Se qualcuno non capisce in
che senso insegnare è faticoso, può chiarirsi le idee leggendo le lettere che
ho pubblicato nella prima parte di questo post.
E leggendo le stesse lettere,
insieme alle altre, cliccando sui link che troverete in fondo, potrà capire anche che
cosa significa che gli insegnanti sono particolarmente soggetti al “burnout”,
che è lo stress (grave) legato al lavoro.
Gli insegnanti si trovano ad
affrontare situazioni che li portano a provare frustrazione, ansia, paura,
umiliazione e – infine – disperazione.
Tengo questo blog da quasi
sette anni e ho scritto un libro: chi lo desidera ha la possibilità di capire
benissimo -leggendo- perché insegnare è faticoso. E parlo di chi non è nella scuola, ma
parla della scuola e degli insegnanti, sminuendo il loro lavoro, offendendo gli
insegnanti, considerandoli come categoria privilegiata.
Ogni volta che leggo lettere
come quelle che trovate qui – lettere di insegnanti che vorrebbero con tutto il
cuore riuscire a fare bene il loro lavoro, che si sforzano, che ce la mettono tutta
per non essere umiliati dagli alunni, per trovare un varco nella loro
indifferenza – mi assale una grande rabbia.
Gli insegnanti si stancano
fisicamente, vanno a casa con mal di testa, mal di schiena, voglia di chiudersi
in una stanza buia per fare riposare il cervello e le orecchie. Ma non è questo
che li sfinisce. Questo è un tipo di stanchezza comune a molti altri lavori.
Gli insegnanti – chi più chi
meno – fanno un lavoro che consiste nel combattere per lavorare: combattono
contro l’indifferenza, la mancanza di rispetto, la disattenzione, la pretesa di
aver tutto e subito che la società e i genitori hanno trasmesso ai bambini e ai ragazzi. È come se un
muratore cercasse di costruire un muro e i mattoni scivolassero via; come se un
meccanico cercasse di cambiare un pezzo del motore e la macchina si mettesse in
moto e se ne andasse; come se a un postino volasse via la posta da consegnare,
al chirurgo scappasse il paziente dal tavolo operatorio.
Certo, ci sono insegnanti che
obiettivamente non riescono a tenere la disciplina, ma altrettanto
obiettivamente dobbiamo dire che questa difficoltà a gestire la classe viene
ingigantita dal fatto che ci sono oggi molti ragazzi che non sanno proprio che
cos’è la disciplina. Sono ragazzi ai quali i genitori le hanno date tutte
vinte, ai quali non è mai stato detto di no, che non hanno ricevuto il
fondamentale insegnamento “Devi rispettare gli altri e tutto quello che ti
circonda”. E questo insegnamento è la base indispensabile per vivere in una
classe, oltre che nella società. E sono i genitori quelli che devono insegnare questo. Prima, molto
prima che i loro figli entrino in una classe.
Gli insegnanti vivono oggi
sotto la minaccia di scenate o di azioni legali di genitori che si infuriano se
i loro figli vengono rimproverati, e questa minaccia influenza anche qualche
dirigente, che a sua volta rimprovera e minaccia gli insegnanti che fanno
arrabbiare i genitori, per evitare eventuali scenate o grane legali. E lo fanno anche se è del tutto evidente che la ragione è dalla
parte degli insegnanti. E spesso sono insegnanti giovani, che adorano
insegnare, ma che non hanno ricevuto la preparazione adeguata ad affrontare
alunni difficili o educati male. Come nel caso di Leda.
Altre volte sono insegnanti
con esperienza, che non sono preparati ad affrontare situazioni assurde.
Vorrei chiarire che non tutti i
genitori sono persone che fanno una vita normalissima, con le difficoltà di
tutti, con una mentalità di chi rispetta il prossimo.
Soprattutto nella scuola dell’obbligo,
un insegnante può incontrare ogni tipo di genitore, se ci pensate: corretti,
collaborativi, educati, rispettosi, affabili, ma anche violenti, disonesti o
addirittura delinquenti dichiarati, appena usciti di prigione, o affetti da turbe psichiatriche più o meno gravi. Personalmente nella mia carriera credo di aver incontrato genitori di tutti i
tipi, anche di quelli che alle 9 del mattino venivano al colloquio già ubriachi.
Si può capire quanto possa
essere difficile rapportarsi con un certo tipo di genitore? E si può capire lo stress che comporta l'essere aggrediti mentre si sta facendo il proprio lavoro? Si può capire che cosa significa avere cinquant'anni ed essere sbeffeggiati da ragazzini di quattordici (con l'appoggio dei genitori iperprotettivi)?
Gli insegnanti sono
stressati, sfiniti, perché devono difendersi dalla possibilità di essere umiliati dai ragazzini, e anche perché a volte hanno paura di vedere degenerare un colloquio.
A volte gli episodi violenti finiscono sul giornale, altre volte no.
Allora: a Leda, a Eleonora, e
alle persone che mi scrivono perché sono disperate, o sfinite dico: resistete.
Non vi sentite incapaci perché vi capitano cose come queste: capitano a tutti.
Cercate di dare il meglio di voi stessi, studiate, leggete per imparare ad
affrontare ogni tipo di classe e ogni tipo di alunno. Buona parte delle vostre
difficoltà – se ce la state già mettendo tutta- non è colpa vostra.
Sentitevi in colpa se non siete preparati, se i ragazzi si annoiano a morte e sbadigliano o si mettono a chiacchierare. Ma non sentitevi in colpa se non riuscite a gestire una classe di venticinque o trenta alunni dove ci sono anche cinque o sei meleducati ai quali nessuno ha insegnato a rispettare voi e gli altri. Non sentitevi in colpa se non riuscite a gestire una classe in cui ci sono molti alunni ai quali nessuno ha spiegato che non si prende in giro, non si offende e non si insulta, non si risponde male, non si picchia.
E ai genitori – a certi genitori,
non a tutti - dico: se l’insegnante non riesce a gestire la classe, è perché ha
a che fare con un numero eccessivo di bambini (o ragazzi) educati male. E forse
vostro figlio è uno di loro.
E ai genitori –tutti- dico: aiutate gli insegnanti. Cercate di capirli e di appoggiarli.
Leggete anche i post che seguono,
per favore.
Capire è importante per riuscire a comprendere. E forse per
cominciare a cambiare le cose.
Il burnout degli insegnanti. Prima parte.
Il burnout degli insegnanti. Seconda parte.
Bambini difficili e maestre demoralizzate. Prima parte
Bambini difficili e maestre demoralizzate. Seconda Parte
"Storia di una insegnante distrutta". Prima parte
"Storia di una insegnante distrutta". Seconda parte