Non riesco a capacitarmi del fatto chi ha
pronunciato le parole citate nel titolo sia Roberto Calderoli, vice presidente
del Senato e che “La Kyenge” sia Cecile Kyenge, ministro
dell'Integrazione della Repubblica italiana.
Sarebbero state gravissime
comunque, ma così sono pazzesche.
Non è lo sproloquio al bar di un
cittadino qualunque; non sono le stupide minacce all'ex ministro Carfagna di privati anonimi sedicenti militanti del movimento 5 stelle; non sono le esternazioni senili di un attore ottantenne
come Paolo Villaggio (che già ebbe a dire
“Io la chiamo negra. Altrimenti come vuoi chiamarli?
Non è un termine oltraggioso, è la solita ipocrisia” e "Io tuttora
li chiamo negri. Solo gli uomini di potere vogliono essere chiamati neri".
"La Kyenge non ha nemmeno il passaporto italiano. E' superflua, una cosa
teatrale, una specie di bandierina. Ha trentotto fratelli? E' colpa del
padre e della sua attività sfrenata. Da quelle parti è l'unico
divertimento, altrimenti sarebbe un pazzo, un maniaco sessuale. Per carità...")
Quando il dibattito politico
avviene a colpi di insulti razzisti, maschilisti o semplicemente beceri, come
quando si attaccano caratteristiche fisiche come l’essere "nani", o l’essere
neri, o l’essere “più bella che intelligente”, bisognerebbe che ci fosse una
legge che obbliga alle dimissioni, o, meglio, che licenzia. Questa gente non può
proprio, non deve, rappresentarci.Invece “vengono chieste le
dimissioni”. E ovviamente non vengono date.
Espressioni di una violenza inaudita vengono definite dai
giornalisti o dai politici come “parole che non sono piaciute”, o “parole
infelici”.
Bisogna renderci conto del fatto
che i bambini e i ragazzi ascoltano queste frasi razziste. E imparano. Se a
scuola ci troviamo alunni che chiamano “sporco negro” un compagno di colore poi
prendiamo dei provvedimenti disciplinari? E perché - prima, molto prima- non li
prendiamo verso gli adulti razzisti seduti in Parlamento?
Perché dobbiamo ricordare che non
sono frasi isolate.
In questo caso, le offese da
parte di esponenti politici sono cominciate appena è stata nominata ministro la
Kyenge, che, oltre ad essere straniera, aveva il terribile difetto di essere
nera. Per quelle persone è stato un affronto da lavare con le offese.
Borghezio ha detto:"governo del bonga bonga; vogliono cambiare la legge sulla
cittadinanza con lo ius soli e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni
tribali, quelle del Congo. Lei è italiana? Il Paese è quello che è, le leggi
sono fatte alla cazzo. [...] La parola 'negra' in Italia non si può dire ma
solo pensare. Fra poco non si potrà neanche dire clandestino, si dirà sua
eccellenza. [...] Mi sembra una brava casalinga, non un ministro del governo.
[...] Gli africani sono africani, appartengono a un'etnia molto diversa dalla
nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l'enciclopedia di
Topolino. Diciamo che io ho un pregiudizio favorevole ai mitteleuropei. Kyenge
fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una ASL che è stato tolto
a qualche medico italiano".
Dolores Valandro, consigliera leghista di quartiere a
Padova, ha scritto di lei in maiuscolo sulla sua pagina Facebook “MA
MAI NESSUNO CHE LA STUPRI, COSÌ TANTO PER CAPIRE COSA PUÒ PROVARE LA
VITTIMA DI QUESTO EFFERATO REATO??????? VERGOGNA!”
Bisognerebbe che qualcuno spiegasse al vice presidente del Senato, signor Roberto
Calderoli che dare dell’orango a un ministro della Repubblica
italiana, non è affatto una "battuta simpatica", come sostiene. E’
razzismo puro. Possiamo (e vogliamo) avere un razzista come vice presidente del Senato?
E bisognerebbe rendersi conto del fatto che questi episodi ci devono convincere di quanto sia necessario aprire un dibattito sullo “ius soli” che la Kyenge
difende: il dibattito deve partire dalla Scuola, dove – prima di educare gli alunni,
bisognerebbe educare certi genitori, magari proiettando nelle scuole il film
“Sta per piovere”, che ho visto a Firenze pochi giorni fa, proprio sul tema dello
“ius soli”; oppure organizzando eventi che permettano l’incontro di genitori di
culture e religioni diverse, perché solo la cultura può salvare dal razzismo.
Espressioni di una violenza inaudita vengono definite dai giornalisti o dai politici come “parole che non sono piaciute”, o “parole infelici”.
Bisogna renderci conto del fatto che i bambini e i ragazzi ascoltano queste frasi razziste. E imparano. Se a scuola ci troviamo alunni che chiamano “sporco negro” un compagno di colore poi prendiamo dei provvedimenti disciplinari? E perché - prima, molto prima- non li prendiamo verso gli adulti razzisti seduti in Parlamento?
Perché dobbiamo ricordare che non sono frasi isolate.
In questo caso, le offese da parte di esponenti politici sono cominciate appena è stata nominata ministro la Kyenge, che, oltre ad essere straniera, aveva il terribile difetto di essere nera. Per quelle persone è stato un affronto da lavare con le offese.
Borghezio ha detto:"governo del bonga bonga; vogliono cambiare la legge sulla cittadinanza con lo ius soli e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali, quelle del Congo. Lei è italiana? Il Paese è quello che è, le leggi sono fatte alla cazzo. [...] La parola 'negra' in Italia non si può dire ma solo pensare. Fra poco non si potrà neanche dire clandestino, si dirà sua eccellenza. [...] Mi sembra una brava casalinga, non un ministro del governo. [...] Gli africani sono africani, appartengono a un'etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l'enciclopedia di Topolino. Diciamo che io ho un pregiudizio favorevole ai mitteleuropei. Kyenge fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una ASL che è stato tolto a qualche medico italiano".
Dolores Valandro, consigliera leghista di quartiere a Padova, ha scritto di lei in maiuscolo sulla sua pagina Facebook “MA MAI NESSUNO CHE LA STUPRI, COSÌ TANTO PER CAPIRE COSA PUÒ PROVARE LA VITTIMA DI QUESTO EFFERATO REATO??????? VERGOGNA!”
Bisognerebbe che qualcuno spiegasse al vice presidente del Senato, signor Roberto Calderoli che dare dell’orango a un ministro della Repubblica italiana, non è affatto una "battuta simpatica", come sostiene. E’ razzismo puro. Possiamo (e vogliamo) avere un razzista come vice presidente del Senato?
E bisognerebbe rendersi conto del fatto che questi episodi ci devono convincere di quanto sia necessario aprire un dibattito sullo “ius soli” che la Kyenge difende: il dibattito deve partire dalla Scuola, dove – prima di educare gli alunni, bisognerebbe educare certi genitori, magari proiettando nelle scuole il film “Sta per piovere”, che ho visto a Firenze pochi giorni fa, proprio sul tema dello “ius soli”; oppure organizzando eventi che permettano l’incontro di genitori di culture e religioni diverse, perché solo la cultura può salvare dal razzismo.