Silvia mi scrive:
“Ciao Isabella ti leggo sempre con molto
interessa..sono d'accordo con quello che dici, la cosa che mi riesce più
difficile capire è cosa vuol dire ' non tollerare un certo comportamento'. Come
dimostro di 'non tollerare un certo comportamento' se non con note, richiami ai
genitori, sospensioni e provvedimenti di questo genere? Se un alunno mi
risponde male è chiaro che quei provvedimenti sono le uniche cose che posso
fare..per tutti gli altri comportamenti è probabile che posso agire
semplicemente imponendo con la voce la mia volontà..e poi un'altra cosa che mi
chiedo è: se si capisce che un ragazzo è difficile e si sa che ci risponderà
male, è meglio evitare lo scontro o avere con lui uno scontro diretto
imponendogli il silenzio o di rispettare le regole a costo di prendersi una
parolaccia? Cosa è più educativo? Grazie. Silvia.
p.s. Insegno nella scuola media.”
Cara
Silvia, "non tollerare un certo comportamento" non significa
necessariamente mettere note, rivolgersi ai genitori, ecc. Anzi, quella è
l'ultima spiaggia. Significa non passaci sopra. Come? Devi trovare il modo di
mostrare con lo sguardo, con il tono della voce, che il ragazzo ha passato il
limite. Fai delle prove, e piano piano ti creerai un bagaglio di espressioni,
parole e toni della voce che renderanno chiaro ai ragazzi quello che pensi. Non
so come spiegare questa faccenda degli sguardi…..Non esiste la “sguardologia” …Supponiamo
che io stia scrivendo sul registro e un ragazzo faccia qualche verso
volutamente rumoroso con la bocca. Ecco, io smetto si scrivere, appoggio la
penna e lo guardo con uno sguardo fra l’interrogativo e lo stupito che dice “ma
che cosa ti salta in mente? È possibile che io abbia capito bene? Non so
capacitarmi del fatto che tu, grande come sei, abbia fatto un verso tanto
infantile e fuori luogo. Dovresti sapere che non tollero questi comportamenti,
questi rumori e queste buffonate, durante la lezione. Ora, se io prendo
provvedimenti non ho forse ragione?” Tutto senza neanche una parola. Lo fisso
per tutto il tempo che mi ci vuole per pensare davvero tutto questo. Di solito
lui dice “Scusi, prof.” e risponde al
mio sguardo con uno sguardo che significa “Opss, scusi prof. Non so che cosa mi
ha preso. Volevo scherzare, ma mi rendo conto che non avrei dovuto”. E io, come
se avesse parlato, a parole, rispondo “Ecco. Smettila”. E con lo sguardo
aggiungo “vedo che hai capito di aver sbagliato e quindi, per questa volta,
lascio perdere. Ma che non succeda più”.
Non
so se mi sono spiegata.
Se
l’alunno ti risponde male sei obbligata a prendere provvedimenti. Se ti
risponde molto male, visto che dovresti prendere il provvedimento della
sospensione, se vuoi evitarlo perché in quel momento ritieni la sospensione
controproducente, ti alzi dalla cattedra e dici “Scusa…Esci un momento con me
che devo parlarti”. Esci con lui (che deve venire senza fare storie, altrimenti
sei obbligata a procedere con il provvedimento disciplinare) e appena fuori (sulla porta, perché i ragazzi
non possono stare soli) gli dici “Ma che cosa ti salta in mente? Mi rispondi
così dopo tutto quello che ho fatto per te? Io voglio aiutarti e tu sei
sgarbato? Ma che cosa ti succede? Hai dei problemi? Posso aiutarti?“ ecc. devi
farlo sentire ingiusto nei tuoi confronti (e deve essere vero, il fatto che
vuoi aiutarlo), perché deve imparare che nella vita non si ripagano le persone
che ci aiutano con atteggiamenti offensivi.
“Se si capisce che un ragazzo è difficile e si sa
che ci risponderà male” bisogna assolutamente evitare lo scontro. L’esperienza
ti insegnerà a cogliere i segnali che precedono lo scontro: i ragazzi difficili
non riescono, a volte, a non essere aggressivi o maleducati. Lui potrebbe
mandarti esplicitamente a quel paese e tu, in quel caso, che cosa potresti dire o fare? Potresti mandarcelo anche tu? Potresti metterti a rispondere alle sue offese con urla o con altre offese da bar? Scriveresti
sul registro, come ho visto fare tante volte, “Tizio mi ha mandato a quel paese?” Ti sembra
bello, per te, certificare sul registro che sei una che si può mandare a quel
paese? Molto meglio evitare.
Allenati durante l’estate! Cara Silvia, molti consigli li trovi sul libro: lo
hai letto?
Fammi sapere!
P.S. So già che ci saranno insegnanti che, leggendo questo post, penseranno "eh, già..Dice così perché non ha i miei alunni!". Rispondo: provate, prima di dire che non si può! Non date per scontato che quello che non vi è riuscito finora sia impossibile. Studiate. Mettetevi davanti allo specchio e provate tutte le espressioni, constatando che, se davvero pensate quello che volete comunicare, l'espressione viene fuori chiaramente. Sempre più chiaramente man mano che procedete con l'allenamento.
Provate a pensare a quello che si dice "uno sguardo d'amore", quello che avete quando vi innamorate davvero. Non c'è bisogno di parole. E fatemi sapere!
Ho già scritto anche L'insegnante deve essere anche attore.