A proposito di
bocciature e promozioni vorrei condividere con voi questa lettera, che mi è
stata mandata da Evelyn.
"Gent.ma Professoressa Milani,
mi presento, sono
una professoressa di Educazione artistica alle scuole medie e di Storia
dell'arte al Liceo artistico. Ho letto con vivissimo interesse "L'Arte di
insegnare". La ringrazio davvero tanto per i consigli e le esperienze che
ha voluto condividere con quelle pagine, di fatto il suo libro è diventato per
me una vera e propria guida, e non le nascondo che ho fatto significativi
progressi come docente, proprio facendo riferimento ai suoi scritti.
Premesso che quello
appena concluso è stato l'anno scolastico più bello della mia brevissima
carriera ( insegno da appena cinque anni, non uno di più), in questi ultimi due
giorni ho subìto un vero e proprio "trauma da scrutinio": mi aiuti a
capire lei, dove sbaglio, e se sbaglio, perché stasera le scrivo con il cuore
letteralmente a pezzi.
Ieri, nella scuola
media, ho dovuto assistere ad una lievitazione dei voti a dir poco indecente.
Le pare possibile che una docente di italiano decida di mettere 10 ad un
ragazzo che, lo ha ammesso lei stessa, quando scrive commette errori di
grammatica ed ortografia? ieri ho visto il tentativo, disperato in alcuni casi,
di ammettere tutti i ragazzi minimo con nove, massimo con dieci. Ma com'è
possibile? la classe di cui le sto parlando è stata una classe molto
produttiva, questo sì, "una gran bella classe", come dice lei stessa
nel suo libro.....ma tutti nove e dieci.....no. Ho esposto la mia opinione: ho
proposto una condotta più "prudente" nei voti di ammissione, al fine
di"premiare" ad esame concluso, soprattutto per evitare aspettative
che poi, causa emozione o strani scherzi della mente, potrebbero essere
deluse....Ho parlato a favore dei ragazzi per tutelarli, non per
penalizzarli....
Oggi al Liceo
Artistico: ho dovuto assistere al tentativo (disperatissimo questa volta!) di
non bocciare un ragazzo con sette insufficienze gravissime (2 a storia
dell'arte!). La famiglia ha problemi, il ragazzo ha problemi, la
professoressa di religione che ne parlava quasi in lacrime....Professoressa: ho
visto dei quattro diventare sei.....Ho preso la parola dicendo che in questo
modo si creava danno doppio alla classe perché, innanzitutto, si mortificava il
sacrificio di quanti, pur con delle insufficienze, erano riusciti a recuperare
le materie "deboli", ma soprattutto si legittimava, per gli anni
avvenire, l'apatia e l'assenteismo più totali: il risultato? Sono stata letteralmente
aggredita dalla preside che mi ha intimato, davanti a tutto il consiglio di
classe di stare al mio posto e di non permettermi di "presiedere" il
consiglio ( cosa che non mi era passata per la mente neanche per un attimo,
ovvio). Mortificata ( e umiliata), mi ha ridotto al silenzio. Ora mi chiedo: ma
sono io tanto inflessibile, o la scuola, con i suoi insegnanti, sta perdendo
letteralmente la faccia? Professoressa, io ho un curriculum umanistico di tutto
rispetto: sono plurilaureata, ho studiato e lavorato sodo, sono stata abituata
a sudarmi ogni minimo successo, e ora devo vedere il mercato dei nove, dei
dieci e delle finte insufficienze che spariscono quasi per grazia
divina....Dove sbaglio? Sbaglio? Chiedo aiuto a lei che di esperienza ne ha da
vendere, perché io stasera, con lo spirito che mi ritrovo, davvero mi sento una
fallita e vorrei solo cambiare mestiere.
Le chiedo scusa per
essermi dilungata in maniera eccessiva, e confido con tutto il cuore in una sua
risposta.
