Qualche giorno fa è
uscito su Repubblica un articolo "Scuola: arrivano le pagelle per presidi
e professori". Cito in particolare questo passaggio:
" La
partita più difficile da portare in porto sarà invece quella della valutazione
degli insegnanti. I partiti di maggioranza hanno raggiunto un sostanziale
accordo. Adesso si tratta di capire come differenziare gli stupendi degli
insegnanti. Al momento, nessuno se la sente di parlare di un argomento che è
stato tabù dal dopoguerra ad oggi. Dal cantiere uscirà una proposta con diverse
sfumature. Saranno poi le forze politiche e sociali a confrontarsi sul tema per
tracciare la strada da intraprendere. Una strada che si prevede piuttosto impervia visto che la categoria mal
digerisce i giudizi sul proprio operato. Tra le ipotesi
più accreditate la differenziazione dello stipendio in base alle funzioni
aggiuntive assegnate all’insegnante e al tempo passato a scuola oltre l’orario
di insegnamento."
E questo, su Matematicamente.it: “Ma a chi spetterà il
compito di giudicare l’operato di professori e presidi? Non sarà facile
eleggere “l’esaminatore” definitivo, tuttavia ci piace pensare che la voce degli studenti, in
un modo o nell’altro, verrà ascoltata.”
È una lotta contro i mulini a vento: la gente non vuol
capire. I giornalisti fanno la loro parte nel denigrare la classe insegnante,
senza rendersi conto degli effetti negativi che questo comporta.
È davvero seccante constatare con quanta leggerezza certi
giornalisti diffondono le idee che passano loro per la testa. Ogni volta che
protestiamo per qualcosa (test Invalsi e valutazione degli insegnanti) se ne
escono con la frase “gli insegnanti non vogliono essere valutati”. Così
l’opinione pubblica riceve conferma dell’idea diffusa secondo la quale gli
insegnanti sono fannulloni e impreparati, e di conseguenza hanno terrore di
essere valutati. Non capisco chi consulta il governo, quando ragiona su questo
discorso della valutazione degli insegnanti.
Mi rivolgo a chi ci governa e, per conoscenza, a quei giornalisti e a quella buona fetta di
opinione pubblica che pensa che abbiamo paura di essere valutati.
Ma chi ve lo ha detto? Abbiamo spiegato in tutte le salse
(troppe volte, secondo me) che non abbiamo paura della valutazione, ma di una
valutazione sbagliata, che premi i più fortunati e i più furbi.
Cercherò di essere sintetica.
La Scuola non funziona.
Gli edifici sono fatiscenti e non sicuri; banchi, sedie,
cattedre, armadi, lavagne sono spesso rovinati; i muri sono scrostati, con
crepe, o umidi; le porte e le finestre non si chiudono; c’è aria gelida
d’inverno e bollente quando arriva il caldo; i finestroni non hanno tende; le aule
sono piccole e dobbiamo stiparci come polli un numero esagerato di alunni (alla
faccia della sicurezza); i bagni sono puzzolenti, spesso otturati perché non viene
fatta la necessaria manutenzione, e le porte spesso non hanno chiavistello; i rubinetti
perdono, e tutto è sporco perché avete ridotto sempre di più il numero dei
collaboratori scolastici.
Non ci sono risorse neanche lontanamente sufficienti per
attivare progetti per recuperare, accogliere, aiutare gli alunni; o offrire dei
corsi di approfondimento che potrebbero potenziare le capacità degli alunni. Non
avete previsto nessuna risorsa che ci permetta di offrire agli alunni visite a musei, a mostre o
per assistere a spettacoli teatrali.
Il sistema scolastico è ormai vecchio e inadatto al mondo
di oggi. Siamo ancora ai tempi della lavagna e del gessetto; della cattedra,
degli orari a compartimenti stagni; dell’andare in laboratorio solo quando è
libero. La stragrande maggioranza di noi non ha neppure un PC in classe; e non
ha lavagna LIM, e quindi può usarla solo quando è disponibile. Se vogliamo che
i bambini della primaria leggano, molte volte comperiamo noi i libri, con i
nostri soldi; e i genitori devono comperare anche la carta igienica o
autotassarsi per i giochi educativi. E continuate a dire che date tanti soldi
ma non li sappiamo gestire. Certo, gestire il nulla è difficilissimo.
