Emanuela,
in particolare, commenta:
“… relativamente alla sua
risposta non condivido questa frase:
"…i
ragazzi educati non sono malvisti, ma a volte sono trascurati, perché gli
insegnanti sono impegnati a resistere agli assalti di altri tipi di
genitore".
Secondo
me sono penalizzati e non premiati perché i premi vengono dati a chi ha una
doppia faccia […]
Perché
si difendono sempre i professori? Sono proprio loro che non calmierano il
rapporto con gli alunni, scoraggiando i più meritevoli, certo non tutti.”
E
Laura scrive:
“Gentile
Professoressa, ho letto molti suoi post interessanti e ho letto quanto scritto
da Emanuela sui professori, non tutti naturalmente. Ieri la prof di matematica
stava spiegando e un alunno fa una domanda, la prof non risponde prontamente ed
interviene mio figlio, fornendo la risposta; è stato strillato dalla prof (e
questo va bene, perché deve rispondere se interpellato), la prof continua la
lezione e lo stesso alunno fa un'altra domanda, la prof non interviene
prontamente e accenna la risposta una ragazza, la prof non la rimprovera. Mio
figlio si è chinato verso il compagno di banco e ha detto a bassa voce "la
prof è ingiusta"; la prof vede che si è chinato con il capo verso il
compagno e gli ha detto: so che stai parlando di me, lui ha risposto "no
prof non sto dicendo nulla" (anche qui ci sta che lei chiede conto della
distrazione e dell'eventuale commento). Dopo due ore arriva la coordinatrice
per fare lezione e si rivolge a mio figlio dicendo: ho saputo cosa hai
combinato...hai insultato la prof di matematica", mio figlio ha risposto
in modo negativo e lei incalzava, è intervenuto il compagno di banco smentendo
l'insulto e mio figlio ha chiarito che aveva detto solo dell'ingiustizia, lei
ha detto: le cose vanno dette in faccia. Premesso che mio figlio ha sbagliato,
è uno degli elementi più educati (non è assolutamente il parere di me che sono
la mamma), cosa c'entra questa accusa??? Naturalmente il compagno che ha
confermato non fa testo perché, in altre occasioni i prof hanno affermato non
ci si fida di quello che dicono i ragazzi.
Cosa
posso fare??? Grazie.”
E
anche
"Gentile
professoressa, ha ragione i genitori devono intervenire quando è davvero il
caso; infatti non intervengo mai e mi metto sempre in discussione, in ogni
colloquio con i prof (non manco a quelli di mattina e a quelli pomeridiani) e
loro hanno sempre sottolineato la troppa educazione. Io ho messo in preventivo
un evento critico, tanto da adeguarsi al resto della classe, e proprio la prof
di italiano ha detto: non c' questo pericolo con suo figlio è troppo educato e
coerente. Ma allora questa accusa della prof. "ho saputo cosa hai
combinato" da dove viene se realmente lei non ha sentito, neanche la prof
di matematica e la conferma che non si è trattato di insulto "ma di
ingiustizia" è stato rappresentato da mio figlio e dal compagno di banco,
da dove viene??? Questo è al culmine di altri eventi per i quali ho taciuto,
dopo aver cercato attentamente di capire, ora cosa dovrei fare: dovrei
ribellarmi? Grazie Laura
Rispondo.
Cara
Emanuela, in tutto quello che scrivo (blog, articoli e libri) sto
molto attenta a non difendere sempre i professori. E anche a non difendere
sempre i genitori. Non “difendo”: cerco di spiegare, perché credo davvero che lo scontro fra genitori e
insegnanti debba finire. Ognuno ha le sue responsabilità, certo, ma credo che i
genitori ne abbiano un po' di più, perché accusano e intervengono spesso a
sproposito nel lavoro e nelle decisioni degli insegnanti.
Ma bisogna intervenire solo quando è davvero il caso.
Per esempio questa sua
affermazione "secondo me sono penalizzati e non premiati perché i premi
vengono dati a chi ha una doppia faccia..." contiene questo concetto: lei,
Isabella Milani, CREDE che sia così, ma non sono d'accordo perché secondo me
invece è così.
Allora: le assicuro che per
la mia esperienza NON è come dice lei. E la mia esperienza dovrebbe
rappresentarle qualcosa, visto che mi occupo tutto il giorno, da anni, di
questi argomenti. Ma, se ci pensa bene, lei non crede neanche a me, che sono
una persona di cui si fida, perché altrimenti non leggerebbe e apprezzerebbe
quello che scrivo.
Cara
Laura, anche nel suo caso, le faccio notare alcune cose:
1. lei non c'era e quindi
non ha sentito come è intervenuto suo figlio (né il tono né il volume della
voce)
2. lei non sa che molto
spesso gli insegnanti chiedono agli alunni che non sanno rispondere di provare
a riflettere e li guidano dando un piccolo aiutino per vedere se basta a farli
ragionare. Oppure vogliono terminare i discorso, prima di rispondere. Se un
alunno fa una domanda, non sempre l'insegnante risponde, perché SPESSO non
vuole proprio rispondere. E non vuol rispondere perché, dal punto di vista
didattico, a volte è sbagliato. L’insegnante deve guidare verso la risposta,
perché l’alunno deve diventare autonomo. Ma i genitori non lo sanno, e
giudicano male l'insegnante.
3. I ragazzi devono
attenersi alle istruzioni dell'insegnante (e i genitori devono dare per
scontato che quelle istruzioni siano giuste, perché sono le istruzioni di una
persona esperta). Lei non è in classe e non sa quante volte quell'insegnante ha
detto ai ragazzi di NON rispondere di loro iniziativa.
