Gloria mi scrive:
“Egregia
Prof. Milani,
ho
30 anni, mi sto laureando in Scienze della Formazione e inizio a fare qualche
supplenza (breve) alle scuole primarie.
Il
mio problema è che sono molto ansiosa, e questo non mi permette di essere
serena a lezione. Ho molta paura che i bambini si possano far male quando
escono per andare in bagno ( purtroppo devo mandarli altrimenti urlano in
classe e non mi permettono di svolgere la lezione), quando devo consegnarli ai
genitori alla fine delle lezioni ( anche perchè facendo supplenze molto brevi
non conosco i genitori e i miei colleghi non mi informano di eventuali deleghe
per la consegna anche se chiedo sempre informazioni su questo punto), a
ricreazione cerco di non lasciare mai soli i ragazzi neanche per un secondo,
anche rincorrendoli per corridoi e giardino per paura che si facciano anche
poco male e i genitori se la prendano con me perchè non li ho abbastanza
sorvegliati; in classe cerco sempre di togliere ai miei alunni qualunque
oggetto con cui possano ferirsi. Non urlo e non metto note, ma non mi riesce
comunque quasi mai di tenere una lezione regolare.
Comincio
a credere che questo non sia il lavoro adatto a me anche perchè l'ultima volta
che ho fatto una supplenza (15 giorni) ho avuto un forte esaurimento nervoso
che mi è guarito solo dopo molti mesi.
Mi
scusi tanto se la mia mail non è un modello di stile, ma è sopratutto uno
sfogo, perchè ho bisogno che qualcuno con esperienza di insegnamento mi dia
consigli.
La
ringrazio sentitamente per la cordiale attenzione e per una eventuale risposta.
Cordiali
Saluti
Gloria”
Cara
Gloria, fai bene a chiederti se sei adatta a questo lavoro. In realtà, prima di diventare insegnanti, tutti
dovrebbero porsi qualche domanda: per fare l’insegnante è necessario avere
dei requisiti o basta la laurea? tutti possono fare l’insegnante?
E io, ho i requisiti richiesti? Posso diventare un bravo insegnante?
Ma non viene spiegato agli aspiranti insegnanti quali caratteristiche devono avere per
essere bravi insegnanti. Sembra che basti laurearsi, studiare per superare l'eventuale concorso, frequentare l'eventuale corso che di volta in volta il Ministero di turno si inventa, mettersi in fila e aspettare.
In realtà i requisiti indispensabili sono molti. L’insegnante
deve essere preparato, è ovvio, ma una buona preparazione non è sufficiente.
L’insegnante
deve avere fiducia in se stesso, deve avere una buona autostima. Deve saper
capire gli alunni, saperli aiutare nelle difficoltà. Un insegnante deve
desiderare di insegnare, al di là dello stipendio. Deve avere entusiasmo, per
poter suscitare entusiasmo. Deve sapere che cosa fare nelle difficoltà e
saperlo insegnare ai ragazzi. Deve essere giusto, comprensivo, ma all'occorrenza severo e fermo nelle decisioni, anche se impopolari. Un insegnante non deve perdere la calma; non deve fare ingiustizie; non deve
mancare di rispetto.
Un
insegnante deve essere una guida, insomma. Deve istruire ed educare. Deve
essere equilibrato. Deve imparare a non avere paura, perché la paura traspare e
nessuno segue una guida che ha paura.
Non
tutti hanno i requisiti necessari per diventare buoni insegnanti, in realtà. Alcuni
sono entrati comunque nella Scuola e hanno fatto e stanno facendo danni. A se
stessi e agli altri.
Ci
sono insegnanti che leggono il mio libro e riescono a correggere i loro
eventuali errori, imparano il giusto approccio con gli alunni, sperimentano
attività e atteggiamenti e migliorano sempre di più. Ce ne sono altri che possono
leggere il mio libro dieci volte ma non
riescono a modificare in alcun modo il loro atteggiamento, perché il loro modo
di essere oppone troppa resistenza.
Ci
sono insegnanti che, quando entrano in classe, provocano lo scatenamento degli
alunni. Per tutta l’ora i ragazzi urlano, fischiano, girano per la classe,
escono ed entrano dalla classe, si affacciano alla finestra, litigano,
sghignazzano, si inseguono, e fanno di tutto meno che ascoltare l’insegnante
che spiega urlando inutilmente. In quelle condizioni l’insegnante non riesce a
insegnare assolutamente nulla. I ragazzi non imparano
nulla, perché l’insegnante non riesce a farsi ascoltare. Tutta la lezione è perfettamente inutile. È giusto?
Cara
Gloria, stai ancora studiando e quindi non hai ancora intrapreso davvero la
strada dell’insegnamento. Se pensi di farcela, se dopo la lettura del mio libro o di altri libri riesci a migliorare; se riesci a lavorare su te stessa per
diventare più sicura di te; se ottieni dei risultati, se non dovrai più scrivere “non
mi riesce comunque quasi mai di tenere una lezione regolare.”, allora continua.
Se
non ce la fai, se continui a far lezione nel caos, se non riesci a dominare l'ansia e vivi nel terrore che si facciano male, se pensi di non avere i requisiti
necessari, non diventare insegnante solo perché ormai hai preso questa strada. Insegnare è decisamente difficile. Ogni giorno i bambini possono farsi male, ogni giorno possiamo sbagliare. Ma bisogna prendere le cose con serenità. Non puoi rischiare un esaurimento nervoso all'anno.
Non so se le mie parole sono quelle che avresti voluto sentire, Gloria, ma devo dirti quello che penso.
Chi diventa insegnante ha una responsabilità, che è quella di garantire ai suoi alunni una preparazione che permetta loro di proseguire gli studi. Chi non ce la fa, deve cambiare lavoro. Per se stesso e per gli altri.