Noi insegnanti viviamo tutti i giorni, per almeno diciotto ore alla settimana, a contatto con i ragazzi. Decine, centinaia di ragazzi si muovono intorno a noi, con il loro vociare, le loro risate, i loro problemi. Nel tempo, i ragazzi entrano nel nostro DNA, fanno parte di noi, volenti o nolenti. Quando sentiamo la parola "ragazzi" ci sentiamo parte in causa.
Ci amano, ci odiano, ci ignorano, ci rispettano, ci mancano di rispetto. Ma stanno con noi, per qualche anno della loro vita. E noi stiamo con loro. In dieci anni di insegnamento conosciamo personalmente centinaia di adolescenti. In vent’anni sono migliaia.
P.S. Più ci penso, però, e più mi sembra incredibile che ci sia oggi in Italia qualche associazione mafiosa o di altro genere che possa aver deciso un crimine così orrendo. La mafia non vuole apparire vigliacca. Vuole apparire forte. Ma chi uccide dei ragazzini non è forte.
Sarà stato un pazzo. Sarà stata una strage come il massacro della Columbine High school e le tante altre accadute nelle scuole americane. Sarà come la strage compiuta da Breivik in Norvegia.
Lo spero. Meglio sapere che è stato un pazzo furioso, che pensare che è stato un atto di terrorismo politico.
Il pazzo, se di pazzo si tratta, deve essere ricoverato e curato, dove non possa fare altri danni. Dove non possa più uccidere.
Semmai, bisognerebbe chiederci come mai era fuori, libero di mettere in atto la sua pazzia.