Monica mi scrive:
Cara Monica, hai ragione: è molto stressante cambiare scuola ogni anno come accade quando si è supplenti. Ma consolati pensando che la gavetta aiuta a migliorare: tutte le esperienze che fai ti costringono ad adottare qualche strategia, magari assolutamente sbagliata, che, efficace o no, è esperienza che ti fai. Anche l’esperienza che ti porta a dire “ho sbagliato tutto” ti serve per non commettere più gli stessi errori. E le buone idee, anche se per qualche motivo non si possono usare l’anno successivo, prima o poi ti serviranno di nuovo, stanne certa.
Sì, credo che sia possibile “conquistare gli alunni e la loro attenzione in tempi brevi o addirittura dal primo ingresso in classe”. Devi scoprire come fare, e serve tempo e molta pazienza.
Non mi ripeterò nel sottolineare l’importanza di imparare ad avere un atteggiamento che porti gli alunni a comportarsi correttamente: puoi leggere i miei consigli sul blog e sul libro.
Faccio soltanto qualche osservazione: credo che con una classe come quella che descrivi forse i tuoi ritmi e le tue aspettative sono davvero troppo alte. Non devi insegnare “LA matematica”, uguale per tutti. Se la classe è molto difficile (attenzione: per tutti i docenti, non soltanto per te), credo che si possa (e si debba) davvero ridurre il programma e fare le lezioni importanti, quelle che sono impossibili da eliminare, con un approccio diverso. Ma non intendo che tu debba trasformarti in un saltimbanco che li diverte. Devi studiare (anche leggendo libri) come rendere interessanti gli argomenti. Interessanti per un alunno di quell’età, non per un docente universitario. Come? Dipende dal tuo background culturale, dalla tua formazione, dai tuoi interessi e dalle tue conoscenze personali. Sai tutto sulle rane? Trova una rana viva da portare a scuola. Porta a scuola qualcosa che li stupisca davvero, qualcosa di apparentemente assurdo, che non si aspetterebbero mai. Sai tutto sulle biciclette? Porta una bicicletta a scuola. Entra con la bicicletta, prevedi che rideranno e perciò ridi con loro della presenza della bicicletta in classe, chiamala per nome, previeni quello che diranno e poi, quando, al di là delle cose che dicono (e che dici tu, prima di loro) ti accorgi del fatto che ci sono sguardi incuriositi, pronuncia con sicurezza e calma la frase “Adesso basta. Sapete perché vi ho portato la bicicletta? Guardate che questa è una interrogazione: chi trova la risposta avrà un buon voto”.
Prevedi il fatto che diranno, per esempio: “Per fare un giro”. Fingi di considerarla una risposta seria e rispondi, senza battere ciglio “No, ho la macchina.” . “Per fare un giro nei corridoi della scuola” “No, i piedi mi funzionano ancora bene”. Ecc. Al primo che dà una risposta anche lontanamente accettabile (cioè, magari sbagliata, ma davvero con intenzioni serie) fai un sorriso e rispondi “Bene. Non è la risposta giusta, ma è un’idea interessante”. Comincia a dare qualche aiutino. “Vi do un aiuto: che cosa potrei calcolare di una bicicletta? Facciamo così: scrivete un elenco di tutti i calcoli che potrei fare osservando una bicicletta. Faccio il primo esempio: “potrei calcolare la circonferenza della ruota. Non dovete scrivere le risposte, ma soltanto le domande. È un’interrogazione scritta e darò il voto: 3 a chi non scrive niente; 4 a chi scrive solo una riga; 5 a chi scrive qualche riga; 6 a chi scrive 5 esempio di calcolo, e così via. Darò 8 a chi trova qualcosa di giusto a cui nessuno ha pensato. Prendete il quaderno e scrivete “Tutti i calcoli che posso fare su una bicicletta”. Scrivete in alto il vostro nome e la classe e cominciate: avete venti minuti di tempo.”
Al primo alunno che dice qualcosa di inutile dici “Senti Tizio, se tu non hai voglia di impegnarti, fai pure. Ti darò 2 invece di 3. Ma non trascinare giù a fondo anche i tuoi compagni che non vogliono ripetere l’anno. Perché, è ovvio, Tizio, che avrei tanto piacere che tu venissi promosso, ma non potrò scrivere il falso. Se avrai 3 te lo dovrò mettere alla fine dell’anno”.
Non so se mi sono spiegata. È facile? No: è difficile. Bisogna essere preparati davvero, e non soltanto nella materia che insegniamo. Bisogna avere nel nostro kit di emergenza tantissime strategie e conoscenze. Personalmente, per prepararmi, faccio così: guardo qualche volta i programmi che guardano, per poter fare riferimenti “Senti, Tizio, smettila, per favore. Ma chi credi di essere, Walker il Texas ranger?”; “Senti, Caia, stai attenta. A chi stai pensando a Luca di Tolla del Grande Fratello?”. “Sempronio, ma non potevi studiare, fra una chat e l’altra?”. “Non sai rispondere alla domanda? Guarda che dovevi studiarla sul libro a pag. 166, non su messenger”. “Va bene, ho capito che sei spiritoso. Metti la battuta sul tuo profilo facebook. Io metto il voto sul registro, invece, perché la battuta che hai fatto era carina, a purtroppo non era il momento giusto per farla”. Gli altri della classe rideranno, ma questa volta con te, e non con il compagno disturbatore. Ma non permettere che gli manchino di rispetto. Sii inaspettatamente (per loro e per lui) protettiva nei suoi confronti. perché tu, comunque, sei l'insegnante e hai il dovere di essere giusta. Fallo parecchie volte e vedrai che le battute sciocche diminuiranno drasticamente.
Renditi conto del fatto che è molto difficile, ma non impossibile, se capisci come fare.
Se i ragazzi si sono abituati l’anno scorso a non fare nulla, se i genitori si aspettano miracoli, parla chiaramente e spiega la situazione. Non ti sentire in colpa, perché devi essere consapevole del fatto che le loro pretese sono assurde, e sono quelle di chi non si rende conto di quello che significa insegnare.
Un’ultima osservazione: dici che i ragazzi hanno bisogno di regole, ma anche affetto. È vero, Monica. Ma non devi dare tu l’affetto di cui hanno bisogno. Quello è compito dei genitori. Tu devi dare loro regole, preparazione, comprensione nelle difficoltà, aiuto e rispetto. Il che non ti impedisce, dentro di te, di provare anche affetto.
Sarebbe come se il medico dicesse che il malato ha bisogno di cure e affetto, e che il medico ha il dovere di darglieli. Non ti suona assurdo?
Spero di averti aiutato. Fammi sapere.