“La famiglia ha chiesto il silenzio stampa”.
“Gli inquirenti hanno chiesto il silenzio stampa in questo momento delicatissimo delle indagini”.
Secondo me ormai sono frasi ridicole. Come minimo sono perfettamente inutili, perché il silenzio stampa viene rispettato solo quando all’opinione pubblica, di solito morbosamente assetata di particolari possibilmente macabri, non importa più niente della vicenda, perché è successo qualcosa di nuovo, ci sono altre succulente notizie da gustare, qualche bella disgrazia, qualche efferato omicidio, strano rapimento, scomparsa inspiegabile sui quali passare le serate in compagnia del giornalista televisivo-investigatore faidate.
Sono sinceramente indecisa, però, se attribuire questa assoluta mancanza di rispetto del silenzio stampa da parte di quei giornalisti a una possibile "idiozia professionale" – non so se esiste una patologia del genere - che porta a non decodificare il contenuto dei messaggi ricevuti (in questo caso il contenuto“non ne parlate più!”), oppure a un forte disinteresse per le questioni morali altrimenti detto “menefreghismo senza scrupoli”, dettato dall’interesse per lo scoop, che porta successo, che porta denaro nelle tasche.
A me sembra così chiaro: “non ne parlate più, non rivelate i particolari della vicenda, e le conclusioni alle quali gli inquirenti sono giunti, perché potreste intralciare le indagini, mettere in pericolo l’ostaggio, far fuggire il colpevole”. Questo significa “chiedere il silenzio stampa”. Invece, nossignori. Niente da fare. Fanno il servizio comunque e mentre dicono che “la famiglia ha chiesto il silenzio stampa”, magari perché i rapitori hanno minacciato di far saltare le cervella al rapito se si viene a sapere qualcosa, loro- i giornalisti- e loro – i guardoni televisivi, si buttano a corpo morto sui particolari e li diffondono con tutti i mezzi, se fosse possibile anche con i segnali di fumo.
“Non sappiamo se è stato chiesto un riscatto, perché la famiglia è chiusa in uno stretto riserbo e gli inquirenti hanno chiesto il silenzio stampa data la delicatezza del momento investigativo, ma da fonti non confermate risulterebbe che il riscatto è stato chiesto due ore fa.”
“Il corpo della ragazza, barbaramente uccisa con quarantasette coltellate da due sconosciuti dall’accento straniero, è stato trovato in casa, immerso in un lago di sangue. La donna delle pulizie ha dovuto pulire per ore gli schizzi di sangue sulle pareti, che vi mostriamo in esclusiva. Un vicino di casa, che vive proprio nella villetta rosa accanto alla casa teatro del delitto, e di cui diamo solo le iniziali, S. e C., perché ci è stato chiesto di non rivelarne il nome per motivi di sicurezza, dichiara di aver visto in faccia uno dei rapitori e di essere in grado di riconoscerlo.”
“La ragazza rapita aveva con sé un telefonino e gli inquirenti stanno aspettando che il rapitore lo accenda per individuarlo”.
“Ecco la villetta dove la famiglia vive ore di angoscia nell’attesa che i rapitori si facciano vivi. La madre, gravemente sofferente di cuore, ha chiesto il silenzio stampa. Ecco, questa è la casa, in via Roma 124. Suoniamo al campanello. ‘Chi è? Lasciateci in pace, per favore.’ ‘Signora, siamo del TGX. Ci dica, come si sente in queste ore di attesa? Che cosa prova?’. No, per ora la mamma della ragazzina non si sente di rispondere. Dalla villetta della famiglia Tal de’ tali per ora è tutto. Vi lasciamo in compagnia di “Il piccolo investigatore”, che trasmetterà uno speciale dal titolo “Dov’è la mia bambina?”. Durante la trasmissione verranno intervistati lontani parenti fatti arrivare dal Brasile, il salumiere da cui comperano il cotechino, il giornalaio di fiducia, il parroco che ha battezzato la ragazzina e tutti gli avventori del bar vicino, che forniranno la loro ipotesi investigativa. Il conduttore mostrerà ogni angolo della casa con l’aiuto di un plastico. ”
Ecco, questo è il “silenzio stampa” oggi in Italia. E il bello è che ci sono cose per le quali il "silenzio stampa" è assolutamente e stranamente totale.