscono ogni
giorno un po’ improvvisando in base e quello che accade e hanno detto che è
vero che urlano tanto perché è l'unico mezzo che hanno. Ci è stato detto che
siamo molto ansiose e che i bimbi assorbono la nostra ansia, non ovviamente le
parolacce dette alla maestra e le botte prese pure da loro, che pare
evidentemente la normalità. Parlava solo la
responsabile di istituto, le altre parevano statue, ha caldamente
invitato i genitori a sminuire gli episodi,
soffocare le ansie ed i
turbamenti dei bimbi che "dai, lo sappiamo, a volte esagerano" e che
non va bene che sentano l'appoggio completo dei genitori su tutto; infatti
un'altra mamma, anche lei educatore, ha raccontato che quando sua figlia le
parla della scuola lei la ferma e le dice che non vuole sapere cosa ha fatto
quel bimbo, ma cosa ha combinato lei, in fin dei conti se ti ha picchiata
magari tu l’hai provocato. Questo intervento ha dato man forte alla maestra che
alla nostra insistente richiesta di dirci cosa fare visto che a casa mostrano
dei disagi, ci ha girato la palla, poiché a scuola i bimbi son tranquilli, loro
non rilevano disagi e che se a casa ci son problemi, voi siete genitori e in
qualche modo educatori, gestitevi il problema. Loro hanno pochi fondi per colpa
dell’ex ministro Gelmini e che quindi, se vogliamo dar loro una mano, possiamo
andare noi a scuola ad assistere alle lezioni, soprattutto quei giorni in cui
la maestra è sola tutte le ore.
Abbiamo chiesto cosa pensano di fare
in concreto perché sicuramente la situazione peggiorerà, ci hanno risposto che
la mamma del bambino ha teso una mano, quindi vediamo di giorno in giorno come
affrontare la cosa.
Alla domanda secca "ma se a
qualcuno accade un episodio grave?", la risposta è stata "bè speriamo
di no!"
Abbiamo chiesto alla direttrice se era
al corrente e ci hanno risposto, quasi come se la domanda fosse inopportuna,
che sapeva tutto.
Noi mamme crediamo che sia stata la
più grossa presa in giro. La maestra secondo noi si nasconde dietro un dito e
non capiamo perché non si voglia agire in alcun modo, quando tutti sappiamo che
la rabbia del bimbo è causata da anni di maltrattamenti fisici e mentali, che
bisogna intervenire sulla famiglia se si vuole recuperare il bimbo e rendere
anche più sereni i nostri. Se si continua così alla fine saranno gli altri venti
a chiedere l'intervento dello psicologo perché aumenteranno le loro ansie e le
loro paure così che per salvarsi da non so cosa rischiano un’intera classe.
Riteniamo di cattivo gusto,
inopportuno e assolutamente poco educativo dire ai bimbi di stare zitti e dire
a noi di sminuire le loro ansie.
Siamo veramente amareggiate perché
non capiamo il motivo per il quale non si voglia intervenire, abbiamo pure
pensato che vogliano che siamo noi mamme a muoverci, così che la scuola non
viene tirata in ballo.
Noi stiamo annotando scrupolosamente
ogni episodio riportato quotidianamente dai bimbi, nonostante le loro resistenze
a parlare, perché la maestra non vuole, senza dar troppo peso al loro disagio e
senza commentare gli episodi di violenza. Una semplice cronaca di ciò che
accade, magari un domani servirà.
Ci chiediamo quanto dobbiamo
aspettare e se veramente la scuola non vuole intervenire cosa possiamo fare.
Alcune di noi pensano di trasferire il figlio in un altro comune.
Le chiedo scusa se sono stata
prolissa, ammetto che ho usato questo mezzo anche per fare ordine mentale e
cercare di mettere tutto su un piano razionale, ma la preoccupazione resta e il
cuore sobbalza ogni volta che il telefono suona.
Non oso immaginare cosa potrebbe
succedere tra due o tre anni. Ma poi alla fine ciò che più ci preoccupa è cosa
accadrà ai nostri figli domani.
Le chiedo col cuore in mano un
aiuto, se c' è speranza di far tornare la serenità ai nostri figli, ma
soprattutto dare serenità a quel bimbo che fin ora ha conosciuto solo odio,
violenza a parolacce, una povera creatura che non ha chiesto di nascere per
meritare ciò.
La ringrazio per l'attenzione
accordatami, resto in attesa di suo riscontro. Stefy.”