Nella Scuola di oggi gli insegnanti sono costretti a
faticare il doppio perché la scuola non funziona. E molti ragazzi imparerebbero
di più se frequentassero una scuola con maggiori opportunità di studio; se in
classe non fossero più di venti; se l’ambiente fosse meno degradato; se
potessimo portare a teatro, al cinema, a visitare un museo, una mostra in
un’altra città tutti gli alunni e non soltanto quelli che possono
permetterselo; se potessimo assumere altro personale per offrire a scuola dei
corsi pomeridiani gratuiti di recupero per imparare ciò che non hanno capito; corsi di teatro,
di scrittura creativa, di lingue, di cucito, di disegno, di musica; se
potessimo avere a disposizione dei mediatori culturali per gli alunni stranieri
che, iscrivendosi a scuola, hanno diritto ad essere accolti e aiutati; se
potessimo avere a disposizione logopedisti o psicologi per aiutare i bambini e
i ragazzi con esigenze educative speciali, perché non basta fare la legge,
bisogna anche che ci mettiate in condizioni di aiutarli.
Su che cosa vorreste valutarci? Sui risultati dei nostri
alunni? Cioè, con la Scuola in queste condizioni ci date degli alunni che hanno
difficoltà, li mettete in classi pollaio, diminuite le ore di lezione e poi ci
chiedete perché non sono migliorati e perché gli altri Stati ci passano avanti?
E poi, se a me tocca una classe dove gli alunni sono
seguiti, mandati a lezione privata dai genitori sempre attenti e presenti, verrò premiata perché i ragazzi avranno buoni risultati? Verrò premiata perché sono stata fortunata?
E se invece mi tocca una classe piena di ragazzi in
difficoltà, con esigenze educative speciali, che vivono in ambienti degradati e
dei quali non conosciamo neppure i genitori perché non sono mai venuti, verrò penalizzata
perché i ragazzi non studiano, non vengono a scuola, non sanno nulla e vengono
bocciati? È colpa mia? Becco e bastonato, dunque.
E chi dovrebbe valutarci? Il dirigente, al quale – per
risparmiare - avete dato un numero assurdo
di scuole da gestire, e che a stento riesce a conoscerci personalmente? O al
dirigente che è ancora al suo posto nonostante abbia dimostrato di non essere
capace di gestire nulla, o di essere vendicativo, o prepotente?
Gli studenti? E con quali competenze? In base al
gradimento? Conosco un insegnante che permette agli alunni di fare quello che
vogliono (anche giocare a carte) gli ultimi quindici minuti di ogni ora;
permette di guardare un film sul cellulare o di telefonare, anche se è vietato; o di dormire sul banco se sono stanchi. Questo insegnante è apprezzatissimo dagli alunni. Verrebbe premiato, dunque.
In base ai voti che riceviamo? Cioè: io do un voto basso a
te e tu dai un voto basso a me? Io ti metto una nota disciplinare o ti boccio e
tu mi dai un voto basso? O qualcuno crede possibile la massima obiettività da
parte di un bambino o di un ragazzo?
Dovremmo essere valutati “in base alle funzioni aggiuntive assegnate all'insegnante e
al tempo passato a scuola oltre l’orario di insegnamento”? Ma lo sapete che ci
sono insegnanti che fanno mille attività e trascurano completamente la classe,
arrivando in ritardo perché “stanno parlando con il dirigente”, o “sono in
segreteria perché c’è un problema”, o “sono in laboratorio perché c’è il
tecnico”? E ci sono altri che lavorano come matti in classe e a casa e che
secondo la vostra idea non avrebbero alcun riconoscimento? E che cosa significa
in base “al tempo passato a scuola oltre l’orario di insegnamento”? Anche se si
fermano a chiacchierare o a fare quello che altri fanno a casa?
Non è che non digeriamo i giudizi sul nostro operato. Ci piacerebbe molto, invece! Il
fatto è che sappiamo che in queste condizioni una valutazione è assurda.
È come dare a un pilota un aereo mezzo sfasciato e poi
dire che verrà valutato sull'efficienza dell’aereo, sulla sicurezza, sulla
puntualità e sulla soddisfazione dei viaggiatori.