Cari lettori, vorrei che leggeste questa lettera e che
rifletteste su quello che Giulietta ha scritto. Soprattutto voi, genitori: vi fa capire molte cose.
“Salve professoressa, le scrivo non so se per
sfogo personale o per chiederle consigli.
Insegno da quattro anni matematica alle
superiori e ho ventotto anni.
Ho letto più volte “L’arte di insegnare”,
provo delle difficoltà ad applicarlo alle superiori, ma rifletto sempre sulle
sue parole. Oggi ho assistito ad un episodio che mi ha buttata giù moralmente.
Ho una classe che adoro, che mi fa svegliare con il sorriso nonostante
debba fare un'ora e mezza di strada per arrivare a scuola. Quando tutti mi dicono che finalmente insegnerò
nella città in cui vivo, e non dovrò più viaggiare per raggiungere la scuola, io
rispondo con l'amaro in bocca dicendo che se potessi rimarrei in questa scuola,
perché ho trovato un ambiente positivo, e soprattutto ragazzi educati, anzi ben
educati ;)
La classe in questione è una classe che
inizialmente odiavo. Non ascoltavano sempre, ma a giorni alterni, chiacchieravano spesso, soprattutto
durante le esercitazioni. E dopo qualche mese la
loro attitudine non è cambiata. Come al solito la loro attenzione si riduce
agli attimi di spiegazione, quando
facciamo esercizi alla lavagna loro si distraggono per poi chiedere
delucidazioni perché non hanno capito (certo se chiacchieri mi sembra ovvio
che rimani indietro!), o provano a capire facendo tante domande e tanta tanta
confusione. Ma... È il mio pensiero nei loro confronti ad essere cambiato. Io ora li adoro e mi
dispiacerà non vederli più. Non so nemmeno da dove nasca questo sentimento per una
classe che con me non sempre si comporta bene, non mi era mai capitato finora, eppure mi
spiace enormemente non sapere che uomini o donne diventeranno. Loro con me (penso) abbiano un bel rapporto. Non
hanno timore nel dirmi quando non capiscono, si propongono sempre alla lavagna,
vogliono
capire (anche
da qui deriva il chiasso generale). Altri prof lamentano il fatto che non fanno
gli esercizi a casa e che durante le lezioni sono passivi. Con me buona parte
della classe fa gli esercizi e tutti in classe chiedono aiuto e/o chiarimenti.
Scherziamo a fine lezione e l'ora passa tranquillamente. Li vorrei più attenti è
vero, però mi piacciono, sono dei chiacchieroni simpatici. E soprattutto educatissimi. Lo so che non devo
accontentarmi del chiacchiericcio, so che a lezione dovremmo fare bene ogni
ora, soprattutto le ore di esercitazione. Ma non riesco ad ottenere più di così.
Ho notato che loro sono invogliati a studiare (certo la maggior parte fa il minimo). Ma lo fanno,
tutti vogliono avere la sufficienza. E non pensano di averla gratis anzi, hanno
paura delle mie verifiche, sanno di avere difficoltà e certamente non credono
che io sia la prof che alla fine regala il 6.
Oggi però è accaduto l'episodio che mi ha
reso triste, davvero molto triste. 10 minuti alla fine dell'ora. Facciamo
l'ultimo esercizio (che seguono in pochi) gli
altri erano già in riposo. So che già qui lei penserà: e perché ha
continuato a far lezione? Non li ha rimproverati? Certo! Annuiscono ma poi continuano a non seguire. Creando il brusio fastidioso. Ci provo, ma se non vogliono, non
ascoltano. 5 minuti prima dell'ora. Finiamo l'ultimo esercizio, fine
lezione. 5 minuti liberi (potevo non
darglieli visto che hanno chiacchierato, ma a che pro? Non avrebbero
ascoltato). Se lo dicessi a qualche collega mi direbbe, dai una verifica
finale di punizione. Ma perché? Se loro ascoltano e sono positivi con me,
chiacchierano ma poi le cose le facciamo, perché punirli? Certo avere più attenzione e rispetto in più non sarebbe male. Comunque
suona l'ora, io ero ancora in classe a sistemare il registro elettronico, entra
la collega. Loro stavano chiacchierando allegramente, ma appena l’hanno vista si sono alzati e dopo poco han fatto silenzio
assoluto. È stato umiliante per me.
Io li ho guardati, sorridendo amaramente, all'inizio ho pensato (guarda un po'
questi che paura che hanno) ma poi.. Poi.. Perché io quando entro ricevo un saluto
allegro da parte loro, un come sta prof? E poi il nulla, l'indifferenza
generale per altri 5 minuti finché io dico: bene possiamo iniziare? Sul
suo libro lei dice di non entrare in classe se i ragazzi non si alzano, o se
non dimostrano di aver capito che è arrivata l'insegnante ed è il momento di
far lezione. Certamente il prossimo anno
ci riproverò. In verità ci provo sempre, io parto sempre con buoni propositi,
poi finisco per entrare in classe anche tra l'indifferenza. Questo è
quanto. Non riesco a non pensarci,
la mia classe preferita, che mostra così poco rispetto per me e così tanto
rispetto/timore per altri? Io non vorrei mai essere un'insegnante che terrorizza
i ragazzi. Anche perché non ne sarei in grado. Vorrei tanto essere per loro una guida
simpatica a cui chiedere senza timore. E in parte ci riesco. A fine anno i ragazzi e i loro genitori ammettono che hanno capito molte cose
che con altri prof non riuscivano a capire
(aggiungo: non avevano voglia o coraggio di chiedere aiuto al docente). Ma
quanto potrei fare di più se mi rispettassero maggiormente? Perché non riesco a fargli capire che con me
possono scherzare ma che quando si fa lezione si DEVE fare lezione come si
deve? A volte penso di abbassare gli obiettivi, o comunque di fare meno delle
potenzialità dei ragazzi, solo perché ascoltano poco, anche se il programma lo
svolgiamo tutto, proprio come le altre classi. Ma io vorrei far fare loro molto di più, e
meglio. Eppure ripeto sempre le stesse cose, perché loro non ascoltano. E allora
mi chiedo: meglio un insegnante disponibile, a cui chiedere senza timore, o una insegnante "cattiva" che
però ti fa studiare per paura e magari ti fa ottenere risultati maggiori?
I miei colleghi spesso mi hanno detto:
tranquilla è perché sei giovane e ne
approfittano, poi sei dolce e loro lo
vedono, e ne approfittano.
Altri insegnanti mi hanno detto: devi
avere pugno duro. Si, grazie, ma che vuol dire? Sgridarli di più? Interrogarli
quando si comportano male? Ma nessuno capisce che lo farei se ne fossi capace? Che non mi diverto a vedere che non hanno alcuna "paura" dei miei rimproveri?
Il problema è che sono consapevole di
poter essere una potenziale buona insegnante. Adoro quando mi dicono che rendo la
matematica più facile, adoro vederli felici quando riescono a risolvere un esercizio. Adoro i mio lavoro, ho studiato tanto per farlo, studierò ancora molto
per non essere più una supplente. Ma il bilancio che ho fatto dopo quattro anni
è di un’insegnante mediocre, che non ha imparato quasi nulla dalle sconfitte
che ogni anno ha notato, e che, nella pratica non sa come migliorare.
Mi scusi per lo sproloquio, è che vorrei un po' della
bravura dell'insegnante che li fa alzare in piedi, un po' di quella bravura
degli insegnanti che sanno tenere la classe, un po' della sua bravura, prof Milani.