Cara Stefy,
ho scritto molti post su questo
argomento, ma dato che continuo a ricevere lettere su questo problema,
ribadisco alcuni concetti.
Se un bambino di sei anni dà pugni e
calci, sputa, morde, rompe quaderni, fa la pipì addosso ai compagni, dà della
“puttana” alla maestra mi sembra del tutto evidente il fatto che il bambino non
ne ha colpa. Ha dei grossi problemi di socializzazione causati da un vissuto di
violenza. E' un bambino "cresciuto a botte e parolacce": come può non
avere comportamenti violenti? Non è certo con il semplice ragionamento che si
possa pretendere che abbia la maturità di correggersi, e non è con le punizioni
che si possa pensare di migliorare la situazione. Anzi.
E’ colpa della mamma e della nonna?
Davvero qualcuno può pensare che mamma e nonna possano aver insegnato
volutamente al bambino a essere un piccolo selvaggio? O che abbiano
tranquillamente permesso al bambino di tirare calci e pugni e di spaccare tutto?
Glielo hanno insegnato, involontariamente, con l’esempio, e a casa lo fermeranno
con i calci e i pugni. Allora? Possiamo forse educare i genitori? Mi sembra
improbabile.
La colpa è “delle maestre che non
controllano e che per es. mandano due bimbi in bagno nello stesso momento”?
Noi insegnanti sappiamo benissimo
che bisognerebbe che il bambino di sei anni fosse accompagnato in bagno. Ma non
c’è più la possibilità di farlo, perché chi fa le eleggi ha deciso che le
compresenze erano un inutile spreco di denaro. E allora la maestra manda due
bambini per volta perché si controllino a vicenda, sperando che nessuno si
faccia male, perché altrimenti daranno la colpa a lei. La domanda è: che cosa
dovrebbe fare la maestra, sola in classe? Lasciare 25 bambini soli in classe
per accompagnare il bimbo in bagno? Mandarlo da solo? Farlo accompagnare dal
bidello che non c’è perché i tagli li hanno ridotti al massimo? (e se c’è non
ci vuole andare perché esiste anche il rischio, per lui, di essere accusato di
molestie?).
Allora: la colpa non è del bimbo,
non è dei genitori, non è degli insegnanti, non è dei bidelli. Allora è del
dirigente? E che cosa dovrebbe fare? Espellere il bambino? Impedirgli di
entrare a scuola? Buttarlo fuori dalla classe? Picchiarlo? Offenderlo? Legarlo?
Dovrebbe mettere un altro insegnante in classe per aiutarlo? E dove lo prende?
Non può assumerlo. Lo Stato non lo manda.
Allora? Lasciamo le cose come
stanno?
No. Dobbiamo combattere. Quel
bambino ha bisogno di aiuto. E i suoi compagni hanno bisogno di essere
protetti. Gli insegnanti hanno bisogno di aiuto per gestire quei bambini. I
Dirigenti hanno bisogno di risorse. La colpa è dello Stato che lascia soli
tutti. Diciamolo chiaramente.
Allo Stato sembra non interessare
nulla di ciò che accade nelle scuole, dei problemi dei docenti, dei genitori e
dei bambini. Invece lo Stato è l’unico che può e deve fare qualcosa. E i
genitori, gli insegnanti e i dirigenti dovrebbero unire le forze. Finché i
genitori si limiteranno ad andare nelle scuole ad inveire contro gli
insegnanti, a pretendere che trovino loro delle soluzioni; finché si
precipiteranno a protestare dai dirigenti, chiedendo genericamente “di fare
qualcosa”, non si può risolvere nulla. Né i dirigenti né gli insegnanti possono
fare nulla, in realtà. E finché gli insegnanti e i dirigenti, invece di
protestare insieme ai genitori, cercheranno di salvare la faccia allo Stato,
minimizzando i problemi, e nascondendo le manchevolezze dello Stato, non si
risolverà nulla.
Dobbiamo informare i genitori di
tutti i problemi che abbiamo, di tutto il lavoro che facciamo, mettere in
evidenza quello che manca nelle scuole e chiederlo a gran voce ai Comuni e allo
Stato, insieme ai genitori. Non dobbiamo stancarci di chiedere. Di pretendere.
Bisogna chiedere e continuare a chiedere finché non si ottiene. Perché la
Scuola è la base della società e dell’economia.
Cara Stefy, spero di averti aiutato.
In bocca al lupo!”