“Gentile e disponibile professoressa, ieri finalmente si è chiusa la scuola. Da lunedì
ultimi scrutini e poi esami. Insegno da oltre 30 anni Educazione Fisica, sempre
precaria, ogni anno cambio scuola, colleghi, alunni. Può immaginare che lavoro
immenso di adattamento da tutti i punti di vista. In linea di massima ho avuto
poco problemi con gli adulti, e tanto meno con i ragazzi. In fondo arrivo,
prendo gli alunni, li porto in palestra, poi ritorno, prendo un’altra classe e
così di seguito per 18 ore. Alla fine ho poco contatto con i colleghi, e di
questo mi rammarico a livello umano e sociale, ma alla fine nessuno
interferisce nei miei giudizi, nelle mie valutazioni e soprattutto nel mio
programma. Con i ragazzi ho qualche difficoltà iniziale prevalentemente con i
ragazzi di terza media che magari sono abituati all'insegnante dell’anno
precedente, ma pian piano tutto si risolve.
Quest’anno ho vissuto un’esperienza nuova, dilaniante nell'animo nell'insegnamento nel rapporto con i ragazzi di una classe e con
il loro professore di lettere.
Arrivo in una scuola con 3 sezioni, una con orario
prolungato in due pomeriggi. Trovo un orario terribile, giustamente noi precari
arriviamo quando ormai la scuola è iniziata e tutti si sono organizzati al
meglio. Ciò che rimane lo dobbiamo subire. Non c’è stato verso, non ho potuto
avanzare nessuna richiesta. Ero l’ultima arrivata e stavo creando già troppo
scompiglio. Alla fine mi sono dovuta adattare, ma non le racconto il
“manipolìo” che c’è stato dietro, contro di me! Così inquadro subito la
situazione. Scuola di paese, preside del posto, due docenti della funzione
strumentale da sempre che fanno da ali alla preside e decidono tutto loro! Un
vice preside (prof di matematica) doppia faccia. Tutto il resto dei colleghi
persone eccezionali con cui ho instaurato un buon rapporto di collaborazione e
di contatto sociale.
Ho dovuto faticare per farmi apprezzare dalle seconde
e dalle terze: l’anno scorso hanno avuto un professore che li ha fatti tanto
giocare a calcio, organizzando tornei su tornei, quest’anno arrivo io
completamente diversa come persona e obiettivi … è stata dura! Ma alla fine ho
trovato un punto di accordo tranne che con una terza, la terza B, composta da
14 ragazze e 7 ragazzi. Il coordinatore di questa classe, uno dei due della
funzione strumentale, ha un potere strabiliante su quella classe. Ha cresciuto
quei ragazzi dalla prima in adorazione verso il “dio” T.. che è lui. Ho avuto
da subito una reazione esagerata da queste ragazze, non mi hanno accettata dal
primo giorno, hanno adottato atteggiamenti scorretti e provocatori tipo
pettinarsi in palestra, aggiustarsi le code di cavallo sciogliendo e rilegando
i capelli in continuazione con grandi gesti,vestendo un po’ succinte, i ragazzi
tre in particolare tiravano il pallone di basket con forza e a distanza verso
il canestro senza preoccuparsi di chi poteva essere colpito. Questo i primi
tempi, poi sempre meno considerazione, meno attenzione, meno rispetto verso la
mia persona. Atteggiamento comune anche con gli altri insegnanti delle
“educazioni” come dicono a scuola. Quando al primo bimestre hanno cominciato a
vedere come i voti bassi di Educazione Fisica influivano sulla media hanno
provato a cambiare atteggiamento, quanto meno a cercare di apparire più
educati. In sostanza cara prof, difficile e inutile raccontare ogni momento.
Per dire l’ultima hanno chiesto espressamente di controllare il programma di
esame per verificare se avevo scritto il programma svolto effettivamente.
Da un’analisi che mi sono fatta anche con il
confronto con alcuni colleghi ho tratto le seguenti conclusioni. All'inizio dell’anno forse una lezione è risultata noiosa, la classe si è lamentata con
“dio” T. il quale invece di prendere le difese di una collega, per giunta
nuova, ha appoggiato gli alunni e da lì è maturata giorno dopo giorno
un’avversione verso la mia persona. Pensi che in classe, ad ogni tentativo di
comunicare normative che ormai vivo da anni nelle scuole, o ogni volta che si
iniziava un qualsiasi discorso riguardante la scuola, i ragazzi aprivano con
“il prof. T. ha detto…” e spesso quello che il prof. T. ha detto è
completamente contrario e avverso a ciò che cercavo di dire io. Pare che questo
succedesse con tutti i prof.
