Sandro mi scrive:
“Carissima Isabella, insegno matematica alle scuole medie in una scuola difficile.
Ho cominciato pian piano a far breccia nelle 2 classi apparentemente peggiori mentre nella prima, che si presentava all'inizio molto più gestibile, adesso comincio ad avere molti problemi.
I ragazzi sono troppi (secondo me) e cominciano a non ascoltare più, faccio fatica a tenerli interessati, tendono ad essere maleducati... a quanto pare la cosa non è solo un mio problema ma sicuramente io avendo meno esperienza sento che forse con me va anche peggio.
Ho adottato diverse tecniche, urlare, essere calmo e disponibile, le note, la minaccia delle sospensioni... per un pò tutto funziona ma poi torna tutto come prima!
So che tu non sei in classe ma sento che la classe sta scivolando via (e credo non solo con me) secondo te come posso fare a recuperare?
Le ultime 2 lezioni dopo aver fatto la solita ramanzina ed essermi sgolato ho deciso di non fare lezione (in senso stretto) e di sedermi in classe a mantenere il silenzio perchè è impossibile interagire in modo educato con loro ... allo stesso tempo però so che in questo modo loro ottengono ciò che vuole una parte di loro anche se vedo la frustrazione in altri!
In classe ci sono molti iperattivi e chiacchieroni, e basta poco che la situazione degeneri qualche volte anche in botte! Ad un certo punto vedo che non riescono più a stare seduti e si alzano come se non ci fossi e vanno in giro nell'aula. Ci sono anche 3 pluri-ripetenti che sono molto disinteressati. Adesso, anche gli angioletti cominciano a diventare chiacchieroni e poco rispettosi ... come posso recuperare? Grazie mille ”
la classe non è un oggetto di terracotta, una creta che una volta plasmata e cotta rimane com’è. Non è marmellata solida, ma miele, che quando cerchi di raccogliere con il cucchiaio, scivola via.
Non è una crostata alla frutta. È un creme caramel.
Quello che scrivo su come si tiene sotto controllo una classe è solo il punto di partenza di un gioco che ogni giorno si rimmova. Ogni giorno entri in classe e ogni giorno devi ripassare con loro – anche senza parlarne – le regole di comportamento.
Devi avere a disposizione un bagaglio di strategie – ed ecco perché ho scritto il libro di consigli – che di volta in volta puoi usare, a seconda dei casi, degli alunni che hai, e di come ti senti.
Per esempio, anche tu, insegnante (a volte, e sempre più spesso, man mano che avanza l’età) puoi sentirti poco bene, essere stanco, avere dei problemi personali. Devi avere delle strategie anche per quelle giornate, perché non puoi perdere il controllo e non puoi farla pagare a loro.
Durante l’anno scolastico, in certi momenti, la classe “scivola via” a tutti, anche a me. Solo che con l’esperienza ho imparato ad accorgermene subito e a far suonare dentro di me la sirena che mi dice “allarme! situazione che può sfuggire al controllo!”.
Se fai fatica ad interessarli significa che cerchi di insegnare la matematica come se fosse una classe “normalmente difficile”. Ce l’hai messa tutta con le due classi che ti sono sembrate subito più difficili ed, evidentemente, hai lasciato un po’ correre nell’altra.
Per interessarli, Sandro, prima di entrare in classe, devi esserti chiesto, per ogni argomento, se può interessarli e come puoi far loro capire che quella specifica lezione, quella che ti accingi a fare, servirà veramente per la loro vita. A volte, in realtà, non c’è un perché evidente. A scuola si studiano cose che, per essere proprio sinceri, non serviranno mai. Quando è possibile, allora, bisogna smettere di fingere e togliere quegli argomenti dal programma. Altrimenti devi trovare un perché, insieme a loro, dedicando a questo la parte iniziale della lezione.
Caro Sandro, devi studiare di nuovo ogni alunno, individuare quelli che possono avere motivazioni a stare attenti , ma si lasciano coinvolgere dagli altri. Devi cercare di metterli contro a chi disturba, mettendo in evidenza il fatto che le perdite di tempo hanno sempre conseguenze negative per chi vuole studiare. Sembra strano, visto che abbiamo il dovere di ottenere una buona socializzazione degli alunni, vero? Non lo è, invece, perché la socializzazione si può ottenere anche mettendoli inizialmente gli uni contro gli altri, perché ognuno percepisca il fatto che le sue azioni hanno delle conseguenze sugli altri. Un po’ come quando metti vicini due che non si sopportano perché imparino a conoscersi, ad accettarsi e ad apprezzarsi. All’inizio litigano e poi, sempre meno.
Non ce la fanno più a stare seduti? Blocca subito, al primissimo passo, il primo che si alza. Reagisci con lo stupore di chi ha visto un alunno lanciare una cocacola contro la parete. Smetti di fare lezione. Pensi che così una parte di loro ottiene ciò che vuole anche se vedi la frustrazione in altri? Certo, se permetti loro di fare qualcosa. Se invece dici che devono stare seduti e senza fare niente, senza leggere, sfogliare o scarabocchiare sul diario, vedrai che l'atmosfera si fa pesante e noiosissima. Lo devi pretendere. A quelli che mostrano la frustrazione negli occhi spiega che quando ridono alle sciocchezze dei compagni diventano loro complici. E quella situazione è il risultato.
Non devi tollerare nulla, se vuoi che la situazione non degeneri.
Allora: prova e fammi sapere!