Capita abbastanza spesso
che un genitore mi sottoponga problemi come questi:
“…lui dice che la sua prof. di italiano lo
deride spesso e lo prende come cattivo esempio. Quando un compagno parla di uno
stolto lei ridendo e pensando di essere simpatica risponde “Come Luca”. È capitato
che lo chiamasse troglodita; lui si è sfogato dicendomi di parlarle perché non
tollera più questa situazione, mentre io vorrei che fosse lui a dire alla prof.
del disagio che le provoca ......lui è timido e quando succedono questi episodi
se ne sta zitto, le sarei grata se mi potesse aiutare a risolvere questo
problema grazie!!!!!”
“Buon
giorno professoressa sono lieta di aver trovato qualcuno che mi può spiegare
alcune cose. Mia figlia va in prima elementare non sta mai ferma, è
intelligente però non sfrutta al meglio le sue capacità infatti sembra molto
svogliata. Le maestre mi dicono che in classe a volte canta balla e fischietta
non so più come comportarmi non capisco perché. Un’altra cosa che non so come
comportarmi: mia figlia ieri mi ha detto che la maestra parlando con gli altri
alunni ha detto “purtroppo la dobbiamo sopportare”.”
“Il mio bimbo frequenta il primo anno di
asilo… purtroppo non si è ambientato e finalmente ora ho scoperto il perché. La
sua maestra lo continua ad umiliare, mettendogli un grembiulino rosa e
facendolo vedere agli altri bimbi, affinché lo deridano. Io mamma, secondo lei come
mi devo comportare dopo aver saputo questo??”
Mi sembra utile spiegare qualcosa della vita
di classe ai genitori che si preoccupano, si arrabbiano e protestano per quello
che viene riferito dai figli, in modo che possano capire che non tutte le frasi
che sembrano offensive lo sono davvero.
Ci sono veramente insegnanti che offendono i
bambini e i ragazzi, e che non dovrebbero fare gli insegnanti. Sono quelli che
dicono “sei un deficiente!”, o “stai zitta cicciona”, o espressioni simili. Vanno
denunciati e non devono più fare gli insegnanti. Chi legge il mio blog sa come la penso. Ma sono pochissimi, non sono tutti. Vanno puniti quelli, non tutti.
Ci sono molti insegnanti che stabiliscono un
rapporto meno formale con gli alunni e perciò a volte scherzano con loro come farebbero
con i loro figli. Senza alcuna intenzione di offenderli. Sono convinti che in
quel modo le lezioni risultino meno noiose. E che anche i rimproveri vengano sentiti come meno duri.
Provo a fare qualche esempio, anche se è davvero
difficile, visto che molto dipende dall'atmosfera che si instaura in classe e
quella non potete vederla da casa.
Se io dico a un’alunna che dorme sul banco “Senti
un po’, bella addormentata”, e gli altri ridono, la sto offendendo? Lei viene a
casa e dice “la professoressa mi ha detto che sono addormentata” e voi vi
arrabbiate.
Se dico a un ragazzino che sta chiacchierando,
seduto scompostamente “Ma dove credi di essere, al bar? Vuoi che ti porti una
brioche con cappuccino? Ma ti sembra di essere educato?”. Lui viene a casa e vi
riferisce “La professoressa mi ha detto che sono maleducato, solo perché ho
detto una parola al mio compagno”. E voi vi arrabbiate.
Se dico a un ragazzo, che per esempio continua
a sghignazzare a tutto volume, facendo anche dei rumori con la bocca “Ma che
cosa succede?!. È entrato un cinghiale?” Tutti ridono. Lui viene a casa e
racconta “La professoressa mi ha detto che sembro un cinghiale”. Voi vi arrabbiate.
Vi arrabbiate con l'insegnante, non con vostro figlio.
Poi ci sono gli insegnanti che non ne possono
più del comportamento dei bambini e dei ragazzi. Sono stanchi di quelli che
saltano, che corrono, che si dondolano sulla sedia, che urlano, che picchiano,
che qualcosa fanno (anche se non lo raccontano alla mamma) per disturbare la
lezione, per mancare di rispetto all'insegnante. Allora cercano di scuotere gli
alunni con frasi come “E smettila di saltare! Sembri una scimmia!” (“La maestra
mi ha detto che sembro una scimmia”), “Ma continui a dondolarti! Ma verrà pure
il momento in cui cadi e ti fai male! E allora capirai” (La maestra ha detto “speriamo
che tu cada”); “e piantala di correre” Fategli lo sgambetto, così vediamo se
continua a correre!” (La maestra ha detto ai miei compagni di farmi lo
sgambetto); “Ma che cosa fai? Gli hai dato un colpo pazzesco! Sei impazzito, Giorgio?
Non lo capisci che puoi fargli male? Ti scrivo una nota sul diario!” (“La
professoressa mi ha dato una nota e mi ha detto che sono pazzo”). E voi vi
arrabbiate. Con l’insegnante, non con vostro figlio.