Cordialmente,
Evelyn"
Questa
lettera è rappresentativa di quello che sostengo: i voti sono decisamente
soggettivi; non misurano tutti gli aspetti necessari a valutare la preparazione
di un ragazzo; possono cambiare totalmente da un insegnante all'altro, anche se
ogni insegnante li dà con il massimo dell’impegno; qualche volta possono essere
dati sull'onda dell’emozione; possono essere influenzati da fattori del tutto estranei alla preparazione dell’alunno, come la
stanchezza, la rabbia dovuta alla frustrazione del constatare che nessuno ha
studiato, la delusione provata perché la prova non è all'altezza delle
aspettative, ecc.
Noi
(insegnanti e genitori) valutiamo la preparazione dei nostri alunni in base a
un voto. Ma il voto è obiettivo? I genitori di solito considerano il voto come se fosse giustissimo, se è alto, e ingiusto se è basso. Ma è meglio il 6 di un insegnante "di manica stretta" o l'8 di un insegnante "di manica larga"?
La
docimologia studia i sistemi di valutazione delle prove di verifica, e cerca di
trovare metodi di valutazione oggettivi. Ma è veramente molto difficile riuscirci, perché la preparazione non è un insieme di nozioni.
I test
a risposta aperta o a risposta chiusa sono davvero obiettivi? La preparazione
di un alunno si misura solo testando la conoscenza di certi contenuti e di
certe abilità? E siamo sicuri che le conoscenze e le abilità testate siano
proprio le più significative e importanti, anche in vista dell'inserimento nel mondo del lavoro? I test tengono conto di tutte le
variabili? Le prove dovrebbero
servire a valutare ciò che il ragazzo ha appreso di quello che gli è stato
insegnato, o quello che sa, indipendentemente dalla preparazione che ha ricevuto a scuola? E se l’insegnante ha scelto un programma ridotto perché ha preferito
fare meno argomenti in modo più approfondito i suoi alunni sono meno preparati?
Se un altro insegnante ha passato il tempo a preparare gli alunni per i test i
suoi alunni sono più preparati? La valutazione
dovrebbe tenere conto o no del modo di lavorare dell’alunno, della sua
disponibilità ad aiutare gli altri, del suo entusiasmo, della sua voglia di
scoprire, della sua capacità di sopportare ritmi di studio sostenuto, di
collaborare con l’insegnante o con i compagni, della sua predisposizione a lavorare
in gruppo? Sono tutti elementi che possono renderlo competitivo nel mondo del
lavoro. Ma vengono valutati dai test? E vengono valutati da tutti gli
insegnanti?
La
valutazione degli altri Stati è migliore della nostra? Quando si dice che gli alunni di altri Stati sono più preparati
si tiene conto di tutto? Negli altri Paesi tengono conto di tutto?
Se, per
assurdo, gli insegnanti italiani passassero il tempo a preparare gli alunni per i test Invalsi
(o per altri test che inventeranno sicuramente e che ci obbligheranno a somministrare), e se
alzassero tutti i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni escludendo le insufficienze e dando tutti 8, 9 e 10,
l'Italia schizzerebbe in alto nelle classifiche europee delle Scuole e degli
alunni migliori?
Non
voglio scrivere risposte. Ognuno risponda per conto suo. Per me le domande sono molto più importanti delle
risposte.
Rispondo
però a Evelyn.
No, non
sbagli tu. Ma, in un certo senso, non sbagliano neppure i tuoi colleghi. Chi è
nella scuola da più tempo si trova a fare quello che hai visto - cioè alzare i
voti per riuscire a promuovere anche ragazzi che non sono riusciti ad avere la
sufficienza- perché altrimenti dovrebbero bocciare metà classe. Un tempo
(quando non c’era la Scuola dell’obbligo) si bocciavano tutti quelli che non
non erano preparati senza farsi degli scrupoli, perché l’analfabetismo non era considerato ancora un problema, e perché
non si mirava ad elevare il livello di istruzione. Chi era ignorante (di solito perché era povero) moriva ignorante (e povero). La
mentalità di un tempo era sbagliata. E anche quello che accade oggi è
sbagliato, ma solo perché lo Stato vuole elevare il livello culturale della popolazione, ma
non vuole investire i soldi necessari per ottenerlo.
Il risultato è quello che hai visto. Noi insegnanti finiamo per fare quello che possiamo.
Naturalmente,
Evelyn, ho semplificato molto il concetto. Ho scritto altre volte, nel blog e nel
libro.
Non ti demoralizzare!