Per quanto riguarda il rapporto con questo collega
posso dire che, in pratica, non mi ha mai considerata, da quando sono arrivata,
come coordinatore avrebbe quanto meno dovuto presentarmi la classe, raccontarmi
di difficoltà e problematiche, ma in realtà niente di niente. Probabilmente ha
pensato che ero una dei tanti professori che cambiano ogni anno e che mi sarei
adeguata velocemente all’andazzo. Ma non è stato così, io parlo, dico quello
che penso, credo nella disciplina che insegno e tiro fuori tutte le storture
che incontro per strada. Addirittura all’inizio dell’anno mi è stato detto che
volevo cambiare le regole della scuola!
Insomma il prof. T.
pieno di sé e paladino della preside, non mi ha accettato e sopportato
da subito, ha trasmesso queste sue emozioni alla classe sua preferita appena
questa ha lamentato qualcosa. Insomma, può immaginare! Non riuscendo a
gestirmi, per dire l’ultima, in sostanza il prof si è lamentato dalla preside
che mi ha persino sottoposto a un piccolo interrogatorio per sapere come avrei
condotto gli esami orali…!!!
Professoressa, dopo tanti anni di insegnamento mi
sento sminuita nel mio ruolo e ritengo di avere fallito con la terza B
prevalentemente a causa di un collega narcisista nella professione, dominante,
appoggiato dalla preside in tutto e per tutto, anche viziato, oserei. Età:
40/45?
Come agire o reagire in tali casi? Veramente c’è
sempre da imparare, ma mi metto in gioco volentieri e vorrei capire. La
ringrazio molto. Linda”
Cara Linda, la situazione da te descritta è più
diffusa di quanto immagini. Non sei l’unica che mi ha raccontato comportamenti
come questi e anch'io ho toccato con mano ( e non solo in scuole di paese) l’esistenza
di presidi che si circondano di “capetti” che fanno il bello e il cattivo
tempo e che possono permettersi ogni sorta di sopruso perché hanno la certezza
dell’impunità, visto che sono protetti del dirigente.
Che cosa si può fare? Poco e niente. Si può
combattere, e alla fine non si ottiene nulla perché pare che non ci sia nessuno
preposto a proteggere i docenti dai comportamenti di colleghi e presidi bulli.
Quello che hai descritto è mobbing. Gli ispettori? Mai sentito di qualche
ispettore che abbia risolto delle situazioni di mobbing. Se ci sono, non ne ho
mai avuto esperienza.
Un ruolo importante in questo stato di cose va
ricercato nel fatto che la classe docente comprende purtroppo parecchie persone
(giovani e meno giovani) che amano la vita tranquilla, che non sono disposte a
scendere in campo per proteggere un collega, e che, dovendo scegliere fra
esporsi per sanare un’ingiustizia o salire sul carro del vincitore (anche se
bullo), optano per la strada più comoda e meno rischiosa, che è la seconda.
Ed è vero anche l’altro aspetto da te messo in evidenza:
capita che i docenti precari vengano sfruttati da docenti di ruolo che hanno
dimenticato quando i precari erano loro, e da presidi che approfittano della
fame di lavoro dei giovani insegnanti per chiedere lavoro extra non retribuito.
L’unica cosa che non mi sento di condannare è
l’orario scomodo che trova chi arriva ultimo: l’orario va fatto prima
dell’inizio della Scuola ed è già un bel problema, tenendo conto anche del
fatto che ci sono insegnanti che hanno più scuole. Bisognerebbe che lo Stato
facesse le nomine al più tardi ad agosto, ma conosciamo bene i problemi che ci
sono.
Detto questo, ti consiglio, la prossima volta che ti
capiterà un’esperienza simile, di non sopportare nulla: appena accade che il
“capetto” dice qualcosa che non ti va, digli direttamente quello che sta
facendo: “Ti sembra corretto cercare di
mettermi in cattiva luce con gli alunni?
Come ti permetti?” O qualcosa di simile.
Ai ragazzi devi dire, subito, “Fare lezione facendo
semplicemente e sempre giocare a basket, o a calcio o a pallavolo è molto più
semplice e meno faticoso di quello che vi faccio fare io. Ma io so che far fare
ginnastica, e non solo giocare è molto meglio perché con gli esercizi vengono
allenate tutte le parti del corpo. Le partite sono solo una parte del lavoro. E
voglio chiarire una cosa: non mi interessa quello che viene detto da un
collega. Qui in classe ci sono io e decido io quello che voglio. E io voglio
che facciate questo. Senza discutere. E non voglio più vedervi pettinare,
aggiustarvi le code di cavallo sciogliendo e rilegando i capelli in
continuazione, e voglio che vestiate in modo consono a una scuola, perché se
c’è una attività in cui tutto è disciplina e rispetto delle regole quella è
proprio lo sport. Ed è quello che io intendo insegnarvi”.
Quello che è accaduto a te in quella scuola, cara
Linda, capita a tutti quelli che, come te, “parlano, dicono quello che pensano,
credono nella disciplina che insegnano e tirano fuori tutte le storture che
incontrano per strada”.
Non ti demoralizzare e vai per la tua strada. Sei tu
quella che cammina sulla strada giusta. Non certo il tuo scorretto collega.