Fausto mi scrive:
“Salve, le scrivo per chiederLe come si può far
sapere dal basso che la scuola va a rotoli.
Sono convinto che sia necessario per cui Le scrivo
per chiederLe se i docenti hanno la preparazione e, di conseguenza, la
responsabilità di riconoscere e segnalare problemi di DSA.
Sin dalla prima elementare avevamo, noi genitori,
la sensazione che le cose non procedessero per il verso giusto ma "il passaggio dalla
scuola materna alla primaria è spesso causa di forte disagio nei bambini"
era la risposta che andava per la maggiore seguito nella seconda parte
dell'anno da fastidiosissimi "non so più cosa fare con lui, non so più come
prenderlo". Il problema principale era che Alessio non finiva
i compiti scritti.
In seconda elementare gli sono stati somministrati
i test per l'individuazione dei soggetti affetti da DSA ed il responso fu :
"a parte
un po' di lentezza, nulla di particolare. Se ci fossero stati problemi
rilevanti la scuola vi avrebbe contattato".
Quello è stato il periodo in cui il programma fu
temporaneamente accantonato ed a scuola si dedicarono quasi esclusivamente alla
preparazione ai test Invalsi, che alla fine risultarono scadenti per l'intera
classe.
In quell'anno gli insegnanti maturarono la
convinzione che il bambino facesse il furbo perché svogliato pertanto permaneva
il "non
so più cosa fare con lui, non so più come prenderlo".
Noi ritenemmo che la scuola non dedicasse
abbastanza tempo al consolidamento delle nozioni per mezzo delle esercitazioni
a casa, per cui provvedemmo a sottoporre il bambino ad esercizi giornalieri di
scrittura.
Non Le dico che periodo frustrante fu per tutti e
tre perché il bambino non gradiva affatto quel surplus di lavoro non assegnato dai maestri,
e le sue difficoltà erano causa di forte stress durante le esercitazioni che si
svolgevano accompagnate da pianti a dirotto.
Questo ci indusse a chiedere ed ottenere un
consulto psicologico che delineò un preciso approccio col bambino al fine di
ottenere i migliori risultati possibili.
Nella relazione che solo in questi giorni abbiamo
richiesto, il medico scrive: "Furono date poi a famiglia e docenti indicazioni
concrete alla luce di questa prima valutazione. ... A fronte dello sforzo della
famiglia di aderire alle indicazioni, i docenti dopo una breve sperimentazione,
decisero di tornare alle modalità relazionali da loro preferite."
Terza elementare, nulla di nuovo ma da parte nostra
tanta ostinazione a far sì che recuperasse i compiti non eseguiti ma eliminammo
le esercitazioni sia perché avevamo ottenuto risultati accettabili, sia perché
erano fonte di molto stress.
Siamo in quarta elementare ed a causa di altri
disagi presenti nella classe, siamo stati chiamati a colloquio con le docenti e
la dirigente scolastica che, sentiti i problemi denunciati dalle stesse
insegnanti e senza aver mai visto il bambino, suggerisce un ulteriore controllo e fornisce il nominativo di un medico.
Caso ha voluto che quel medico non fosse
disponibile per cui ci siamo rivolti ad un altro professionista che ha
riscontrato un problema di difficoltà di concentrazione e di DISORTOGRAFIA ed
ha tracciato a sua volta un iter procedurale per il riconoscimento del problema
ed una specifica modalità di approccio con il bambino.
Abbiamo perso 3 anni in cui forse avremmo potuto
ottenere maggiori risultati e sicuramente avremmo vissuto più serenamente.
Gli insegnanti avrebbero dovuto riconoscere il
problema? Siete preparati in tal senso?
Ho letto che la procedura di base dalla rilevazione
del problema alla stesura del piano personalizzato :
1. Rilevazione
del problema
A. Le
insegnanti, segnalano difficoltà di apprendimento
B. I genitori
rilevano, in collaborazione con gli insegnanti,
Ingiustificati comportamenti,
Difficoltà di lettura e/o scrittura
Difficoltà di memorizzazione
Cambiamento di umore
Difficoltà di apprendimento ingiustificato
A noi è mancato il punto a. e ci auguriamo che non verrà a mancare anche
il punto b.
Non sono alla ricerca di risarcimenti, ma segnalando l'accaduto a chi di
competenza magari si evita che accada ancora a qualcun altro, ma se non c'è
alcuna responsabilità in tutto ciò, la segnalazione perde fondamento.
Per cui è proprio questo che Le chiedo, un consiglio sul se e come
procedere per far sì che tali disfunzioni non abbiano più a verificarsi.
Grazie per l'attenzione. Fausto”
Caro
Fausto, rispondo subito: no, non sono responsabili. Per riconoscere un bambino
che ha dei disturbi specifici di apprendimento bisogna essere specialisti. Un
tempo – non molto tempo fa – non se ne parlava neppure e tutti i bambini con
DSA erano regolarmente sgridati e puniti. Come – un tempo – si punivano i
bambini mancini, obbligati a scrivere con la destra. Una tortura assurda non
priva di gravi conseguenze. Ma anche allora non era colpa degli insegnanti, ai quali
non era stato mai spiegato nulla del mancinismo.
