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visite al blog di Isabella Milani dal 1 giugno 2010. Grazie a chi si ferma a leggere!
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ed esponi il tuo problema. Scrivi tranquillamente, e metti sempre un nome perché il tuo nome vero non comparirà assolutamente. Comparirà un nome fittizio e, se occorre, modificherò tutti i dati che possono renderti riconoscibile. Per questo motivo, mandandomi una lettera, accetti che io la pubblichi. Se i particolari cambiano, la sostanza no e quello che ti sembra che si verifichi solo a te capita a molti e perciò mi sembra giusto condividere sul blog la risposta. IMPORTANTE: se scrivi un commento sul BLOG, NON FIRMARE CON IL TUO NOME E COGNOME VERI se non vuoi essere riconosciuto, perché io non posso modificare i commenti.
Non mi scrivere sulla chat di Facebook, perché non posso rispondere da lì.
Ricevo molte mail e perciò capirai che purtroppo non posso più assicurare a tutti una risposta. Comunque, cerco di rispondere a tutti, e se vedi che non lo faccio, dopo un po' scrivimi di nuovo, perché può capitare che mi sfugga qualche messaggio.
Proprio perché ricevo molte lettere, ti prego, prima di chiedermi un parere, di leggere i post arretrati (ce ne sono moltissimi sulla scuola), usando la stringa di ricerca; capisco che è più lungo, ma devi capire anche che se ho già spiegato più volte un concetto mi sembra inutile farlo di nuovo, per fare risparmiare tempo a te :-)).
INFORMAZIONI PERSONALI
- ISABELLA MILANI
- La professoressa Milani, toscana, è un’insegnante, una scrittrice e una blogger. Ha un’esperienza di insegnamento alle medie inferiori e superiori più che trentennale. Oggi si dedica a studiare, a scrivere e a dare consigli a insegnanti e genitori. "Isabella Milani" è uno pseudonimo, scelto per tutelare la privacy degli alunni, dei loro genitori e dei colleghi. È l'autrice di "L'ARTE DI INSEGNARE. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi", e di "Maleducati o educati male. Consigli pratici di un'insegnante per una nuova intesa fra scuola e famiglia", entrambi per Vallardi.
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mercoledì 18 agosto 2010
L’amore della mamma. 80°
“Cara Isabella, mia mamma ha 83 anni, ed è una donna che ha sempre lavorato, fin da bimba. Non ha mai alzato un dito su di me, benché spesso mi sarei meritata degli schiaffoni. Riesce, con la sua pensioncina da fame, a ritagliare chissà come dei risparmi che mette in una busta e regala a mia sorella e a me per onomastici, compleanni e Natale. Insomma, è la donna che io stimo più di chiunque al mondo e le voglio ovviamente un bene infinito. Tuttavia, non riesco a trasmetterglielo come vorrei. Il nostro dialogo si riduce all’essenziale e quando lei dice ‘A’, io ribatterei ‘B’, sempre; quando lei si rivolge a me, 9 volte su 10 mi chiama con il nome di mia sorella, e ne ha ben motivo, visto che con mia sorella ha un rapporto migliore. Il punto è che non so di cosa parlarle, a parte chiederle come sta e, mi vergogno a confessartelo, devo impormi di telefonarle e vederla. Tutto questo fa crescere in me profondi sensi colpa, oltre che la paura di dovermi pentire presto di non averle dedicato più tempo. Con mio papà, era diverso: correvo da lui per raccontargli appena potevo; lui si interessava ai miei viaggi, ai paesi che vedevo, al loro stile di vita, discutevamo di politica, di società, di tutto. Tanto che ancora oggi, quando vedo qualcosa che mi colpisce particolarmente, il primo pensiero è ‘devo dirlo a papà’. Può essere che, pur volendo bene ad entrambi, si abbia con i nostri genitori un rapporto diverso, o io sono semplicemente una figlia ingrata ed egoista? Grazie, ciao. Carla”
Cara Carla, essere genitori è molto molto difficile. Ma non è facile neppure essere figli. Né essere fratelli. Dietro alle storie di ognuno di noi –figli, fratelli genitori- c’è un vissuto sempre importante e a volte doloroso che condiziona le nostre scelte, comprese quelle affettive. Per accettare la difficoltà dei rapporti devi accettare quest’ultima affermazione. Quindi, come figlia, tu hai un tuo vissuto di bambina, di adolescente e di donna. Ma anche tua madre ha il suo e così tua sorella. Quando qualcuno tocca, quasi sempre involontariamente, una ferita, o una paura - grande o piccola - che abbiamo, proviamo disagio o dolore. E reagiamo, con il silenzio, con la rabbia, con il pianto o con la sofferenza. E se reagiamo con le parole, come potremmo e dovremmo fare, spesso la ferita o la paura ci impediscono di scegliere le parole giuste e, a nostra volta, finisce che provochiamo altro disagio o altro dolore. Più i rapporti sono stretti e più questo accade.
Ci sono persone che hanno nel loro vissuto poche paure e poche ferite. Altre che ne hanno tante e grandi. È ovvio che più le esperienze pregresse ci segnano e più diventa facile essere vulnerabili. È facile essere feriti ed è facile ferire involontariamente, anche se c’è fra di noi, in realtà, grande affetto. Accettato questo concetto, riusciamo a capire e ad accettare quello che non va nel nostro rapporto con la madre o con la sorella, perché lo vediamo per quello che è: non “poco amore” ma, difficoltà di viverlo serenamente.
Cara Carla, forse tu hai avuto qualche ferita nella tua vita. Ma forse anche tua madre. Forse tuo padre ne ha avute di meno ed è riuscito a vivere il rapporto con te senza sottofondi. Ed è per questo che con lui parlavi di tutto. Ma non credo che “andare d’accordo” significhi “parlare di viaggi o di politica”. Si può amare stando zitti.
Tua madre è anziana: non importa se ti chiama con il nome di tua sorella. Non significa niente. Forse è la sua figlia maggiore e ha memorizzato meglio il nome. Mia madre diceva che un genitore si preoccupa sempre per il figlio più debole. Forse tu credi di essere la più debole e invece – almeno agli occhi di tua madre – sei la più forte. L’amore della madre non si esprime nei modi tradizionali. A volte rimane dentro e non sa come uscire. Come succede a te, che dici “le voglio un bene infinito, ma non riesco a trasmetterglielo come vorrei”.
Non importa se vuoi dire “B” quando lei dice “A”, non provare sensi di colpa: è il modo che hai trovato per mantenere aperto il dialogo visto che non puoi parlare di altro con lei. Se con lei non c’è mai stato molto dialogo, è naturale che sia difficile parlarle di affetto. C’è, poi, una ritrosia delle persone di quell’età – che hanno vissuto un’epoca in cui c’erano poche smancerie – a esprimere i propri sentimenti.
Allora, cara Carla, oggi stesso, portale un mazzolino di fiori con un bigliettino come questo, per esempio: “Alla mamma più bella del mondo per ringraziarla di tutto. Ti voglio bene mamma” . Lei probabilmente ti guarderà stupita. Forse ti dirà che sono sciocchezze, perché non saprà affrontare questa manifestazione di affetto troppo esplicita. Tu non rimarrai male perché saprai perché reagisce così e dirai che ti è piaciuto il mazzolino, che costava poco e che hai pensato di comperarlo.
Ma ormai le avrai detto che le vuoi bene. Tu e lei sarete più contente.
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