Nel tempo, ho imparato a essere felice. Mi ci è voluta quasi una vita per imparare, e perciò desidero
condividere con voi qualche riflessione, in modo che possiate provare anche
voi, se per caso non ne siete ancora capaci.
Una buona scorta di momenti
felici è molto importante per affrontare i momenti difficili. Voglio rivolgermi
soprattutto alle donne, perché conosco molte donne che sono infelici, che vivono
la vita trascinandosi in mezzo a malumori, tristezza, rabbia, senso di
impotenza. Si lasciano vivere - o meglio - si lasciano trascinare in una vita che non è quella
che vorrebbero, ma quella che vogliono gli altri, il marito, la madre, il
padre, il figlio, il capufficio. Alcune sono mie amiche, ed è pensando a loro
che scrivo oggi. A loro, e a quelle di voi che si riconosceranno in quello che
dirò.
La vita è difficile, su
questo non c’è dubbio. Ma può esserlo di meno, se vi convincete del fatto che se
avete dei problemi dovete cercare di risolverli. E potete perfino imparare ad
essere felici.
Non posso né pretendo di considerare
in questo poco spazio tutti i problemi che potete avere. Faccio solo qualche
riflessione, prendendo in considerazione i problemi più diffusi nella vita quotidiana.
Sono i problemi che possono essere risolti, o ridimensionati, perché dipendono
anche da noi.
Noi nasciamo con un certo
corpo, con un certo tipo di intelligenza, in una certa famiglia e in un certo
luogo. Le tantissime variabili rendono qualcuno di noi più predisposto di altri
a vivere una vita difficile o, al contrario, una vita facile, per quanto la vita
possa esserlo. La mia vita, fatta di esperienze positive, ma anche molto
negative, mi ha insegnato che, qualunque siano le opportunità o le difficoltà
che noi abbiamo, possiamo imparare ad essere felici. Essere felici significa
prima di tutto essere padroni della nostra vita. Se noi non riusciamo a vivere
come vogliamo, perché bloccati dai sensi di colpa o dalle paure, o perché gli
altri ci impongono le scelte che ritengono opportune e fanno di noi dei
burattini, non possiamo essere felici. Allora ci sono due aspetti che dobbiamo
conquistare: la libertà dai nostri sensi di colpa e dalle nostre paure, e la libertà dalle
gabbie nelle quali qualche volta ci troviamo rinchiusi da chi ci sta vicino,
che sfrutta i nostri sensi di colpa e le nostre paure per fare di noi dei
burattini. Come fare? Come porre le basi della nostra felicità?
Prima di tutto, imparate ad
amarvi. Amatevi, perché voi siete la persona più importante che esista nella
vostra vita. Più importante dei genitori, dei figli, del vostro compagno di
vita. Non è vero che una madre vuole più bene ai propri figli che a se stessa.
Una madre può essere disposta a sacrificare la sua vita per un figlio, ma non
perché lo ama di più, ma perché lo ama moltissimo. Voi avete il dovere di
amarvi. Se voi non sapete amare voi stesse, non potrete insegnare alle vostre
figlie e i vostri figli ad amare loro stessi. Ricordate sempre che siete
uniche, con tutti i vostri difetti. Siete la bambina che eravate, diventata
adolescente e poi adulta. Dovete sapervi coccolare, difendere da chi vi fa del
male, da chi vi fa star male, da chi vi sfrutta o vi umilia. Dovete pretendere di essere
rispettate come persone importanti e, per fare questo, è essenziale che capiate
che non è giusto che abbiate sensi di colpa se non siete come gli altri
vogliono; non dovete rendere conto a nessuno delle vostre debolezze, delle
vostre difficoltà. Siete come siete, sapete fare delle cose e non sapete farne delle altre, ed è giusto così. Avete il diritto di sbagliare. Chi vi mette in mente che dovete essere sempre al massimo non sta facendo i vostri interessi, ma i suoi. Cercare di migliorare il vostro
modo di essere è giusto, ma è un dovere verso voi stesse, perché se sarete migliori potrete
vivere meglio; non è un dovere verso vostro padre, vostra madre, vostro marito
o chiunque altro. Cercate di migliorare tutto quello che non vi piace della
vostra vita. Se non vi piace il vostro fisico, datevi da fare per migliorarlo:
mangiate meglio, muovetevi di più, vestitevi e pettinatevi meglio. Smettete di
fumare. Si può, ve lo dico per esperienza. Fatelo per voi stesse, prima di
tutto.
