La "Buona Scuola" non sarà buona. Ve lo diciamo noi
insegnanti. Lo diciamo a tutti: a Renzi, presidente del Consiglio; a Stefania
Giannini, ministro della Pubblica Istruzione; ai genitori degli studenti; a chi
non ha nulla a che fare con il mondo della Scuola, ma si crea un'opinione.
Noi siamo quelli che lavorano a scuola tutti i giorni ed è per questo
che vogliamo essere ascoltati.
La confusione regna sovrana, e questo fa il gioco di chi vuole gestire
le masse. Internet è una possibilità straordinaria, ma è anche il trampolino di
lancio per una quantità inaudita di bufale, di menzogne, di mezze verità che
portano spesso alla disinformazione più completa. E questa disinformazione
parte dall’alto e risponde dal basso.
Online si leggono affermazioni che cominciano con “Sapete che cosa
vogliono fare?” e continuano con affermazioni sensazionalistiche che mescolano
vero e falso; un attimo dopo, molto spesso senza controllare se si tratta di
affermazioni vere o di notizie tendenziose, si condividono su tutte le bacheche
via facebook, o su tutti i PC via mail o sui cellulari di tutti gli amici via
WhatsApp, che tanto non costa nulla. Si perdono di vista le criticità
principali, si perde tempo, si perde forza e si perde credibilità.
Allora: per prima cosa bisogna smettere di credere a tutto quello che
si legge e si sente. Leggere il testo originale del DDL è il primo passo. Bisogna controllare se quello che ci arriva su facebook, su twitter, via mail o via
WhatsApp è effettivamente vero. Pensarci su attentamente e solo alla fine
condividere con gli altri.
Contestare con pentole e mestoli il ministro Giannini non è stata una
buona idea. Non è servito a nulla, se non a farsi dare degli “squadristi”. Il
ministro Giannini ha passato i limiti dettati dal suo ruolo, rispondendo alle
offese con altre offese. Bisognava lasciarla parlare e poi contestare quello
che diceva. Fischi, e insulti non servono a nulla. Anzi.
Contestare tutto non serve a nulla. Bisogna individuare quello che
davvero non va e concentrarsi su quello. Disperdere le forze dietro a slogan su
aspetti non ben verificati non serve. Ci fa apparire come gente che non ha
voglia di cambiare, come lavoratori che non hanno voglia di lavorare, come
persone interessate solo a tenersi ben strette alla cattedra appena l’hanno
ottenuta. E non è vero.
Bisogna avere le idee chiare, e solo dopo protestare a gran voce.
Ma quanti di noi hanno le idee chiare in questa confusione (voluta)?
Ci sarà senz’altro qualcosa di buono ne “La Buona Scuola”, ma a me,
anche con tanta buona volontà, saltano agli occhi le cose che mancano, più di quelle
che ci sono.
Gli insegnanti sono esasperati e contestano o protestano o si lamentano
nelle sale professori, ma spesso senza una vera e proficua organizzazione. Ma
se si vuole cambiare il DDL, se si vuole cambiare la Scuola bisogna prima di
tutto ammettere i problemi che ci sono.
I principali problemi della Scuola italiana sono questi:
-
Primo problema: non ci sono risorse
sufficienti.
Si parla di “grande incremento di risorse”. Oddio,
ma quante volte l’abbiamo sentita, questa? Permetteteci di dubitare! Per
esempio la faccenda della messa in sicurezza delle scuole. Personalmente non ho
visto cambiamenti, e – anzi- leggo di soffitti caduti e di studenti e
insegnanti feriti.
Non dirò che dobbiamo portarci la carta
igienica, se vogliamo usare il bagno con decenza. Che non c’è carta per le fotocopie, non c’è
inchiostro per le stampanti, non ci sono soldi per comprare materiale
scolastico per i bambini e i ragazzi che non hanno nulla.
Non dirò che hanno obbligato gli Editori a
rendere i libri misti, con parte del materiale consultabile online, ma non
hanno dotato tutte le aule di lavagna LIM. Noi sappiamo che molti alunni non hanno
i supporti per leggere a casa il materiale online. In queste condizioni le
scuole non sono digitalizzate, in realtà. Ho letto che quelle digitalizzate sono
meno di 40 su 8500. Che senso ha avuto cambiare i libri adesso? Per dare l’illusione
della modernità?
Non dirò del fatto che agli insegnanti più
meritevoli verrà offerto un cappuccino senza brioche al giorno. È patetico e offensivo.
Tanto vale non dare nulla.
Dirò invece che gli edifici scolastici cadono
a pezzi, o che sono inadeguati al lavoro scolastico: aule troppo piccole,
troppo fredde d'inverno, troppo calde quando arriva la bella stagione; banchi
traballanti, sedie rotte, lavagne vecchie, computer sorpassati. E vediamo che
non cambia nulla. Anzi, le cose peggiorano.
Un tempo si potevano fare progetti per
migliorare i risultati dei ragazzi che ne avevano bisogno. Non c’è
praticamente più nessuna risorsa. E non sembra affatto che i soldi stanziati e
i tagli che si prospettano con “La Buona Scuola” possano garantire attività
didattiche migliori. Un errore fra tutti: la sostituzione dei docenti assenti.
Le scuole saranno obbligate a sostituire i docenti assenti fino a dieci giorni
con personale interno (cosa che in un modo o nell’altro accade già, con grande
disagio per tutti). Questo significa, per chi non lo sapesse, che se io ho mal
di gola e sono senza voce, vado dal dottore e lui mi fa una certificazione per
cinque giorni o meno (niente supplente). Poi mi viene la febbre e non posso
tornare a scuola (o dovrei andarci malata, per non disturbare?): il dottore mi
dà altri cinque giorni (ancora niente supplente); ma mi viene la diarrea perché
gli antibiotici, si sa, a volte fanno questo effetto. Altri tre giorni, ma
niente supplente. I ragazzi non hanno fatto italiano per tutti questi giorni. Ma il loro diritto costituzionale allo studio dov'è? E' più importante risparmiare? Noi insegnanti sappiamo che questo sistema non va. E protestiamo.
È così che si elimina il precariato? Ha
senso? O si vuole che l’insegnante vada in classe con la febbre, con la
diarrea, senza voce? (Tanto, che cosa importa se i ragazzi non fanno la lezione
di italiano? ).
Continua...