Serenella mi scrive:
“Buongiorno Isabella, sono una prof. alla prima esperienza. Insegno matematica e scienze in una scuola media privata paritaria.
Ho tre classi ben affollate ma, se con la prima e la seconda, nonostante qualche difficoltà si riesce a fare lezione, con la terza ho dei problemi. Ed ora mi spiego.
La mia difficoltà più grande è cercare di ottenere silenzio quando si fa lezione, sia quando spiego sia quando si fanno esercizi sia quando interrogo. Passo la maggior parte del tempo a richiamare e a controllare che stiano lavorando tutti e questo mi porta a spiegare logicamente poco e a fare tutto il resto malamente.... Da quello che so diversi alunni della classe dovevano essere bocciati lo scorso anno ma per una storia, secondo me assurda, sono arrivati in terza. Non sono stati bocciati perché la classe precedente era troppo numerosa per poterli accogliere. Inoltre diversi sono già stati bocciati in prima e sono presenti ragazzi con certificazioni dsa che richiedono maggiori attenzioni... Però adesso ci si trova in classe con ragazzi che nonostante un rendimento molto basso sono convinti che tutto gli venga concesso. Ho notato che questo comportamento di continua disattenzione non è solo con me ma anche altri insegnati. Come potrai ben immaginare ci sono libretti che dopo neanche due mesi di scuola sono pieni di note e come spesso succede si ricorre ai compiti di castigo. Ho provato anche io le due strade ma senza nessun risultato. Sono indifferenti a tutto quello che gli viene proposto (lezioni con la LIM e lavori di gruppo) e prendono tutto sempre con uno scherzo. Comprese le verifiche...su un'ora di verifica più di 20 minuti se ne vanno perchè non riescono a concentrarsi e continuano a parlare. Poi di conseguenza i voti per chi è bravo e si riesce comunque a concentrare sono buoni, per chi fa più fatica sono bassi. Ma come si può fare? perchè non riescono a riconoscere il limite? So che la prof dello scorso anno ricorreva spesso a castighi e mortificazioni per ottenere l'attenzione. Nella mia indole non c'è questa "cattiveria" ma ora la situazione mi sta sfuggendo.
A me piacerebbe avere un buon rapporto con loro, poter avere un dialogo ma la cosa risulta impossibile. Ci sono ragazzi con situazioni difficili che mi piacerebbe poter aiutare (oltre ai dsa, ci sono ragazzi con altre problematiche ), ma con la situazione che c'è è impossibile.
Ho letto con interesse i suggerimenti del post 251 su come suscitare l’interesse degli alunni, e mi piacerebbe avere qualche altro suggerimento.
So che non esiste la formula magica per risolvere i problemi ma io non mi do per vinta, vorrei veramente che si instaurasse in classe un clima sereno per lavorare bene...
Grazie dell'attenzione! Serenella”
Cara Serenella, tutti noi vorremmmo un clima sereno per lavorare bene.Diciamo che la devi considerare una conquista, non una premessa.
È ovvio che non può esserci silenzio costante in una classe, soprattutto se numerosa. E non sarebbe neanche giusto. L’importante è che ci sia silenzio quando spieghi, quando interroghi e, ovviamente, durante i compiti in classe. E capisco che non c’è.
Ti faccio notare qualche frase della tua lettera:
“Passo la maggior parte del tempo a richiamare e a controllare che stiano lavorando tutti e questo mi porta a spiegare logicamente poco e a fare tutto il resto malamente....”
Ti chiedo: e perché continui a spiegare se c’è disattenzione? Smetti subito. Parla a voce bassissima. Chiedi che ti ripetano quello che stai dicendo. Se non lo sanno, semplicemente, dai 3. Non ti arrabbiare davanti a loro, rimani calma, dimostra, così, di essere forte.
Non renderti patetica ai loro occhi parlando al vento.
(Sono sicura che quest’ultima frase ti avrà colpito, no?)
Esigi di mantenere la tua dignità. Convinciti del fatto che non devono farlo. “Su un'ora di verifica più di 20 minuti se ne vanno perchè non riescono a concentrarsi e continuano a parlare”? Concedi solo 25 minuti e poi ritira i fogli”.
Più fatti e meno parole. Non serve parlare tanto, a volte. Serve agire. Se i genitori vengono a protestare spiega bene che quello che vuoi è insegnare loro la matematica, soprattutto perché non ti sembra giusto perché sai che i genitori pagano la retta perché loro studino e non perché scherzino e rischino di ripetere l’anno. Anche i genitori ti devono rispetto. Non devi aver paura neanche di loro. E anche il dirigente. E, soprattutto, tu devi rispetto a te stessa: più ti stimi e più ti stimano gli altri. Non è una questione di “cattiveria”, ma di sicurezza in se stessi. Devi insegnare loro il rispetto per gli altri, oltre alla matematica. L’interesse degli alunni di ottiene dopo aver ottenuto il loro rispetto.
Fammi sapere, Serenella.