Se non vi sentite abbastanza
intelligenti o preparate, leggete. Imparate che ci sono libri scritti in modo molto semplice, ma che sono interessanti e utili. Se siete una frana come
sportiva, pazienza. Se non volete più fare parte di un coro, di una
associazione, di una squadra, lasciate tutto, anche su vostro marito ci tiene. Imparate
a dire di no. Decidete voi.
Se siete troppo timide e insicure, se avete
mille paure, lavorate su voi stesse con l’aiuto di uno psicologo. Leggete dei
libri. Ci sono libri interessanti in tutte le librerie. Cercate lo scaffale di “autoaiuto” e troverete quello che fa per voi. Provate.
Se siete sposate e non siete
felici, fate qualcosa. Cercate di risolvere i problemi. Forse avete anche voi
qualche responsabilità. O forse no. Pensateci. Parlatene con qualcuno. Chiedete
aiuto. Se vi controlla in tutto quello che fate, se vi impedisce
di fare delle scelte autonome, se vi fa sentire un dipendente senza diritti, o
una serva, invece che una compagna, o se vi dice che non siete capaci di
crescere i vostri figli, dovete ribellarvi, e non sentirvi in colpa. I figli si
crescono in due, come in due – soprattutto se anche voi lavorate, come lui - si
dovrebbe gestire la casa, accompagnare i figli dal medico, andare a parlare con
gli insegnanti, cucinare, stirare, lavare, somministrare le medicine,
raccontare le favole. Non fatevi raccontare la favola che sono cose da donna, che
le altre donne lo fanno e che se non riuscite a gestire il lavoro, la casa, i
figli è perché non siete organizzate, non siete capaci, non siete brave donne,
brave mogli, brave madri. Non provate sensi di colpa se non ci riuscite: è
ovvio che non ci riusciate; non ci riuscirebbe nemmeno lui. Discutete,
litigate, e ribellatevi, perché se non lo fate sarete infelici. Non abbiate
paura: lo dovete voi stesse, perché la vita è una sola, e si siete infelici la
state sprecando. Se ci sarà un prezzo da pagare, lo pagherete. Tutto si può
risolvere. Un marito che vi colpisce con le parole, facendovi stare male, non vi vuole bene. Vuole bene a se stesso più che a voi. Le parole possono essere peggiori degli schiaffi. Se vi picchia, lasciatelo. Andatevene subito. Non vi vuole bene. Non cambierà mai. Fatevi aiutare a lasciarlo: andate a un consultorio familiare, da un avvocato, da un'amica.
Se sono i genitori quelli che
interferiscono nella vostra vita facendovi sentire inadeguate, ribellatevi. Se
vi fanno stare male, se vi fanno credere che state sbagliando tutto, che avete
ancora bisogno di una guida, perché altrimenti non sapete fare da sole, non vi vogliono
bene. Non vogliono il vostro bene, evidentemente. Vogliono di più il loro bene.
Non vogliono che siate indipendenti. Non sanno amarvi nella maniera giusta, e se
non ne diventate consapevoli, rischiate di fare la stessa cosa con i vostri
figli. Rendetevi conto del fatto che se siete adulte - che siate sposate, che
abbiate un compagno o no - potete e dovete fare le vostre scelte da sole. Dovete
diventare indipendenti, se volete essere felici.
Se sono i figli, quelli che
vi rendono infelici, perché vi chiedono senza dare, ricordate che li avete
educati anche voi. Allora prendete coscienza degli errori che avete fatto,
perdonatevi e poi cercate di correggere il tiro. Parlate apertamente. Spiegate,
chiarite, mettete i puntini sulle “i”. Pretendete di essere rispettata.
Assumetevi le vostre responsabilità e date agli altri le loro.
Se sono le amiche, o il
datore di lavoro, o chiunque altro a rendervi difficile la vita, esaminate il
problema, individuate vostri eventuali errori, correggeteli e poi risolvete il
problema mettendo bene le carte in tavola.
La vostra vita ha un grande valore:
difendetela.
Continua