Maria
Cristina mi scrive:
“Gentile
professoressa, seguo con molto interesse i suoi post sulla gestione di bambini
e ragazzi vivaci e poco educati ma vorrei conoscere la sua opinione su come
gestire il problema opposto, quello dei bambini e ragazzi molto timidi e/o
ansiosi.
Da un
paio di settimane do ripetizioni ad una ragazzina di seconda media; a detta dei
genitori (ma anche degli insegnanti) è beneducata, in classe non disturba e fa
sempre i compiti ma al momento di affrontare interrogazioni e in generale
attività che richiedono partecipazione i suoi risultati sono scarsi o appena
sufficienti. I suoi mi hanno detto che anche durante la prima media c’erano
state queste difficoltà ma che avevano visto dei miglioramenti verso la fine
dell’anno e pensavano che la figlia avesse trovato “il sistema giusto” mentre
con l’anno nuovo i problemi sono ricominciati (penso sia perché alla fine
dell’anno facevano soprattutto verifiche scritte in cui lei tende ad andare
meglio). I suoi insegnanti, complessivamente, hanno attribuito i suoi risultati
alla mancanza di un corretto metodo di studio e l’hanno invitata a spendere più
tempo e “più sforzo” alle materie in cui ha più problemi.
I suoi
problemi riguardano soprattutto l’inglese, materia per cui la seguo, in
particolare fatica nelle attività di ascolto, conversazione e lettura ad alta
voce. Inizialmente ho notato che in effetti, quando la interrogavo o le
chiedevo di parlarmi di qualcosa, faceva quasi scena muta; dato però che mi
sembrava troppo diligente per non riuscire a mettere insieme neanche una frase
mi è venuto il dubbio che ci fosse un problema di insicurezza. Ho cercato di
indagare sull’argomento e lei, con un po’ di riluttanza, mi ha detto che ha
paura di dire una stupidaggine e di far ridere tutti, che le mettono fretta
perché se non risponde subito i suoi insegnanti ripetono la domanda a qualcun
altro, che lei prova a ripetere ad alta voce ma poi quando è lì si dimentica
tutto ed altre cose di questo genere. Ho cercato di darle delle rassicurazioni
(apprezzamenti sulla sua conoscenza della grammatica, incoraggiamento quando
diceva qualcosa…) e negli altri due incontri le cose sono andate un po’ meglio:
è esitante e magari si blocca a metà frase in attesa di approvazione però
almeno prova a dire qualcosa e lo fa meglio di quello che si potrebbe pensare
guardando i suoi voti all’orale.
A
questo punto pongo due questioni:
1- Come mi regolo con lei? È ovvio che in
questo momento le servono rassicurazioni e approvazione ma in teoria dovrei
anche aiutarla a diventare indipendente. Posso adottare qualche strategia o
consigliarne qualcuna a lei?
2- Non c’è il rischio di catalogare un
po’ troppo facilmente come privi di metodo, di applicazione o anche poco
intelligenti dei bambini o ragazzi che in realtà sono solo insicuri? È vero che
i ragazzi di questo tipo si fanno notare di meno (e quindi forse spingono poco
ad impegnarsi per loro) perché in genere non danno problemi né agli insegnanti
né ai compagni ma bisognerebbe trovare delle strategie per aiutarli che non
siano il banale “non essere timido” che non serve a niente.
Ringraziandola
per la sua attenzione, la saluto cordialmente. Maria Cristina”
Cara
Maria Cristina, i ragazzi timidi e/o ansiosi sono un problema difficile da
risolvere. Hai perfettamente ragione quando dici che “bisognerebbe trovare
delle strategie per aiutarli”, perché spesso vengono trascurati dagli
insegnanti, completamente impegnati a risolvere il problema – più urgente- dei
ragazzi difficili. Tutti noi dedichiamo la maggior parte del tempo a gestire i
ragazzi difficili, perché se non lo facciamo possiamo dire addio alla lezione.
I
ragazzi timidi e/o ansiosi avrebbero bisogno di grande attenzione. Non è vero -
come qualcuno sostiene - che "è il loro carattere e non possono cambiare". Bisognerebbe aiutarli a diventare più coraggiosi, ad
acquistare più fiducia i loro stessi. Bisognerebbe avere il tempo di creare
delle situazioni ad hoc nelle quali inserirli, per poi guidarli ad uscirne con
tranquillità e sicurezza. È vero: i ragazzi timidi o ansiosi vengono spesso
catalogati come “privi di metodo, di applicazione o anche poco intelligenti”.
