Marta mi scrive:
“Gentilissima Prof Milani, ho trovato per caso questo Suo sito che trovo molto interessante. Sono una giovane insegnante di scuola dell’infanzia e svolgo supplenze saltuarie da qualche anno, ma nonostante trovi questo lavoro piacevole, sia per il fatto di stare a contatto con i bambini, sia per le attività che vi si svolgono, incontro ancora difficoltà nel gestire la classe, specialmente se numerosa e se vi sono bambini irrequieti. Potrebbe Lei darmi qualche consiglio sul modo di presentarmi ai bambini per evitare che essi prendano sin dall’inizio il sopravvento? Cerco di tenerli impegnati con delle attività per le quali essi provano interesse ma mi accorgo di trovare invece difficoltà nell’essere ascoltata e nel mantenere una certa disciplina, ad esempio fatico molto nel farli riordinare o mettere in cerchio o in fila per due. Da ciò che legge capirà che non sono severa ma buona e timida. C’è qualcosa che posso fare per non scoraggiarmi e superare questa difficoltà?
Spero di ricevere un suo parere e magari un consiglio. Nell'attesa Le porgo cordiali saluti.
Marta”
Cara Marta, insegnare con efficacia a bambini piccolissimi, piccoli, grandicelli, a ragazzini, a ragazzi e a quasi maggiorenni comporta strategie diverse. È ovvio.
La costante, però, è, per tutte le situazioni, il fatto che bisogna interessarli e apparire ai loro occhi una persona da seguire. Se hai letto il blog o il libro, avrai trovato questo concetto ripetuto molte volte. È semplice, in realtà. Ma difficile da applicare. Bisogna studiare molto, chiedersi come stupirli, trovare idee. In pratica, devi trovare come insegnare quello che vuoi insegnare, usando qualcosa che a loro piace. Devi coinvolgerli.
Nel tuo caso, Marta, chiediti che cosa può piacere a bambini di quella età. Sono bambini che amano fare le cose insieme, per esempio. Amano giocare. Amano scoprire, immaginare, imparare. Si stupiscono per le magie? Usa le fiabe e le favole. Impara a fare qualche magia. Impara l'arte dei giocolieri.
Quindi, Marta, quello che insegni deve essere semplice, ma non banale. Devi far loro scoprire qualcosa attraverso il gioco, per esempio. “Facciamo finta, bambini, che siete tutti statue. Ecco, bravi. Adesso facciamo finta che siate cagnolini. Facciamo finta…Ditelo voi, bambini! Che cosa suggerite? Ecco, come dice Sara, facciamo finta che siate tutti cantanti. Ora facciamo finta che siate tutti bambini maleducati”. Ecco: questo è il concetto dove volevi arrivare. Tutto il resto serviva soltanto a far fare qualcosa tutti insieme. Che cosa devono fare per “far finta di essere maleducati”? E poi, che cosa devono fare per “far finta di essere educati”? Ed ecco che puoi spiegare senza che se ne accorgano. La scuola dovrebbe essere sempre così: un luogo dove si scopre e dove si prova piacere nel farlo.
Ci sono persone (troppe, anche fra gli insegnanti e, soprattutto fra le persone che non sono né insegnanti né genitori, ma vogliono esprimere giudizi) che sostengono con forza il concetto che per imparare bisogna faticare e anche annoiarsi; che l’insegnante non deve darsi la pena di interessarli, perché i bambini e i ragazzi hanno il dovere di studiare, “e studiare non è mai stato piacevole”. Queste persone non sanno neanche che cosa significa insegnare e neanche imparare. Non ti lasciare confondere. A scuola si deve faticare, è vero. Ma non solo e non sempre. In qualche momento ci si può anche annoiare. Ma normalmente ci si deve divertire ad imparare. Si deve provare quell’entusiasmo che permette di sopportare la fatica, quando è necessaria. E un insegnante si deve stancare, ma deve divertirsi ad insegnare. L’entusiasmo si trasmette.
È importante che tu cerchi di trovare qualcosa che sappiano fare tutti, perché – ricordalo sempre – un bambino che non sa fare un’attività si annoia, si sente escluso e si “comporta male”. Sempre più spesso, perché arriva un momento in cui rinuncia all’idea di fare parte del gruppo classe, non ascolta più neanche, non ci prova più. E passa il tempo a disturbare la lezione.
Anche se i tuoi alunni sono piccoli, ricorda che possono fare cose straordinarie. Credici e vedrai che riuscirai a guidarli.
Non insegno alla scuola dell’infanzia, Marta, ma so che il significato di “apprendimento” è uno: “L'apprendimento è l'acquisizione di conoscenze in vista di uno scopo”. Ecco il segreto: “in vista di uno scopo”. Cerca di rendere esplicito a te stessa lo scopo di quello che stai per proporre e poi trova un modo semplice per spiegarlo: “Bambini, oggi andiamo in giardino a vedere come stanno le piante. Chi vede delle foglie secche e marroni me lo viene a dire. Chi vede delle foglioline verdi me lo viene a dire. Se vedete una foglia marrore dovete alzare la mano dire ‘Marrone!’; se vedete una fogliolina verde alzate la mano e dite ‘Verde!’. Chi vede dei rametti senza foglie dice ‘Qui c’è un albero che dorme!’: Insomma, sta a te trovare le parole giuste.
Quello che manca molto spesso, a tutti i livelli, è la spiegazione del perché si sta svolgendo una certa attività o un certo lavoro.
Allora, prova e fammi sapere!