Il problema è che voi non siete in classe,
non sapete quante parole dice in un'ora, quante volte l’insegnante deve fermare certi comportamenti, deve
sollecitarne certi altri, e spesso usa un linguaggio che serve a
sdrammatizzare, a tentare la strada della presa in giro bonaria (“bonaria, non
offensiva”, quella che si usa con gli amici, anche da adulti), sperando di
riuscire dove non si riesce con i provvedimenti disciplinari. E non sapete
quanto è faticoso, frustrante e irritante dover sopportare un alunno che
interviene a sproposito, che fa rumori, che canta, che si alza, che fa i
dispetti ai compagni, e vi costringe a intervenire o a interrompere molte volte
la lezione, perdendo l’attenzione degli altri, e dovendo ricominciare da capo.
Credo che la maggioranza dei genitori perderebbe la pazienza molto di più, e
userebbe parole ben più offensive, pur di fare smettere chi disturba.
Rispondo, in particolare, alle lettere che ho
citato: non credo che ci siano insegnanti che usano espressioni discutibili con
alunni che si comportano benissimo. E non credo che ci siano insegnanti che
prendono in giro un bambino solo per il gusto di deriderlo. Non lo credo perché
sarebbe davvero assurdo.
Allora: alla mamma di Luca dico che per
chiamarlo “troglodita” bisogna che lui abbia fatto qualcosa per apparire
incivile. Approfondirei la cosa. Lo stesso per il discorso di “stolto”. Ma
perché mai l’insegnante dovrebbe fare una cosa del genere? Lei parte dal
presupposto che la professoressa sia pazza, o cattiva; io parto dal presupposto
che ci sia una spiegazione. Lo chieda all'insegnante, vedrà che farà delle
scoperte interessanti. Poi parli con Luca.
Alla mamma della bambina che “che non sta mai
ferma, sembra molto svogliata e in classe a volte canta, balla e fischietta”
dico: probabilmente la sua bambina è tanto carina, ma dà tanta noia in classe, anche agli altri bambini. La maestra cerca di
invitare gli altri bambini a “sopportarla”, per esempio, invece di litigare con
la compagna. Io penso che forse i bambini stanno ascoltando la maestra che
legge una favola e non sono contenti di essere interrotti dalla sua bambina che
canta e fischietta.
E se lei, a casa, insegnasse alla bambina che
non si canta, non si balla e non si fischietta durante le attività in classe?
Infine, una osservazione per l'ultima mamma. Non posso assolutamente
credere che esista una maestra che “lo continua ad umiliare, mettendogli un
grembiulino rosa e facendolo vedere agli altri bimbi, affinché lo deridano”.
Non è possibile, signora! Deve esserci un motivo che non posso sapere, ma che
non ha nulla a che vedere con la derisione. Non posso crederci perché per
comportarsi così la maestra dovrebbe avere dei problemi di pazzia.
Per concludere: cari genitori, non partite
sempre dal presupposto che gli insegnanti vogliano deridere, offendere e fare
del male ai vostri figli. Non prendete per oro colato quello che vi viene
riferito. Non giudicate una frase singola senza sapere qual è la situazione in
cui è stata pronunciata e il tono che aveva l’insegnante in quel momento.
Forse gli insegnanti farebbero bene
a evitare anche le battute, a non credere di poter ottenere maggiori risultati
con espressioni scherzose. Forse farebbero meglio a essere più distaccati o a
prendere semplicemente dei provvedimenti disciplinari. Ma tenete presente che dopo tante ore passate con i vostri figli, gli insegnanti finiscono per essere affezionati a loro, e per pensare di parlare con uno di casa. E soprattutto, provate a mettervi nei loro panni. Ricordatevi di quello che pensate quando fate una festicciola in casa con dieci bambini.
Moltissime volte i bambini (specialmente
quelli più piccoli) non sanno riferire quello che sentono in classe o, se sono
più grandi, riportano quello che fa loro comodo (magari per
giustificare un brutto voto o una nota disciplinare).
Molte volte sentono come "simpatica e affettuosa" una certa frase, e quasi un onore il fatto che l'insegnante si rivolga a loro scherzando. Anche perché l'insegnante la pronuncia sorridendo. Lo raccontano a casa e voi chiedete con aria sbalordita e irritata “Che cosa?? Ma davvero ti ha detto così???”. Sappiate che i figli vengono molto influenzati dal vostro tono e vedrete che cominciano a sentirsi offesi. Siete voi che avete trasformato una frase affettuosa in una frase cattiva.
Lasciate che gli insegnanti gestiscano il
rapporto con i loro alunni senza ingerenze da parte vostra; non intervenite se non è proprio
qualcosa di grave. E dire "ma perché non ti pettini un po' al mattino?! sembri un barbone!" non è grave.
Non chiedete il resoconto di tutto quello che è accaduto in classe.
Toglietevi anche dal gruppo whatsapp, se ne fate parte, perché tutto questo “lui
ha detto, lei ha fatto, ma lui che cosa ha risposto?” fa male all'atmosfera della classe e
può danneggiare l’importantissimo rapporto insegnanti- alunni e quello,
altrettanto importante insegnante-genitore. Se c’è qualche problema, parlatene
con gli insegnanti direttamente. È la cosa migliore.