Marianna
mi scrive:
“Gentile
professoressa Milani, le scrivo per raccontare quello che vivo nella mia
scuola. Oltre i problemi con i genitori e gli alunni, nella mia scuola, che
sono purtroppo pane quotidiano del nostro lavoro si aggiungono i problemi con
la collaboratrice scolastica. Premetto che dove lavoro ce ne sono due, una
molto brava e disponibile l'altra scontrosa e a volte anche maleducata. E' una
di quelle persone che vuole mettere un piede in due scarpe. Spesso non è al
posto suo, quindi se sta male un alunno e esco un attimo a chiamarla non c'è
mai, perché magari è andata nella
segreteria a parlare con le altre bidelle e per non lasciare la classe sono
costretta a fare le chiamate dal mio telefonino. E' il primo anno che insegno
in questa scuola come insegnante comune ma ho notato che anche i colleghi sono
molto diffidenti e quando devono andare in bagno chiamano l'altra. Inoltre entra
in classe e sgrida gli alunni perché l'aula è sporca. Siamo nel tempo pieno, e
le lezioni terminano alle 4 e trenta, ma lei alle 16 comincia a pulire il bagno
e guai se un bambino si permette di andare il bagno. Ieri un bambino alle
quattro e venti voleva andare in bagno, perché se la stava facendo addosso e lei,
mi ha detto "ma tanto tra dieci minuti si esce” e io “ma se la sta facendo
addosso!” e al bambino ho detto di andare, come era giusto che fosse. Quattro
anni fa ho lavorato sempre nella stessa scuola come insegnante specialista.
Unica classe a tempo pieno, ero senza sostegno con un bambino non vedente. Un
giorno questa stessa collaboratrice mi disse "Devo andare subito a casa perché
ho un problema con mio marito che deve andare a un funerale, per favore non
fare andare nessuno in bagno". Io ho detto di sì e da quel giorno usciva
regolarmente e chiudeva i bagni a chiave, Non ho avuto mai il coraggio di
denunciare la cosa al dirigente e quando la vedo, lo so è brutto dirlo, mi fa
soggezione, forse perché è la mamma di una mia ex amica e quando era piccola le
lanciava le ciabatte e la picchiava con battipanni. Questa è la mia storia, ma
forse anche di altri colleghi e collaboratori del dirigente che non hanno mai
avuto il coraggio di contrastarla, tanto che siccome è proveniente dalle scuole
medie una collega mi ha detto ma avete ancora la signora R... ? anche lei anni
prima aveva avuto i suoi problemi. Vorrei dire questo, io penso di avere tanti
problemi nel mio lavoro, ma cerco di fare sempre il massimo di me stessa e
penso che di questi tempi dovremmo ringraziare ogni giorno di avere un lavoro e
svolgerlo nel modo migliore. Invece ci troviamo queste persone che chiamo
indegne, perché non so trovare altri termini, che lavorano soltanto per il 27 e
per far star male gli altri.”
E Valeria mi scrive:
“Gentilissima professoressa,
mi chiamo Valeria e sono insegnante di scuola
primaria. (La scuola dove presto servizio comprende alunni di primaria e alunni
di secondaria di primo grado.)
Oggi mi sono trovata ad essere aggredita
verbalmente dalla collaboratrice scolastica per aver cercato di calmare una
ragazzina di prima media in preda ad una crisi "isterica" (era stata
cacciata fuori dalla classe dalla professoressa perché disturbava ed era stata
affidata a lei). Mi viene da chiedere ma che ruolo abbiamo noi docenti oggi?
Gli alunni ci offendono e dobbiamo stare zitti, i genitori ci offendono e
dobbiamo stare zitti, i superiori ci offendono e dobbiamo stare zitti...ora ci
offendono anche i collaboratori...e dobbiamo stare zitti...
Ma noi insegnanti non siamo più considerati
persone? Non abbiamo anche noi dei diritti da poter reclamare, in primis quelli
del rispetto per la persona?
Vivamente la ringrazio. Valeria”
Cara Marianna e cara Valeria, quello che scrivo
sul farsi rispettare non vale solo per i ragazzi, ma per tutti. Anche per i
collaboratori scolastici. Ho unito queste due lettere perché rendono l’idea dei
collaboratori scolastici (in questo caso, donne) che tutti noi troviamo nelle
scuole: “una molto brava e
disponibile, l'altra scontrosa e a volte anche maleducata”. In tutta la mia
vita lavorativa non mi è mai capitato di lavorare in una scuola dove i
collaboratori fossero tutti “bravi” o tutti “scontrosi e a volte maleducati”. Vale
anche per gli insegnanti, d’altra parte.
Ma
qui il problema sta nel fatto che gli “scontrosi e a volte maleducati” vengono
lasciati fare. E, per evitarli, ci rivolgiamo tutti ai bidelli bravi, sovraccaricandoli di lavoro, e lasciando i fannulloni liberi di non far nulla, senza neanche dover trovare delle scuse.