Se suo figlio lo avesse fatto
con me - cioè di intervenire dando lui
la risposta- io lo avrei rimproverato probabilmente molto di più di quanto ha
fatto la professoressa, perché le assicuro che spiego bene fin dai primi giorni
che nessuno deve rispondere al posto di un altro, finché non viene autorizzato
dall’insegnante.
4. Personalmente non
rispondo quasi mai alle domande, a meno che io non giudichi che siano domande
VERE, alle quali gli alunni non possono arrivare da soli. Allora do ampie
spiegazioni. Ma a qualsiasi domanda fatta tanto per fare, o alla quale con un
po’ di sforzo e magari con un piccolo aiuto da parte mia possono rispondere da
soli non do risposta. Se lo facessi insegnerei loro a non sforzarsi, ed è
proprio quello che non voglio. Per fare un esempio: se assegno da studiare
“l’aggettivo possessivo” e un alunno mi chiede “a che pagina?” NON dico a che
pagina e lo rimprovero, perché fin dalla prima lezione ho detto che devono
imparare a destreggiarsi a trovare un argomento nel libro e devono sforzarsi di
essere autonomi, spiegando anche perché. Il ragazzo va a casa e dice “Mamma,
oggi ho chiesto alla professoressa a che pagina era l’argomento da studiare e
lei si è arrabbiata molto”. La mamma dà per scontato che la professoressa sia
sgarbata e va a protestare dall’insegnante. Ecco: questo è quello che
assolutamente non dovete fare. Lei lo farebbe? Se lo chieda.
5. Per quanto riguarda la
ragazza che ha accennato alla risposta e non è stata rimproverata, anche in
questo caso né lei né io possiamo sapere come è intervenuta, com’era la domanda
e chi stava rispondendo. Perché partire dal presupposto che l’insegnante faccia
“delle preferenze”? E perché tutti questi insegnanti dovrebbero “fare delle
preferenze”? Un insegnante (salvo quelli che scelgono il lavoro per ripiego)
crede nel lavoro che fa, che – in sintesi- è un lavoro che consiste
nell’aiutare gli alunni. Perché i genitori sono così spesso convinti che nei
rimproveri, nelle lodi e nei voti gli insegnanti “facciano delle preferenze”?
6. Quello che accade in
classe, se considerato importante (in modo positivo o negativo) viene
raccontato ai colleghi: sulla porta, nel cambio dell’ora, nel corridoio, in
sala professori e, se è molto importante, addirittura per telefono, a casa. È
normale ed è giusto, perché è importante che ogni insegnante conosca gli alunni
attraverso ogni informazione utile, anche dal punto di vista di altri
insegnanti. È proprio sicura che il modo in cui le è stato raccontato
l’episodio sia esattamente corrispondente al vero? E “questa accusa della prof.
"ho saputo cosa hai combinato" da dove viene se realmente lei non ha
sentito?”: viene dallo scambio veloce di informazioni di cui ho parlato.
7. Mi chiede "Che cosa
posso fare?" e "Che cosa devo fare? Ribellarmi?". Rispondo:
lasci fare agli insegnanti. Se anche non sono perfetti, in molti casi fanno
errori che hanno conseguenze molto meno gravi di quelle lasciate da atteggiamenti
iperprotettivi dei genitori. Non parlo per lei, Laura, ma, in generale, per
tanti altri.
Anche qui, interviene la mia
esperienza: no, non ci si può basare sulle parole del ragazzo dando per
scontato il concetto “io credo a mio figlio perché lo conosco! Non mi
mentirebbe!”, ecc. Capita spesso che i ragazzi raccontino le cose in modo
diverso a seconda di chi hanno di fronte. Bisogna che mi crediate sulla parola.
Non lo fanno per mentire, ma per aiutare l’amico, per salvare se stessi o
- più spesso – senza rendersene conto.
Per questo motivo non sempre ci si può fidare degli alunni. Neanche di quelli
molto corretti.
E sottolineo un concetto
importantissimo: che senso ha dare tutta questa importanza a una frase come "ho
saputo cosa hai combinato"? Siamo sicuri che sia così grave dire a un
alunno una frase come questa (fra le centinaia che diciamo in una classe)? Io
direi di no. È più grave lasciare trasparire ai figli i sentimenti negativi che
si hanno verso gli insegnanti.
Esiste anche la possibilità
che l’insegnante sia pessimo, sia chiaro. Ma prima di pensare a questa
possibilità bisognerebbe provare a convincersi del fatto che gli insegnanti, in
maggioranza, non solo non sono pessimi, ma ce la mettono tutta per fare bene il
loro lavoro. Alcuni sbagliano anche se fanno tutto quello che possono. Ma i
genitori possono affermare che nel loro lavoro (qualunque esso sia) sono
perfetti? Il lavoro degli insegnanti è il più importante di tutti e non devono
sbagliare? Se si risponde “sì”, allora bisogna proprio che tutti comincino a urlarlo
ai quattro venti e che pretendano per loro ben altro rispetto.
Quando - in tutto quello che
scrivo - faccio notare gli errori che i genitori possono fare, non significa
assolutamente che sto difendendo la categoria degli insegnanti. Chiunque legga
il mio blog e i miei libri dovrebbe aver notato che “non faccio preferenze”.
Scrivo quello che ho capito in molti anni di osservazioni. E anch’io lo faccio
meglio che posso. Spero che si veda.