Se la Scuola va male (perché, da molti punti di vista, va indubbiamente male), di chi è la colpa?
Il problema è molto complesso e ci sono colpe un po' per tutti. La società intera, per come è impostata, per la grande importanza che dà al denaro e a tutto quello che è velocemente monetizzabile, per lo scarso valore che attribuisce a tutto ciò che non lo è (quindi a tutta la cultura e alla Scuola) è la causa della grande maggioranza dei problemi della Scuola italiana.
Ma non posso certo mettermi in mente di trovare soluzioni ai mali della Scuola con un post e nemmeno con tutti i post che scrivo.
Però voglio provare a fare qualche osservazione e tentare qualche suggerimento pratico per i genitori e per gli insegnanti. Voglio fare un elenco di azioni e comportamenti che potrebbero essere utili, secondo me, per provare a cambiare le cose. Sono cose che possiamo fare o cose che dobbiamo evitare. Dobbiamo metterci in discussione, come genitori e come insegnanti. Dobbiamo provare a cambiare le cose. Comincerò dai genitori che hanno bambini piccoli e adolescenti. Per gli altri, ormai il latte è ormai versato.
Cari genitori, guardatevi intorno. Osservate tutti i bambini e i ragazzi che incontrate: per strada, fuori dalle scuole, ai giardini, al cinema. Come si comportano? Accorgetevi di quanti di loro ignorano totalmente gli altri e pensano solo a se stessi: urlano, corrono, scherzano senza preoccuparsi di controllare se il loro comportamento può disturbare qualcuno. E sono talmente abituati a fare quello che vogliono che, se qualcuno cerca di limitarli, o di rimproverarli, o di chiedere loro di fare qualcosa di diverso, reagiscono come se fosse stata fatta loro una grande ingiustizia e protestano, urlano, insultano. Ecco, credo che bisognerebbe riflettere su questo.
I bambini hanno sempre fatto i capricci, si sa. Ma qui non si tratta di capricci momentanei. Si tratta del fatto che il capriccio è alla base del comportamento di molti bambini e, di conseguenza di molti ragazzi. I bambini vengono abituati a pensare che il mondo è un lunapark, che loro sono ne sono i proprietari e che quindi devono stare sempre sulla giostra più bella. Niente più "l'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re", frase con la quale i genitori ci rispondevano quando cominciavamo con un "Voglio". Pensateci. Pensiamoci tutti.
La frase che i bambini sentono di più durante la giornata è "che cosa vuoi?" con le varianti "vuoi questo?", "vuoi quello?", "non lo vuoi?". Fin da piccolissimi, pur essendo ancora totalmente dipendenti da noi, chiediamo il loro parere e li autorizziamo a prendere decisioni (che dovrebbero essere solo nostre). Non ci prendiamo la responsabilità di decidere, per esempio, che cosa è meglio che mangino, come è meglio che si vestano, a che ora è meglio che vadano a dormire, come possono giocare e come non possono. Il massimo che facciamo è comperare la loro ubbidienza con oggetti o strappi alle regole. "Se ti compero questo, mi prometti che stasera vai a letto presto?". Non riusciamo più - come genitori- a essere autorevoli, perché non siamo convinti noi stessi di quello che è giusto e di quello che è sbagliato. Tentenniamo. Abbiamo paura di dover affrontare le ire dei bambini. Oppure non siamo in pace con la nostra coscienza, non siamo convinti di avere il diritto di rimproverare o di proibire perché sappiamo che anche noi a volte non rispettiamo le regole. Sappiamo che spesso siamo noi la causa del loro andare a letto tardi: quando andiamo a cena fuori con gli amici li portiamo con noi, costringendoli alle ore piccole; ceniamo e pranziamo ogni giorno alle ore più disparate (anche per giustificati motivi) e se ceniamo alle 20 e 30 ovviamente non possiamo mandarli a letto alle 21. Sappiamo che siamo noi che li piazziamo davanti a uno schermo fin da piccoli, perché ci torna comodo per stare un po' tranquilli noi: come facciamo poi a rimproverarli se stanno sempre davanti a uno schermo? Sappiamo che se la loro cameretta sembra una fiera del giocatolo la decisione (affrettata) è stata nostra, che non abbiamo saputo rinunciare a toglierci la soddisfazione di regalargli qualcosa per vederlo contento, o per tenerlo buono o per sentirci con la coscienza a posto se in qualche modo li abbiamo privati del nostro tempo.
Bambini e ragazzi devono avere delle regole e devono abituarsi fin da piccoli a seguirle. Perché molti non le seguono più? Forse perché non hanno capito quali sono le regole.
E chi deve insegnare ai bambini e ai ragazzi le regole del vivere civile e i comportamenti che li porteranno a diventare adulti corretti, onesti, equilibrati, responsabili? Li deve insegnare la famiglia, prima di tutto. Non dovrebbe essere compito della Scuola insegnare, per esempio, che non si danno calci ai compagni, o che si salutano i conoscenti che si incontrano. La Scuola dovrebbe insegnare quello che non è compito della famiglia. Per esempio deve insegnare a studiare.
La famiglia può fare qualcosa? Credo di sì. La famiglia deve assolutamente fare qualcosa, se si rende conto che le cose vanno male, che i ragazzi si trovano male, che non sono preparati ad affrontare il lavoro e la vita. Ma che cosa può fare?
Continua..
Seconda parte