Ricopio
alcune frasi che avete scritto perché, leggendole insieme, si può cogliere bene
il concetto:
“se
sta male un alunno e esco un attimo a chiamarla non c'è mai”;
“entra
in classe e sgrida gli alunni perché l'aula è sporca”;
“Io
ho detto di sì e da quel giorno usciva regolarmente e chiudeva i bagni a
chiave”;
“Non
ho avuto mai il coraggio di denunciare la cosa al dirigente”;
“quando
la vedo, lo so è brutto dirlo, mi fa soggezione”;
“altri
colleghi e collaboratori del dirigente che non hanno mai avuto il coraggio di
contrastarla”
“Oggi mi
sono trovata ad essere aggredita verbalmente dalla collaboratrice scolastica”.
Se il collaboratore scolastico non vi rispetta, come potete pensare che vi
rispettino gli alunni? Soprattutto quelli che vedono che gli permettete di
entrare in classe e di rimproverarli, come se fossero loro gli insegnanti? È una cosa
gravissima: non dovete permettere a nessuno, né genitore né bidello, di
rivolgersi in modo aggressivo agli alunni. Dovete proteggerli dalle aggressioni
esterne. Se un bidello o un genitore ha qualche rimostranza da fare, alla prima
sillaba che pronuncia per rivolgersi alla classe in modo aggressivo, dovete
fermarlo e dire “Mi scusi, lei non può parlare alla classe. Sono io, qui, che
parlo alla classe. Se ci sono problemi ne parli al dirigente o al direttore
amministrativo”.
Se l’aula è normalmente sporca non c’è nulla da
dire. Se è sporca perché i bambini o i ragazzi buttano in terra cartacce o
altro, siete voi quelli che devono rimproverare gli alunni, perché è, da parte
loro, una mancanza di rispetto verso i bidelli.
Per quanto riguarda il chiudere a chiave i bagni:
ma scherziamo? Ma siamo impazziti? E se un bambino vomita, se ha la diarrea,
dove la dovrebbe fare? E che cosa raccontiamo poi ai genitori quando il bambino
va a casa e se l’è fatta addosso? Diciamo che “la bidella i bagni li vuole
chiusi, ad una certa ora”? oppure “il bambino deve cercare di avere la diarrea
prima delle 13”?
Il bagno deve essere sempre aperto! E,
naturalmente, anche in questo caso, bisogna avere rispetto per il lavoro dei
bidelli ed evitare che gli alunni vadano in bagno alla fine della mattinata.
Salvo emergenze.
La collaboratrice non può assolutamente aggredire
verbalmente. Né voi, né gli alunni. La collaboratrice deve collaborare, secondo
le mansioni e per le ore (senza uscite senza permesso, cosa che costituisce
reato) per le quali viene pagata. Mi sembra
di aver capito, Valeria, che ti ha aggredito davanti alla ragazzina. Fatto
ancora più grave. E gravissimo per la tua credibilità il fatto che tu abbia
mostrato alla ragazzina che sei una che si può benissimo aggredire (cosa che
sicuramente poi lei avrà raccontato ai compagni).
Noi insegnanti abbiamo il dovere di far star bene
i nostri alunni. Abbiamo il dovere di trattarli con rispetto, di fare in modo
che tutti li trattino con rispetto e di insegnare loro a trattare tutti con
rispetto. Compresi i bidelli. Non dovete permettere che rispondano male, che si
rivolgano alla bidella, per esempio, chiamandola “Budella!”; non dovete permettere che sporchino
l’aula senza preoccuparsi di chi dovrà raccogliere quello che buttano; che
vadano in bagno e giochino con l’acqua, che entrino in classe con le scarpe
piene di fango e se le puliscano al banco.
Ma non potete non avere “il coraggio
di denunciare la cosa al dirigente”. ; la bidella non può “farvi soggezione”.
Se
si comporta in maniera scorretta con voi o con gli alunni; se non pulisce, se
esce dalla scuola di nascosto quando dovrebbe rimanere a scuola a lavorare (non
dimenticate che se esce prima viene pagata per qualcosa che non fa), noi insegnanti abbiamo
il dovere di informare il dirigente e il direttore amministrativo. Prima
verbalmente e poi per iscritto. Se succede qualcosa agli alunni perché non c’è
la bidella che se ne va alle 13, di chi è la colpa? Anche vostra che, tacendo,
siete diventati suoi complici.
I colleghi e collaboratori del dirigente che
non hanno mai avuto il coraggio di contrastarla, che cosa temono? Che lanci
anche a loro le ciabatte e li picchi con
il battipanni?
Nella Scuola italiana, purtroppo, c’è il grosso
problema che ci sono anche persone che “lavorano
soltanto per il 27 e per far star male gli altri”. Collaboratori scolastici, ma
anche collaboratori amministrativi, direttori amministrativi, insegnanti e
dirigenti. Bisognerebbe poter mandare via, queste persone, in realtà. Non si
può. Almeno, però, non lasciamoli fare. Per noi, e per i nostri alunni. Smettiamo
di stare zitti!
Che
ruolo abbiamo, noi docenti? Quello di educatori e di insegnanti.
Gli alunni ci offendono, i genitori ci offendono,
i superiori ci offendono e ci offendono anche i collaboratori e dobbiamo stare zitti?
Ma assolutamente no! Se permettiamo a qualcuno di mancarci di rispetto,
significa che noi, per primi, non abbiamo rispetto di noi stessi. Se abbiamo
paura di contrastare chi ci offende, o chi offende i nostri alunni, dobbiamo
lavorare (e parecchio) sulla nostra autostima.
Basta, “stare zitti”. Impariamo a far valere i
nostri diritti. Con tutti.