Ma non è per insensibilità o menefreghismo, che gli insegnanti lo fanno, ma per
necessità. Se un insegnante si ferma troppo tempo ad aspettare che il
timido/ansioso trovi il coraggio di parlare, l’ora di lezione finisce senza
aver spiegato nulla. Allora capita che “se non risponde subito i suoi
insegnanti ripetono la domanda a qualcun altro”.
La
mancanza di personale che possa proseguire il lavoro mentre noi ci fermiamo ad
aiutare chi rimane indietro (o viceversa) ci rende difficile intervenire.
La mancanza di risorse che permettano la presenza di personale di supporto (non
solo di sostegno), infatti, è una delle ragioni per cui la Scuola versa in
gravi difficoltà.
La
maggioranza di noi (non credo che valga per tutti, ma per tanti) ne è consapevole, e si sente
in colpa. Lo stress degli insegnanti è anche questo: vedere benissimo che ci
sono tanti ragazzi che hanno bisogno di aiuto e non riuscire ad aiutarne che
una piccola parte. È davvero frustrante.
Da
questa consapevolezza nasce nell'insegnante che cerca di fare del suo
meglio un senso di inadeguatezza che rende difficile il lavoro.
Detto
questo, analizziamo la situazione: abbiamo una ragazzina beneducata, che in classe
non disturba e che fa sempre i compiti, ma non riesce a superare la sua
timidezza/ansia.
I
genitori hanno cercato la causa dei suoi scarsi risultati in una difficoltà
della ragazzina e le hanno affiancato un’insegnante (tu) che la aiutasse. Tu,
sicura dell'aiuto che le dai, cerchi la causa in qualcosa che accade in classe.
E per questo hai indagato, e lei, un po’ riluttante, alla fine “ha detto che ha
paura di dire una stupidaggine e di far ridere tutti, che le mettono fretta
perché se non risponde subito i suoi insegnanti ripetono la domanda a qualcun
altro, che lei prova a ripetere ad alta voce ma poi quando è lì si dimentica
tutto ed altre cose di questo genere.”
“I suoi
insegnanti, complessivamente, hanno attribuito i suoi risultati alla mancanza
di un corretto metodo di studio e l’hanno invitata a spendere più tempo e “più
sforzo” alle materie in cui ha più problemi.”
Però,
forse i genitori non hanno valutato la possibilità che la figlia abbia paura
prima di tutto del loro giudizio (che forse si aspettano da lei risultati che
non riesce a ottenere).
Forse
tu hai indagato, dando per scontato che il problema fosse a scuola e – senza
accorgertene – hai influenzato le sue risposte con domande come “Ma tu ti senti
tranquilla? Hai paura di qualcosa? Sei agitata?”, senza considerare il fatto
che la maggior parte dei ragazzi ha paura del giudizio dei compagni e dei genitori prima di quello dell’insegnante.
Forse
gli insegnanti non hanno considerato tutte le possibilità, fra le quali
obiettive difficoltà o disturbi specifici di apprendimento, o disturbi
relazionali.
Con i
ragazzi timidi/ansiosi il modo migliore di aiutarli è quello di capire perché
hanno dei problemi a parlare in pubblico, a relazionare, ad
esporsi. Se è qualcosa che rientra nelle normali difficoltà
dell’adolescenza, allora puoi aiutarli cercando di mostrare loro (con i fatti,
non con le spiegazioni) che possono farcela. Se è qualcosa di più importante,
non possiamo fare altro che convincere i genitori a richiedere una visita
specialistica. Noi non siamo psicologi e non dobbiamo improvvisarci tali. Il
“fai da te” non è conveniente quando si tratta di situazioni delicate. Per trovare una strategia per aiutarla bisognerebbe poterla
osservare nel contesto scolastico: né tu, né io, né i genitori possiamo farlo e
perciò darei fiducia all'opinione degli insegnanti, che “hanno
attribuito i suoi risultati alla mancanza di un corretto metodo di studio e
l’hanno invitata a spendere più tempo e “più sforzo” alle materie in cui ha più
problemi.” Concordo. Gli alunni timidi si confondono facilmente e
perciò è importante che il procedimento che devono seguire mentre stanno
studiando (il metodo) sia chiarissimo, in modo che sia facile seguirlo anche se
sono emozionati e agitati. Insegna alla ragazzina a seguire un metodo preciso.
Non posso darti altri suggerimenti perché dovrei essere lì. Ci vuole tempo e
pazienza.
Bisogna
tenere in considerazione anche il fatto che molte difficoltà degli alunni
timidi sono generate da genitori troppo esigenti. Analizza quello che dicono i
genitori e, se ti sembra che le loro aspettative siano troppo alte, cerca di
far loro capire che è importante che accettino eventuali difficoltà della
figlia.
Spero
di averti aiutato, Maria Cristina.