La
colpa, ma solo morale, degli insegnanti sta nel fatto che molti non si
aggiornano abbastanza. Ma, come potrà constatare leggendo le lettere che mi
scrivono, c’è da considerare, a parziale discolpa, che i problemi che devono
affrontare sono molti, a volte troppi. Oggi ai giovani aspiranti docenti si
insegna che cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento, ma non sempre la
teoria aiuta, quando si passa alla pratica. Concordo con lei sul fatto che
questi insegnanti devono aggiornarsi e porsi il problema. Ma non tutti gli
insegnanti sono giovani, e molti non conoscono tutto quello che si dovrebbe
conoscere, perché non sono stati preparati adeguatamente.
Mi
sembra però, Fausto, che lei assegni troppa responsabilità ai docenti. Alla
procedura da lei indicata, manca la lettera d: “I genitori si attivano per
fornire alla scuola la certificazione specialistica”. È la famiglia, quella che
deve presentare la certificazione. Se i genitori non sono convinti delle
conclusioni alle quali sono giunti gli insegnanti (che – lo ribadisco- non sono
logopedisti e possono benissimo sbagliare) si rivolgono ad uno specialista,
che, se riscontrerà un disturbo dell’apprendimento, fornirà la certificazione
da presentare alla scuola. Ecco, da quel momento, gli insegnanti dovrebbero
attivarsi per agevolare l’alunno, per esempio permettendo strumenti
compensativi. Ma spesso ci sono difficoltà che rendono difficile l’applicazione
della legge (mancanza di personale, di programmi per il computer, di fotocopie,
di PC portatili, ecc.).
La
Legge n. 170 del 08-10-2010 stabilisce che “ La diagnosi
dei DSA e’ effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati
dal Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed e’ comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello
studente.” E che “E’ compito delle
scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare,
previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi,
idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei
protocolli regionali di cui all'articolo 7, comma 1. L’esito di tali attività non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA.”
Ma voi, credendo in
buona fede di fare la cosa migliore, avete probabilmente peggiorato la
situazione, decidendo di “sottoporre il bambino ad esercizi giornalieri di scrittura”. Ma un DSA non deve essere forzato a scrivere, soprattutto in caso di disortografia. E la forzatura è peggiore se proviene dai genitori: il bambino viveva il vostro intervento
come una punizione per una colpa che non capiva (perché non c'era). Lei racconta infatti “il bambino
non gradiva affatto quel surplus di lavoro non assegnato dai maestri, e le sue
difficoltà erano causa di forte stress durante le esercitazioni che si
svolgevano accompagnate da pianti a dirotto.”.
Sarebbe stato decisamente meglio se aveste lasciato
fare agli insegnanti, accordando loro un po’ di fiducia. Non sempre gli
insegnanti sono incompetenti come lei mostra di credere. E non sempre la Scuola
va a rotoli. Proprio per la buona volontà degli insegnanti. Voi avete dato per
scontato che non sarebbero riusciti a fare nulla per il bambino.
In sostanza: gli
insegnanti dovrebbero sospettare i casi di DSA, ma non è facile, anche se
abbiamo avuto una preparazione specifica. Figuriamoci se non l’abbiamo avuta! I
genitori devono lasciar fare agli insegnanti: quando lei dice che da parte
vostra c’era “tanta ostinazione a far sì che recuperasse i compiti non eseguiti”,
dimostrate di esservi sentiti più competenti degli insegnanti. Sarebbe come se,
andando da un medico a fare una medicazione al bambino, tornati a casa, gliela
faceste di nuovo perché quella del medico non vi ha convinto. La proceduta è
sbagliata. Non siete medici. E, in questo caso, non siete insegnanti e non
siete logopedisti. Se bastasse essere genitori per saper insegnare nessuno di
noi si sarebbe laureato. Avreste dovuto, prima di tutto, avere un po’ più di
fiducia; poi, se vi sembrava di vedere delle difficoltà nel bambino, parlarne
con gli insegnanti; se vi sembrava che gli insegnanti prendessero la cosa alla
leggera e non si rendessero conto che il bambino aveva uno specifico disturbo
dell’apprendimento, rivolgervi a uno specialista; portare il certificato agli
insegnanti e mettere in comunicazione il logopedista con i docenti, che avevano
il dovere di impegnarsi per aiutare Alessio . Ma non avreste dovuto seguire la
strada del ‘faidate’.
Per quanto riguarda
la relazione che lei cita "Furono
date poi a famiglia e docenti indicazioni concrete alla luce di questa prima
valutazione. ... A fronte dello sforzo della famiglia di aderire alle
indicazioni, i docenti dopo una breve sperimentazione, decisero di tornare alle
modalità relazionali da loro preferite.", trovo che sia
decisamente offensiva, e non mi stupirei se gli insegnanti rispondessero al medico
(e per conoscenza ai suoi superiori) per chiedere conto della grave espressione
“modalità
relazionali da loro preferite”. Che
cosa significa? Fortunatamente non mi è mai
capitato di ricevere una relazione medica che accusasse i docenti di fare ciò
che “preferiscono”. Di solito, un medico serio, se riscontra qualche problema,
contatta i docenti, spiega loro i problemi e si informa delle loro eventuali difficoltà
a seguire le indicazioni, per trovare, insieme, le modalità più idonee.
Credo
che se “la Scuola va a rotoli” non sia certo per episodi come quello da lei
descritto, che è solo uno dei tanti, enormi problemi, che vengono scaricati sulle
spalle dei docenti. Anche quelli che dovrebbero essere gestiti dai genitori o
dallo Stato.
Spero
che queste riflessioni vi aiutino a essere un po’ più fiduciosi e meno prevenuti nei confronti dei docenti che possono anche avere tanti difetti, ma non sono responsabili
di tutti i problemi della Scuola.