Marco mi scrive:
“Cara Isabella Milani, sono un ragazzo di 18 anni. Scrivo a lei perché non so a chi rivolgermi. Lei è la mia ultima speranza. Il punto è che le persone intorno a me non mi considerano quanto vorrei. Non l’ho mai detto a nessuno, ma ho sempre paura di sbagliare e di essere considerato scemo.
A scuola i miei voti sono molto più bassi che in passato, non riesco a studiare come facevo un tempo. I professori hanno delle pretese assurde e prendo voti scarsi. Eppure leggo tanto, suono la chitarra classica, mi interesso di tante cose e mi appassiono a tante cose. Ma tutto quello che so non serve per piacere ai miei amici e tantomeno alle ragazze. Vorrei fare ingegneria, ma forse non sono intelligente come credevo. Neanche la mia vita sociale è così florida: gli amici mi prendono in giro e mi trattano come uno sfigato e anche le ragazze mi considerano uno sfigato. Perché non riesco ad essere quello che vorrei? Perché non posso avere una vita più felice? Mi sento una nullità e non so che cosa fare. Spero che mi risponda presto. Grazie. Marco”
Caro Marco, certo che ti rispondo! Per aiutarti cercherò di farti capire qual è il tuo problema.
Prima di tutto devi chiederti “Devo stimarmi? Devo sentirmi sicuro di me? Devo sentirmi intelligente?”. Io ti dico “Senz’altro sì.”
Per sentirti sicuro di te devi sentirti intelligente indipendentemente dagli altri.
Non puoi basare la tua sicurezza sulla scuola, perché la scuola non è il luogo dove si possa misurare il tuo valore. La scuola non è fatta per far emergere le intelligenze particolari. Spesso, a scuola, finiscono per emergere solo i ragazzi capaci di eseguire perfettamente quello che viene richiesto. Ma quello che viene richiesto a scuola, nella scuola italiana, spesso non ha niente a che fare con la vera intelligenza.
Questo avviene per due motivi:
1. Gli insegnanti sono essi stessi stati educati a considerare come conveniente, giusto e opportuno adeguarsi il più possibile alle richieste degli insegnanti, e non hanno, conseguentemente, fatto un percorso di studio autonomo che li portasse a chiedersi che cosa è giusto insegnare e, soprattutto, in che cosa consiste la vera intelligenza.
2 Gli insegnanti sono, comunque, abituati e costretti a richiedere solo apparentemente l'originalità, la creatività, le opinioni personali, i pensieri autonomi, la dialettica, il confronto, perché può capitare di dover gestire un dissenso di fronte a tutta la classe, costituita di 25/ 30 alunni e, non è facile. L'insegnante non ha tempo e spesso non è preparato a questo. E non per colpa sua, ma per un sistema scuola che vede, di fatto, l'insegnamento come l’esposizione a un gruppo indistinto, oltretutto numeroso e spesso disomogeneo, di nozioni generali, che non tengono in nessun conto le predisposizioni individuali. Bisogna considerare, inoltre, che, dal punto di vista psicologico, l'insegnante si trova a parlare agli alunni come ad un pubblico dal palcoscenico: questo presuppone la capacità, che spesso l'insegnante non ha, di reagire con tranquillità alle provocazioni degli alunni, o di non farsi prendere dal panico, dalla paura di perdere la credibilità e la stima degli alunni, se un alunno esprime disaccordo con con le idee dell’ insegnante o contesta, anche se con educazione, una spiegazione dell'insegnante. Se l'insegnante potesse insegnare a piccoli gruppi non avrebbe la stessa difficoltà a riconoscere un suo errore o a seguire il percorso mentale di un singolo alunno. Questo di fronte a una classe solo raramente è possibile. È troppo importante non perdere la credibilità.
Non puoi basare la tua sicurezza sugli amici, perché gli amici, molto spesso, cercano negli altri quello che i media suggeriscono di cercare. Mi pare di capire che tu non sei come loro.
Ti chiedi se sei intelligente. Bisogna chiedersi che cos’è l’intelligenza.
L’intelligenza è la capacità di capire, di risolvere i problemi, di saper collegare informazioni e concetti anche non immediatamente vicini e collegati.
Si parla di nove tipi di intelligenza: Linguistica, Logico-Matematica, Spaziale, Corporeo-Cinestesica, Musicale, Interpersonale, Intrapersonale, Naturalistica
Esistenziale o Teoretica.
Quali di queste vengono considerate importanti a scuola? E tu quante ne hai? E, soprattutto, hai i tipi di intelligenza che che vengono valutati a scuola?
Forse hai quattro o cinque tipi di intelligenza e non lo sai (Musicale? Interpersonale? Esistenziale o Teoretica? Naturalistica? Intrapersonale?). Soprattutto non lo sanno a scuola. E magari non sono i tipi di intelligenza che interessano agli insegnanti. Non vuol dire che non sei intelligente; Marco. Perciò devi essere sicuro di te, stimarti, considerarti speciale. Non hai bisogno dell’approvazione degli altri. Non hai bisogno dell’approvazione di nessuno.
Devi solo saperti adeguare alle richieste perché ti conviene e perché anche questa capacità è tipica delle persone intelligenti. Saperti adeguare alle richieste dell’insegnante – di qualsiasi richiesta si tratti - deve essere per te una questione di intelligenza: più riesci a fare quello che chiedono e più sei intelligentemente capace di dissolvere il problema, la prova. Non devi studiare perché ti serve l'approvazione di qualcuno, ma perché ti serve per avere buoni voti - che è quello che vuoi - anche in vista dell'università, e comunque perché vuoi avere qualcosa che dimostri in modo tangibile che sei bravo a scuola.
Sai capire le persone? (hai la capacità di entrare nella psicologia degli altri.)
Sei sensibile? (sei interessato a capire gli altri)
Hai il senso dell'umorismo? (Sei simpatico: l’umorisco è prova di intelligenza)
Sai imitare bene le persone? (sai cogliere la loro psicologia)
Hai interesse per cose che di solito non interessano gli altri ragazzi della tua età (hai interessi più maturi e non convenzionali)
Sai suonare? È perché ti sei messo in mente di farlo e ci sei riuscito.
Forse, Marco, sei soltanto un ragazzo speciale. Chi è speciale solitamente non viene capito. Se è così, come credo, è ovvio che questo tuo essere speciale è stato per te impegnativo: un tempo, perché i bambini, in generale, che non capivano niente di quello che dicevi, ti guardavano come si guarda uno che dice cose incomprensibili. Ma era un problema loro che erano indietro, non tuo che eri avanti.
E anche oggi, forse tu sei troppo speciale per gli altri, che sono troppo convenzionali. Ma loro lo sanno, che sei speciale. Devi saperlo anche tu.
Vai avanti per la tua strada, che è speciale. Devi vedere ogni difficoltà solo come una sfida che ti si pone, per integrarti bene anche nel mondo di quelli normalissimi. Non sono più intelligenti di te. Sono solo inseriti più convenzionalmente in questa scuola e in questa società.
Farai grandi cose, vedrai. Perché quando ti appassionerai a qualcosa, a quello che sceglierai all’università, lo approfondirai in modo intelligente e speciale.
Buon anno e buona fortuna, Marco. Fammi sapere.